Natura Murgiana
Le rudiste nelle nostre rocce
I calcari murgiani talvolta mostrano i resti di queste insolite creature
venerdì 8 aprile 2011
Osservando le rocce del nostro territorio, i grossi massi calcarei portati fuori terra dalle lavorazioni dei campi e le piccole pietre spaccate "a mano" ed utilizzate per la costruzione dei muretti di recinzione, può capitare di trovare dei fossili assai particolari, differenti dalle più "familiari" conchiglie di molluschi.
Il riferimento è alle rudiste, curiosi esseri marini ormai estinti, i cui resti fossilizzati somigliano, ad un primo sguardo, a "coni gelato" robusti, più o meno storti ed esternamente "scanalati", inglobati totalmente nella roccia che li "conserva".
Questi organismi appartengono al gruppo dei molluschi Bivalvi, lo stesso di ostriche, cozze e vongole. A differenza, però, della maggior parte dei molluschi attualmente viventi, il loro guscio è generalmente composto da due valve diseguali: una, più grande, rappresenta il cono del gelato, mentre l'altra, mobile, ne rappresenta il "coperchio", con le parti molli dell'animale allocate all'interno.
Le rudiste avevano solitamente dimensioni di qualche centimetro, vivevano esclusivamente nei mari caldi, fissate al fondo tramite l'estremità del "cono", solitari o in gruppi, filtrando l'acqua per nutrirsi delle particelle organiche in essa disciolte. Comparvero nel Giurassico e conobbero la loro massima diffusione nel Cretaceo (da 140 milioni a 70 milioni di anni fa circa), periodo durante il quale si sono formati i calcari murgiani su cui oggi camminiamo, estinguendosi alla fine di questo periodo. L'importanza delle rudiste risiede nel fatto che hanno contribuito, con l'accumulo dei loro resti post mortem e la successiva fossilizzazione, alla formazione di rocce di origine biologica definite "Calcari a Rudiste" tipiche del Cretaceo, riscontrabili in molte zone dell'Italia centro-meridionale. Tra l'altro, i molluschi in questione, sono considerati ottimi "fossili guida", perché la loro presenza aiuta i geologi nelle datazioni delle rocce del Cretaceo, anche tenendo conto della correlazione che è possibile stabilire tra differenti morfologie delle conchiglie ed i sottoperiodi della stessa età.
Il riferimento è alle rudiste, curiosi esseri marini ormai estinti, i cui resti fossilizzati somigliano, ad un primo sguardo, a "coni gelato" robusti, più o meno storti ed esternamente "scanalati", inglobati totalmente nella roccia che li "conserva".
Questi organismi appartengono al gruppo dei molluschi Bivalvi, lo stesso di ostriche, cozze e vongole. A differenza, però, della maggior parte dei molluschi attualmente viventi, il loro guscio è generalmente composto da due valve diseguali: una, più grande, rappresenta il cono del gelato, mentre l'altra, mobile, ne rappresenta il "coperchio", con le parti molli dell'animale allocate all'interno.
Le rudiste avevano solitamente dimensioni di qualche centimetro, vivevano esclusivamente nei mari caldi, fissate al fondo tramite l'estremità del "cono", solitari o in gruppi, filtrando l'acqua per nutrirsi delle particelle organiche in essa disciolte. Comparvero nel Giurassico e conobbero la loro massima diffusione nel Cretaceo (da 140 milioni a 70 milioni di anni fa circa), periodo durante il quale si sono formati i calcari murgiani su cui oggi camminiamo, estinguendosi alla fine di questo periodo. L'importanza delle rudiste risiede nel fatto che hanno contribuito, con l'accumulo dei loro resti post mortem e la successiva fossilizzazione, alla formazione di rocce di origine biologica definite "Calcari a Rudiste" tipiche del Cretaceo, riscontrabili in molte zone dell'Italia centro-meridionale. Tra l'altro, i molluschi in questione, sono considerati ottimi "fossili guida", perché la loro presenza aiuta i geologi nelle datazioni delle rocce del Cretaceo, anche tenendo conto della correlazione che è possibile stabilire tra differenti morfologie delle conchiglie ed i sottoperiodi della stessa età.