Natura Murgiana
La stagione dei ramarri
E’ possibile vederli prendere il sole sui muretti ed sui rami degli alberi
lunedì 23 maggio 2011
Il ramarro è un rettile appartenente alla famiglia delle lucertole diffuso in tutta Europa che, nelle nostre zone, abita soprattutto le boscaglie di roverella, più o meno rade e le siepi.
Il suo colore verde brillante - ancor più nel periodo degli accoppiamenti- e le sue dimensioni – fino a 40 cm - lo rendono avvistabile tra fine maggio ed inizio giugno, quando gli individui si mettono in mostra sui muretti a secco o sui rami più bassi degli alberi, per compiere la termoregolazione e per prendere possesso del proprio territorio.
Quanto alla livrea dei ramarri, i maschi presentano una colorazione blu sotto la gola durante il periodo degli accoppiamenti, mentre le femmine hanno colori leggermente più sbiaditi e due linee più chiare sul dorso che ne giustificano il nome latino, Lacerta bilineata.
La primavera, inoltre, è teatro di accese dispute fra i maschi, che si afferrano con le zampe a vicenda cercando di immobilizzarsi, ma raramente si feriscono gravemente; finanche gli accoppiamenti sono tutt'altro che "teneri" e le femmine spesso ne escono leggermente ferite.
Come la maggior parte dei rettili i ramarri depongono le uova, ma non le covano: esse crescono e si schiudono grazie al tepore del sole, mentre i nuovi nati, già adulti in miniatura, devono cavarsela da soli fin da subito. Questi animali vanno in letargo durante autunno ed inverno in buche scavate nel terreno, diventando pressoché invisibili da novembre a marzo.
Si nutrono soprattutto di insetti, ma anche di uova e nidiacei, che predano dai nidi grazie alla loro capacità di arrampicarsi; talvolta ingoiano prede più grandi della propria testa, grazie ad una particolare conformazione della mandibola. Proprio per gli insetti di cui si nutrono, tra cui molte specie dannose in agricoltura, possono essere ritenuti animali utili all'uomo.
Tra le leggende che si raccontano riguardo i ramarri c'è la loro palese ostilità nei confronti dei serpenti, al punto tale che, in presenza di vipere, si crede che emettano un fischio sibilante d'avvertimento. Inoltre, pare si tratti di animali assai coraggiosi e tenaci, in grado di battersi strenuamente con animali più grossi e di non lasciare la presa – il morso – fino alla propria morte.
Il suo colore verde brillante - ancor più nel periodo degli accoppiamenti- e le sue dimensioni – fino a 40 cm - lo rendono avvistabile tra fine maggio ed inizio giugno, quando gli individui si mettono in mostra sui muretti a secco o sui rami più bassi degli alberi, per compiere la termoregolazione e per prendere possesso del proprio territorio.
Quanto alla livrea dei ramarri, i maschi presentano una colorazione blu sotto la gola durante il periodo degli accoppiamenti, mentre le femmine hanno colori leggermente più sbiaditi e due linee più chiare sul dorso che ne giustificano il nome latino, Lacerta bilineata.
La primavera, inoltre, è teatro di accese dispute fra i maschi, che si afferrano con le zampe a vicenda cercando di immobilizzarsi, ma raramente si feriscono gravemente; finanche gli accoppiamenti sono tutt'altro che "teneri" e le femmine spesso ne escono leggermente ferite.
Come la maggior parte dei rettili i ramarri depongono le uova, ma non le covano: esse crescono e si schiudono grazie al tepore del sole, mentre i nuovi nati, già adulti in miniatura, devono cavarsela da soli fin da subito. Questi animali vanno in letargo durante autunno ed inverno in buche scavate nel terreno, diventando pressoché invisibili da novembre a marzo.
Si nutrono soprattutto di insetti, ma anche di uova e nidiacei, che predano dai nidi grazie alla loro capacità di arrampicarsi; talvolta ingoiano prede più grandi della propria testa, grazie ad una particolare conformazione della mandibola. Proprio per gli insetti di cui si nutrono, tra cui molte specie dannose in agricoltura, possono essere ritenuti animali utili all'uomo.
Tra le leggende che si raccontano riguardo i ramarri c'è la loro palese ostilità nei confronti dei serpenti, al punto tale che, in presenza di vipere, si crede che emettano un fischio sibilante d'avvertimento. Inoltre, pare si tratti di animali assai coraggiosi e tenaci, in grado di battersi strenuamente con animali più grossi e di non lasciare la presa – il morso – fino alla propria morte.