Natura Murgiana
Morte ai serpenti, in nome della vipera!
A causa del terrore verso l'aspide vengono uccise decine di serpenti innocui
lunedì 29 agosto 2011
La vipera, il cui nome scientifico è Vipera aspis subsp. hugyi, è un serpente noto a tutti, dato che possiede un veleno abbastanza potente, per mezzo del quale è in grado di uccidere le proprie prede e difendersi verso chi lo minaccia, uomini compresi.
Tanto è famigerata questa specie che, nella nostra cultura "agreste", era denominata, in vernacolo, "uardiapass" - probabilmente "guardapasseri" per la sua tendenza a cacciare piccoli uccelli - e molti anziani, interrogati a proposito, subito recitano:
"U uardiapasse, addu t' pigghie, dè t'allasse"
(il guardapasseri, dove ti prende, là ti lascia)
Questo vecchio ritornello, con tanto di rima, doveva servire di monito a quanti incrociavano il temibile rettile nei campi: immediatamente lo si doveva uccidere schiacciandogli la testa, prima che esso potesse infliggere il proprio morso, letale.
Così, come retaggio di antichi stornelli e dell'atavico timore dell'uomo verso i serpenti, giudicati dalla cultura cristiano-cattolica incarnazione del male, ogni serpente incontrato sul proprio cammino, nelle campagne e nelle città diventa un nemico da sterminare, in ogni modo ed ad ogni costo. Come se tutti i serpenti fossero vipere e non avessero altra ragione di vita che andare a caccia di innocenti uomini da avvelenare!
Non tutti i serpenti che incontriamo sono vipere, anzi, è più probabile incontrare altre specie, quali imponente cervone (Helaphe quatuorlineata), il più lungo tra gli ofidi europei coi suoi oltre 2 metri di lunghezza massima, col dorso grigio-verdastro e quattro linee più scure longitudinalmente. Esso è un animale estremamente pacifico e docile, tanto da venire usato come figurante in processioni religiose, come quella che si svolge ogni anno a Cocullo, in Abruzzo, in onore di S. Domenico.
Un'altra specie avvistabile è il biacco (Hierophis viridiflavus), nero e lucente, svelto e coraggioso, può mordere se messo alle strette, ma è del tutto innocuo ed i suoi dentini potrebbero al massimo ferire leggermente la pelle nuda. Confusione può generare l'incontro con una comune biscia (Natrix sp.), che, agile e flessuosa, sul proprio corpo ha una livrea somigliante a quella della vipera, ma è più comune in prossimità di corpi idrici.
La vipera si riconosce per la testa triangolare, corpo piuttosto tozzo lungo mediamente 60 centimetri negli adulti, colorazione di fondo alquanto varia dal grigio al marrone-rossiccio e disegni dorsali quali strisce a zig-zag oppure ocellature o pezzature nere-marroni lungo tutto il corpo, che termina improvvisamente con una coda corta. E' un animale schivo, vive nelle pietraie, nei pascoli, fra i muri a secco, nelle radure, cacciando piccoli uccelli, topi e lucertole, che uccide in pochi minuti grazie alla tossina neurotossica ed emotossica del suo veleno, letale per i piccoli animali. Il veleno è una risorsa fondamentale per questo aspide, che può fare la differenza tra la vita o la morte. Considerato che non è immediato il suo ripristino nelle ghiandole velenifere, è centellinato dall'animale, che può decidere di farlo fuoriuscire solo da uno dei due denti veleniferi.
Incontrando una vipera, questa preferirà scappare goffamente e tenderà a mordere solo se gli si chiude ogni via di fuga e si tenta di avvicinarsi troppo. Tra l'altro lancerà degli avvertimenti sotto forma di soffi. La raccomandazione è di non mettere le mani sotto le pietre o tra l'erba alla cieca, ma agitare sempre prima con un bastone, in maniera da annunciare la propria presenza. In ogni caso, un uomo in buona salute, se accidentalmente morso da una vipera, dovrebbe bendare la parte morsa e recarsi, senza agitazione, presso un pronto soccorso per farsi somministrare l'apposito siero.
In conclusione, da persone razionali e rispettose di qualsiasi forme di vita, dovremmo imparare a non avere crisi di panico in presenza di un qualsiasi serpente, a non pretenderne immediatamente la testa con il pretesto di garantire la sicurezza dei nostri figli. Dovremmo, invece, insegnare ai piccoli che incontrare un serpente, sia esso vipera o meno, è un privilegio che capita a pochi in questo mondo fatto sempre più di cemento e che bisogna solo dar loro una via di fuga ed una possibilità di vita.
