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Ospedale e sanità

Questa mattina sit-in della "sanità precaria" a Bari

Alla protesta partecipano anche medici ed infermieri altamurani. Domenico Cirasole: «Vi spiego perché mancano gli infermieri in Puglia»

La Cgil ha convocato per questa mattina, a Bari, in piazza Prefettura, un'assemblea pubblica dei lavoratori della sanità barese «per denunciare il reale rischio d'interruzione dei pubblici servizi a causa della perdita di centinaia di posti di lavoro di Professionisti Sanitari, ovvero di medici, infermieri, tecnici e amministrativi». Saranno presenti anche medici ed infermieri altamurani. Il sit-in di protesta coinvolge gli infermieri precari della Asl di Bari a cui non è stato prorogato il contratto oltre i 36 mesi ed i medici licenziati dopo la stabilizzazione.

Ci sarà anche il movimento "La Nuova Resistenza 25 aprile 2011", rappresentato da Domenico Cirasole. In un comunicato, lo stesso Cirasole punta l'accento sulla carenza di personale infermieristico nelle strutture ospedaliere. «In questo caldo mese di luglio - scrive - si legge di reparti accorpati, attività ambulatoriale ridotta, ambulanze con soli soccorritori, attese anni luce nei pronto soccorso, turni massacranti nelle rianimazioni, sale operatorie chiuse, attese per visite specialistiche di mesi, anziani e pazienti oncologici abbandonati alla loro solitudine per assenza di assistenza integrata domiciliare. Tutto a causa della carenza di personale infermieristico. Dicono che non vi sono infermieri disposti a lavorare!».

Per Cirasole la verità è un'altra. «In Puglia, ed in particolar modo nella provincia di Bari (Asl Bari, Azienda Policlinico-Giovanni XXIII ed Ospedale Oncologico), non è stato rinnovato il contratto a quasi 1000 infermieri dal 2010 ad oggi. Questo personale, da 36 mesi precario, mandato a casa in questi caldi giorni, era la struttura ossea del sistema Sanità. Infatti, mancando concorsi da più di 15 anni, le Asl hanno assunto solo personale a tempo determinato, lo stesso che ora è l'unico costretto a curare e a fasciare le ustioni di un fuoco che ha bruciato milioni di euro nelle Asl».

«Gli stessi direttori generali delle Asl - continua Cirasole - affermano di aver affrontato la prima emergenza infermieri prolungando tutti i contratti a tempo determinato, compresi quelli destinati alla sostituzione delle ferie. La carenza di personale è tale che, si legge nella delibera, risulta inevitabile il ricorso alla proroga dei contratti a tempo determinato, pur in presenza delle disposizioni in materia di riduzione della spesa per assunzioni a termine che, nel caso specifico, non possono essere perseguite pena la compromissione dei livelli essenziali di assistenza, come peraltro rappresentato all'assessorato alla Salute. Tutto falso, in realtà lentamente si è consumata l'agonia di quasi 1000 infermieri ustionati dal sistema che sfrutta professionisti precari di 36 mesi in 36 mesi. Detti infermieri - ribadisce Cirasole - avrebbero diritto alla trasformazione del contratto precario in uno stabile e indeterminato, anche senza attivare la costosa macchina dei concorsi, indispensabili per l'accesso nella Pubblica Amministrazione, che però soccombe dinnanzi al divieto di sfruttamento di lavoro precario imposto dalla direttiva Europea. La scelta dei riciclati e non limpidi direttori generali è stata quella di prorogare i sani infermieri non ancora ghigliottinati dal limite dei 36 mesi, ovvero infermieri con pochi mesi di servizio presso quella stessa Asl, ciò solo per non incorrere in sanzioni personalmente e con il proprio patrimonio. Così - conclude Cirasole - gli infermieri ustionati dopo 36 di precariato sono costretti a far valigia e ad accettare, loro malgrado, di essere sfruttati per altri 36 mesi da altre Asl, i piromani sono liberi ed i direttori generali riciclati in altre Asl».
  • Domenico Cirasole
  • La nuova resistenza 25 aprile 2011
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