Natura Murgiana
Quegli insoliti villaggi abbandonati in piena Murgia
Furono costruiti negli anni ’50 in seguito alla Riforma Agraria
lunedì 3 gennaio 2011
Basta percorrere le strade provinciali murgiane per osservare, nel "vuoto" della nostra terra, raggruppamenti di casette disabitate e cadenti, piccoli borghi nati e morti in poco tempo e rimasti in piedi a caratterizzare il nostro paesaggio, come icona allo sperpero di denaro pubblico.
Si tratta di costruzioni realizzate nell'ambito della Riforma Agraria degli anni cinquanta, attuata dal governo De Gasperi, in risposta alle proteste dei contadini dell'intero meridione, che rivendicavano terre da poter coltivare. Uno dei provvedimenti adottati fu smembrare ed espropriare molti latifondi lasciati incolti e suddividerli in piccole particelle, distribuendoli tra coloro che ne fecero richiesta, con l'impegno a rendere tali terre prolifiche dal punto di vista agricolo. L'idea era quella di consentire ai contadini ed alle loro famiglie di vivere e lavorare in pianta stabile nei loro poderi, dotandoli dei servizi essenziali. Fu, quindi, iniziata la costruzione di veri e propri borghi contadini: ciascun appezzamento doveva essere dotato di una casa colonica autonoma, di stalla, pollaio, servizi idrici ed elettrici, strade di collegamento alle vie di comunicazione principali ed adiacenti "centri di servizio", che, nelle zone più lontane dalle città, sarebbero stati muniti di uffici pubblici, botteghe, chiese, scuole ed ambulatori medici.
Ma, come spesso accade nel nostro Sud, questa politica si rivelò un fallimento ed i borghi in questione non vennero mai popolati del tutto, diventando in moltissimi casi, come si intuisce dall'attuale stato di abbandono, piccole cattedrali nel deserto. I motivi del fallimento furono disparati: il mancato completamento delle opere, in particolare il loro approvvigionamento idrico ed elettrico, la inadeguatezza dei piccoli appezzamenti alle esigenze produttive delle famiglie, l'isolamento dei borghi e la loro distanza dalle città, in cui la popolazione murgiana ha sempre preferito risiedere o, perlomeno, tornare frequentemente.
In agro di Altamura i borghi contadini sorti in seguito alla Riforma furono molti: Parisi, Crocette, Fornello, Franchini e Castigliolo, mentre in tutto il comprensorio murgiano vennero creati oltre 1.200 poderi per oltre 18.000 ettari di terra. Solamente le zone più prossime ai centri abitati hanno visto il recupero di queste piccole casette, trasformate in villette e residenze estive, come è accaduto per la zona di Parisi e S. Giovanni. Nel cuore della Murgia, invece, persistono queste costruzioni derelitte, contribuendo ad incrementare quell'aria di abbandono e desolazione che si respira nelle nostre campagne. Naturalisticamente parlando, "non tutto il male viene per nuocere", dal momento che queste strutture vengono lentamente inghiottite dalla natura, fornendo finanche dimora ad animali quali civette, barbagianni, gheppi e ghiandaie marine, oltre che a rettili ed altri piccoli esseri viventi, che vi trovano riparo dall'arsura estiva o dal freddo penetrante dell'inverno.
Foto 1: borgo contadino in zona Franchini
Foto 2: borgo contadino in territorio di Spinazzola
Foto 3: un gheppio sfrutta un rudere come posatoio per la caccia
Si tratta di costruzioni realizzate nell'ambito della Riforma Agraria degli anni cinquanta, attuata dal governo De Gasperi, in risposta alle proteste dei contadini dell'intero meridione, che rivendicavano terre da poter coltivare. Uno dei provvedimenti adottati fu smembrare ed espropriare molti latifondi lasciati incolti e suddividerli in piccole particelle, distribuendoli tra coloro che ne fecero richiesta, con l'impegno a rendere tali terre prolifiche dal punto di vista agricolo. L'idea era quella di consentire ai contadini ed alle loro famiglie di vivere e lavorare in pianta stabile nei loro poderi, dotandoli dei servizi essenziali. Fu, quindi, iniziata la costruzione di veri e propri borghi contadini: ciascun appezzamento doveva essere dotato di una casa colonica autonoma, di stalla, pollaio, servizi idrici ed elettrici, strade di collegamento alle vie di comunicazione principali ed adiacenti "centri di servizio", che, nelle zone più lontane dalle città, sarebbero stati muniti di uffici pubblici, botteghe, chiese, scuole ed ambulatori medici.
Ma, come spesso accade nel nostro Sud, questa politica si rivelò un fallimento ed i borghi in questione non vennero mai popolati del tutto, diventando in moltissimi casi, come si intuisce dall'attuale stato di abbandono, piccole cattedrali nel deserto. I motivi del fallimento furono disparati: il mancato completamento delle opere, in particolare il loro approvvigionamento idrico ed elettrico, la inadeguatezza dei piccoli appezzamenti alle esigenze produttive delle famiglie, l'isolamento dei borghi e la loro distanza dalle città, in cui la popolazione murgiana ha sempre preferito risiedere o, perlomeno, tornare frequentemente.
In agro di Altamura i borghi contadini sorti in seguito alla Riforma furono molti: Parisi, Crocette, Fornello, Franchini e Castigliolo, mentre in tutto il comprensorio murgiano vennero creati oltre 1.200 poderi per oltre 18.000 ettari di terra. Solamente le zone più prossime ai centri abitati hanno visto il recupero di queste piccole casette, trasformate in villette e residenze estive, come è accaduto per la zona di Parisi e S. Giovanni. Nel cuore della Murgia, invece, persistono queste costruzioni derelitte, contribuendo ad incrementare quell'aria di abbandono e desolazione che si respira nelle nostre campagne. Naturalisticamente parlando, "non tutto il male viene per nuocere", dal momento che queste strutture vengono lentamente inghiottite dalla natura, fornendo finanche dimora ad animali quali civette, barbagianni, gheppi e ghiandaie marine, oltre che a rettili ed altri piccoli esseri viventi, che vi trovano riparo dall'arsura estiva o dal freddo penetrante dell'inverno.
Foto 1: borgo contadino in zona Franchini
Foto 2: borgo contadino in territorio di Spinazzola
Foto 3: un gheppio sfrutta un rudere come posatoio per la caccia