Tanto è famigerata questa specie che, nella nostra cultura "agreste", era denominata, in vernacolo, "uardiapass" - probabilmente "guardapasseri" per la sua tendenza a cacciare piccoli uccelli - e molti anziani, interrogati a proposito, subito recitano:
"U uardiapasse, addu t' pigghie, dè t'allasse"
(il guardapasseri, dove ti prende, là ti lascia)
Questo vecchio ritornello, con tanto di rima, doveva servire di monito a quanti incrociavano il temibile rettile nei campi: immediatamente lo si doveva uccidere schiacciandogli la testa, prima che esso potesse infliggere il proprio morso, letale.
Così, come retaggio di antichi stornelli e dell'atavico timore dell'uomo verso i serpenti, giudicati dalla cultura cristiano-cattolica incarnazione del male, ogni serpente incontrato sul proprio cammino, nelle campagne e nelle città diventa un nemico da sterminare, in ogni modo ed ad ogni costo. Come se tutti i serpenti fossero vipere e non avessero altra ragione di vita che andare a caccia di innocenti uomini da avvelenare!
Non tutti i serpenti che incontriamo sono vipere, anzi, è più probabile incontrare altre specie, quali imponente cervone (Helaphe quatuorlineata), il più lungo tra gli ofidi europei coi suoi oltre 2 metri di lunghezza massima, col dorso grigio-verdastro e quattro linee più scure longitudinalmente. Esso è un animale estremamente pacifico e docile, tanto da venire usato come figurante in processioni religiose, come quella che si svolge ogni anno a Cocullo, in Abruzzo, in onore di S. Domenico.
Un'altra specie avvistabile è il biacco (Hierophis viridiflavus), nero e lucente, svelto e coraggioso, può mordere se messo alle strette, ma è del tutto innocuo ed i suoi dentini potrebbero al massimo ferire leggermente la pelle nuda. Confusione può generare l'incontro con una comune biscia (Natrix sp.), che, agile e flessuosa, sul proprio corpo ha una livrea somigliante a quella della vipera, ma è più comune in prossimità di corpi idrici.
La vipera si riconosce per la testa triangolare, corpo piuttosto tozzo lungo mediamente 60 centimetri negli adulti, colorazione di fondo alquanto varia dal grigio al marrone-rossiccio e disegni dorsali quali strisce a zig-zag oppure ocellature o pezzature nere-marroni lungo tutto il corpo, che termina improvvisamente con una coda corta. E' un animale schivo, vive nelle pietraie, nei pascoli, fra i muri a secco, nelle radure, cacciando piccoli uccelli, topi e lucertole, che uccide in pochi minuti grazie alla tossina neurotossica ed emotossica del suo veleno, letale per i piccoli animali. Il veleno è una risorsa fondamentale per questo aspide, che può fare la differenza tra la vita o la morte. Considerato che non è immediato il suo ripristino nelle ghiandole velenifere, è centellinato dall'animale, che può decidere di farlo fuoriuscire solo da uno dei due denti veleniferi.
Incontrando una vipera, questa preferirà scappare goffamente e tenderà a mordere solo se gli si chiude ogni via di fuga e si tenta di avvicinarsi troppo. Tra l'altro lancerà degli avvertimenti sotto forma di soffi. La raccomandazione è di non mettere le mani sotto le pietre o tra l'erba alla cieca, ma agitare sempre prima con un bastone, in maniera da annunciare la propria presenza. In ogni caso, un uomo in buona salute, se accidentalmente morso da una vipera, dovrebbe bendare la parte morsa e recarsi, senza agitazione, presso un pronto soccorso per farsi somministrare l'apposito siero.
In conclusione, da persone razionali e rispettose di qualsiasi forme di vita, dovremmo imparare a non avere crisi di panico in presenza di un qualsiasi serpente, a non pretenderne immediatamente la testa con il pretesto di garantire la sicurezza dei nostri figli. Dovremmo, invece, insegnare ai piccoli che incontrare un serpente, sia esso vipera o meno, è un privilegio che capita a pochi in questo mondo fatto sempre più di cemento e che bisogna solo dar loro una via di fuga ed una possibilità di vita.