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Speciale Cava dei dinosauri 3, le orme nella lista propositiva dell'Unesco
In Puglia avvenute altre scoperte simili
giovedì 22 settembre 2011
La Cava dei dinosauri, insieme alla grotta di Lamalunga (dell'Uomo di Altamura), è inserita da giugno 2006 nella Tentative List dell'Unesco, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. Si tratta di una lista propositiva, indispensabile per ottenere il riconoscimento di patrimonio dell'umanità. Ma è solo una prima fase, perché spetta alla Commissione mondiale decidere dopo la presentazione di un dossier da parte del Paese in cui il sito si trova. Questa documentazione purtroppo manca. La cava - così come la gotta di Lamalunga - è inserita nella voce "The Murge of Altamura". Nella scheda presente sul sito dell'Unesco si specifica che le orme sono così ben conservate da mostrare le pieghe della pelle dei dinosauri. La scoperta, si legge ancora, è importante anche per la storia geologica dell'area, poiché si credeva che 70 milioni di anni fa non ci fossero da queste parti terre emerse. Ma occorre fare una premessa.
A giugno del 2000, a circa un anno dalla scoperta delle impronte ad Altamura, un gruppo di geologi dell'Università di Ferrara guidati da Alfonso Bosellini ha scoperto per caso nel Gargano decine di impronte di dinosauri impresse su una cava di blocchi di calcare. Sono più grandi di quelle murgiane, alcune raggiungono anche i 40 centimetri. Appartengono a dinosauri bipedi (tridattili) sia carnivori che erbivori. Alcune orme circolari sono state attribuite a quadrupedi. Tali rettili, che pesavano diverse tonnellate, vissero nel Cretacico inferiore, ovvero 120-130 milioni di anni fa. 50 milioni di anni prima dei dinosauri di Altamura. «Dal momento che le orme rinvenute sul Gargano trovano corrispondenza in quelle, della stessa età, scoperte nel Nord Africa - spiegava Bosellini - fra le varie considerazioni geologiche possibili è molto elevata quella che vede l'Italia meridionale come un promontorio dell'Africa». Le scoperte delle orme pugliesi hanno fatto nascere nuove ipotesi di ricostruzione paleografica della porzione occidentale della Tetide, l'oceano che separava l'Africa dall'Europa. Inizialmente si pensò che la piattaforma Apulia fosse connessa con grandi aree continentali, ma separata da bacini marini così poco profondi da poter essere attraversati liberamente dai dinosauri. L'ipotesi più accreditata, invece, insiste sulla connessione dell'Italia meridionale con l'Africa. Sud Italia e continente africano erano praticamente uniti. In passato si pensava che i dinosauri non avessero mai "passeggiato" per la penisola italiana, un'immensa distesa di acqua. Tali scoperte, insieme a quelle di Petraroja (Benevento), di Varese e di Rovereto, hanno contribuito a riformulare le teorie geologiche sull'origine del nostro "stivale".
Le sorprese non si fermarono alla cava Pontrelli. Nel luglio del 2009, pochi mesi dopo la scoperta dell'importante giacimento paleontologico, l'archeologa Damiana Santoro, Salvatore Santoro e Luca Bellarosa individuarono ad Altamura altre orme di dinosauri. Erano impresse su una limitata superficie di uno stato calcareo affiorante in una cava dismessa, distante in linea d'aria circa 6 chilometri dalla cava De Lucia, a 2 chilometri a sud di Altamura, adiacente alla strada Altamura-Matera. Il sito era utilizzato come discarica per rifiuti di ogni genere. Secondo i risultati dei primi studi, pubblicati nel 2004 sulla rivista storica "Altamura" dell'Archivio Biblioteca Museo Civico, le orme, apparentemente simili a quelle della cava Pontrelli, apparvero meno numerose e in un cattivo stato di conservazione. Ad interessarsene fu Antonia Iannone dell'Università di Bari. Si ipotizzò che fosse presente un altro livello con tracce fossili di dinosauri. Dai primi dati venne fuori che le orme si collocano nella parte inferiore della successione calcarea, spessa 18 metri circa, esposta lungo i fronti della cava. «Questa successione, che fa parte della formazione del calcare di Altamura - asseriva Iannone - è correlabile con quella della cava Ecospi».
Sono diversi i progetti ideati per valorizzare la cava Pontrelli. Di uno abbiamo già trattato qualche mese fa. Nel 2004, anno di pubblicazione dello studio di Nicosia e Petti, l'architetto altamurano Tommaso Martimucci propose, in una relazione, di "estrarre" dal sito un blocco di roccia ideale, un parallelepipedo puro delle dimensioni di metri 50x25x15, di "trascinarlo" fino all'ingresso della cava e di lasciarlo lì al servizio del visitatore. L'edificio avrebbe potuto contenere, secondo il progetto di Martimucci, due sale espositive tali da permettere la presenza di modelli di dinosauro anche in scala reale, una sala conferenze da 300 posti sospesa su una sala espositiva, una hall e sala lettura, una caffetteria-ristorante con vista esterna sulla Murgia e interna su una delle doppie altezze espositive. La bucatura, la venatura, il fossile tipici della roccia calcarea sarebbero diventati grandi finestre, lucernai e tagli di luce. Secondo l'idea dell'architetto altamurano, l'esterno dell'edificio avrebbe mostrato una forma lineare e geometrica. All'interno, invece, il caos, con le stratificazioni della roccia ben visibili, ognuna riferibile al suo tempo. «Una sorta di scatola magica o cinematografica - scrive Martimucci - in cui si racconta e si vive la magia e la dinamica della roccia, della materia, della nostra materia».
A giugno del 2000, a circa un anno dalla scoperta delle impronte ad Altamura, un gruppo di geologi dell'Università di Ferrara guidati da Alfonso Bosellini ha scoperto per caso nel Gargano decine di impronte di dinosauri impresse su una cava di blocchi di calcare. Sono più grandi di quelle murgiane, alcune raggiungono anche i 40 centimetri. Appartengono a dinosauri bipedi (tridattili) sia carnivori che erbivori. Alcune orme circolari sono state attribuite a quadrupedi. Tali rettili, che pesavano diverse tonnellate, vissero nel Cretacico inferiore, ovvero 120-130 milioni di anni fa. 50 milioni di anni prima dei dinosauri di Altamura. «Dal momento che le orme rinvenute sul Gargano trovano corrispondenza in quelle, della stessa età, scoperte nel Nord Africa - spiegava Bosellini - fra le varie considerazioni geologiche possibili è molto elevata quella che vede l'Italia meridionale come un promontorio dell'Africa». Le scoperte delle orme pugliesi hanno fatto nascere nuove ipotesi di ricostruzione paleografica della porzione occidentale della Tetide, l'oceano che separava l'Africa dall'Europa. Inizialmente si pensò che la piattaforma Apulia fosse connessa con grandi aree continentali, ma separata da bacini marini così poco profondi da poter essere attraversati liberamente dai dinosauri. L'ipotesi più accreditata, invece, insiste sulla connessione dell'Italia meridionale con l'Africa. Sud Italia e continente africano erano praticamente uniti. In passato si pensava che i dinosauri non avessero mai "passeggiato" per la penisola italiana, un'immensa distesa di acqua. Tali scoperte, insieme a quelle di Petraroja (Benevento), di Varese e di Rovereto, hanno contribuito a riformulare le teorie geologiche sull'origine del nostro "stivale".
Le sorprese non si fermarono alla cava Pontrelli. Nel luglio del 2009, pochi mesi dopo la scoperta dell'importante giacimento paleontologico, l'archeologa Damiana Santoro, Salvatore Santoro e Luca Bellarosa individuarono ad Altamura altre orme di dinosauri. Erano impresse su una limitata superficie di uno stato calcareo affiorante in una cava dismessa, distante in linea d'aria circa 6 chilometri dalla cava De Lucia, a 2 chilometri a sud di Altamura, adiacente alla strada Altamura-Matera. Il sito era utilizzato come discarica per rifiuti di ogni genere. Secondo i risultati dei primi studi, pubblicati nel 2004 sulla rivista storica "Altamura" dell'Archivio Biblioteca Museo Civico, le orme, apparentemente simili a quelle della cava Pontrelli, apparvero meno numerose e in un cattivo stato di conservazione. Ad interessarsene fu Antonia Iannone dell'Università di Bari. Si ipotizzò che fosse presente un altro livello con tracce fossili di dinosauri. Dai primi dati venne fuori che le orme si collocano nella parte inferiore della successione calcarea, spessa 18 metri circa, esposta lungo i fronti della cava. «Questa successione, che fa parte della formazione del calcare di Altamura - asseriva Iannone - è correlabile con quella della cava Ecospi».
Sono diversi i progetti ideati per valorizzare la cava Pontrelli. Di uno abbiamo già trattato qualche mese fa. Nel 2004, anno di pubblicazione dello studio di Nicosia e Petti, l'architetto altamurano Tommaso Martimucci propose, in una relazione, di "estrarre" dal sito un blocco di roccia ideale, un parallelepipedo puro delle dimensioni di metri 50x25x15, di "trascinarlo" fino all'ingresso della cava e di lasciarlo lì al servizio del visitatore. L'edificio avrebbe potuto contenere, secondo il progetto di Martimucci, due sale espositive tali da permettere la presenza di modelli di dinosauro anche in scala reale, una sala conferenze da 300 posti sospesa su una sala espositiva, una hall e sala lettura, una caffetteria-ristorante con vista esterna sulla Murgia e interna su una delle doppie altezze espositive. La bucatura, la venatura, il fossile tipici della roccia calcarea sarebbero diventati grandi finestre, lucernai e tagli di luce. Secondo l'idea dell'architetto altamurano, l'esterno dell'edificio avrebbe mostrato una forma lineare e geometrica. All'interno, invece, il caos, con le stratificazioni della roccia ben visibili, ognuna riferibile al suo tempo. «Una sorta di scatola magica o cinematografica - scrive Martimucci - in cui si racconta e si vive la magia e la dinamica della roccia, della materia, della nostra materia».