Natura Murgiana
Un ospite orientale sulla nostra Murgia
Il Fragno, quercia di eccezionale fascino, è presente anche in agro di Altamura
venerdì 27 aprile 2012
Percorrendo la strada provinciale n.159, nel tratto che congiunge la provinciale Ruvo-Altamura alla Altamura-Quasano, poco oltre lo Jazzo del Corvo ed in corrispondenza di una curva abbastanza accentuata sulla stretta strada asfaltata, si nota a destra contro il pendio sulla collina un piccolo nucleo di alberi, che già a distanza mostrano di avere caratteristiche peculiari.
Si tratta di una quercia nota col nome comune di Fragno - Quercus trojana il nome scientifico- rara nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, se non con piccoli nuclei isolati o in grossi alberi nei pressi di masserie o in mezzo ai campi. Visti in inverno, questi alberi sono inconfondibili: presentano un fogliame rosso-mattone, totalmente secco, ma, di fatto, non restano mai "nudi": le foglie, di forma lanceolata ed a contorno seghettato, si disseccano in autunno, pur restando attaccate ai rami, a protezione delle giovani gemme particolarmente sensibili alle gelate tardive. Solo quando la nuova fogliolina è pronta a "distendersi", spinge via la vecchia, che finalmente cade al suolo.
L'importanza del Fragno è legata al suo areale di distribuzione: esso è presente nella regione balcanica (Jugoslavia meridionale, Albania, Grecia, Bulgaria e Turchia), mentre in Italia occupa una zona limitata alla parte centrale della Puglia (Murge di Sud-Est in particolare) e l'area limitrofa del Materano. Specie con questa caratteristica, abbastanza comuni in Puglia, si definiscono anfiadriatiche, presente su entrambe le sponde Adriatiche, a testimonianza di un collegamento di terra esistente tra il tacco dello stivale e la Penisola Balcanica nel Miocene (da 26 a 12 milioni di anni fa), in un periodo di generale abbassamento del livello del mare dovuto all'espansione delle calotte glaciali (glaciazioni).
Secondo altri studiosi, invece, la presenza del Fragno in Puglia ha ragioni "storiche", legate alla colonizzazione da parte di uno degli popoli mediterranei più nobili dell'antichità: i Greci. Essi, navigatori per vocazione, utilizzavano questi alberi per la costruzione delle proprie imbarcazioni, per cui, dopo una prima fase di sola importazione dei tronchi dalla madrepatria, presero a coltivarlo in loco, così da disporre più agevolmente del legname che serviva loro per le navi. Ed infatti il Fragno, nei secoli, ha continuato ad avere una notevole importanza economica per la popolazione locale: nelle aree dove ancora oggi è abbondante, veniva preferito dall'uomo alle altre essenze quercine ed aveva vari usi. Governato quasi esclusivamente a ceduo, il bosco di fragno forniva, infatti, legna da ardere con potere calorifico ritenuto superiore alle altre querce, mentre, s'è conservato nei secoli il costume greco che prediligeva questo resistente legname nella realizzazione degli scafi dei pescherecci sulle coste pugliesi. Le ghiande molto più grandi rispetto a quelle del Leccio e della Roverella - maturano infatti in due anni - rappresentavano un ottimo ed abbondante alimento per il bestiame al pascolo, mentre, dopo la ceduazione, il bosco si riprendeva velocemente, ricacciando i polloni con eccezionale vigoria.
Qualunque sia il motivo per cui il Fragno è giunto da noi, arrivando a colonizzare l'intera Murgia di Sud-Est, le gravine joniche e alcune piccole aree dell'Alta Murgia, è certamente un albero magnifico, che aggiunge pregio alla nostra, già ricca, flora; persino la Legge della Comunità Europea ne riconosce l'importanza ed inserisce i Fragneti, puri e misti, tra gli Habitat di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE.
Si tratta di una quercia nota col nome comune di Fragno - Quercus trojana il nome scientifico- rara nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia, se non con piccoli nuclei isolati o in grossi alberi nei pressi di masserie o in mezzo ai campi. Visti in inverno, questi alberi sono inconfondibili: presentano un fogliame rosso-mattone, totalmente secco, ma, di fatto, non restano mai "nudi": le foglie, di forma lanceolata ed a contorno seghettato, si disseccano in autunno, pur restando attaccate ai rami, a protezione delle giovani gemme particolarmente sensibili alle gelate tardive. Solo quando la nuova fogliolina è pronta a "distendersi", spinge via la vecchia, che finalmente cade al suolo.
L'importanza del Fragno è legata al suo areale di distribuzione: esso è presente nella regione balcanica (Jugoslavia meridionale, Albania, Grecia, Bulgaria e Turchia), mentre in Italia occupa una zona limitata alla parte centrale della Puglia (Murge di Sud-Est in particolare) e l'area limitrofa del Materano. Specie con questa caratteristica, abbastanza comuni in Puglia, si definiscono anfiadriatiche, presente su entrambe le sponde Adriatiche, a testimonianza di un collegamento di terra esistente tra il tacco dello stivale e la Penisola Balcanica nel Miocene (da 26 a 12 milioni di anni fa), in un periodo di generale abbassamento del livello del mare dovuto all'espansione delle calotte glaciali (glaciazioni).
Secondo altri studiosi, invece, la presenza del Fragno in Puglia ha ragioni "storiche", legate alla colonizzazione da parte di uno degli popoli mediterranei più nobili dell'antichità: i Greci. Essi, navigatori per vocazione, utilizzavano questi alberi per la costruzione delle proprie imbarcazioni, per cui, dopo una prima fase di sola importazione dei tronchi dalla madrepatria, presero a coltivarlo in loco, così da disporre più agevolmente del legname che serviva loro per le navi. Ed infatti il Fragno, nei secoli, ha continuato ad avere una notevole importanza economica per la popolazione locale: nelle aree dove ancora oggi è abbondante, veniva preferito dall'uomo alle altre essenze quercine ed aveva vari usi. Governato quasi esclusivamente a ceduo, il bosco di fragno forniva, infatti, legna da ardere con potere calorifico ritenuto superiore alle altre querce, mentre, s'è conservato nei secoli il costume greco che prediligeva questo resistente legname nella realizzazione degli scafi dei pescherecci sulle coste pugliesi. Le ghiande molto più grandi rispetto a quelle del Leccio e della Roverella - maturano infatti in due anni - rappresentavano un ottimo ed abbondante alimento per il bestiame al pascolo, mentre, dopo la ceduazione, il bosco si riprendeva velocemente, ricacciando i polloni con eccezionale vigoria.
Qualunque sia il motivo per cui il Fragno è giunto da noi, arrivando a colonizzare l'intera Murgia di Sud-Est, le gravine joniche e alcune piccole aree dell'Alta Murgia, è certamente un albero magnifico, che aggiunge pregio alla nostra, già ricca, flora; persino la Legge della Comunità Europea ne riconosce l'importanza ed inserisce i Fragneti, puri e misti, tra gli Habitat di Interesse Comunitario ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE.