Natura Murgiana
La pecora altamurana a rischio d’estinzione
Crisi della pastorizia e incroci di razze
giovedì 16 settembre 2010
Sin dai tempi preistorici, l'allevamento ha rappresentato per il territorio murgiano, dapprima un valido mezzo di sostentamento e, successivamente, una notevole risorsa produttiva: soprattutto le pecore e secondariamente le capre, hanno fornito tre prodotti indispensabili nella vita dell'uomo, atti a soddisfarne i bisogni primari: carne, latte e lana. Ma questo è tutto sommato risaputo. Anche il calo di questa antichissima e nobile attività negli ultimi decenni è intuibile: le nostre terre sono state impiegate per attività ritenute più redditizie, come la cerealicoltura, grazie alla introduzione di incentivi comunitari e di nuove macchine e tecniche di lavorazione del terreno.
I dati raccolti dal Politecnico di Bari per l'elaborazione del Piano del Parco parlano chiaro: l'allevamento ovino è scomparso da alcuni comuni come Grumo Appula ed in tutti gli altri comuni ci sono state perdite ingenti, con un -36% per Altamura, mentre le sole Poggiorsini (+200%) e Minervino Murge (+6%) hanno registrato un trend positivo; dati analoghi sono stati registrati per l'allevamento caprino, che si accompagna tradizionalmente a quello ovino.
Così, in un epoca dove il lavoro spesso latita, ma ben pochi sarebbero disposti a tornare al faticoso ed affascinate mestiere del pastore, in una Murgia ormai devastata dagli spietramenti e dall'incuria, dove ben poco resta degli originari pascoli e delle ingegnose strutture per il ricovero e la cura delle greggi, si rischia di perdere un altro tassello della nostra millenaria tradizione e del patrimonio zootecnico regionale e nazionale: la pecora di razza altamurana.
Ben pochi, a parte gli esperti del settore, sanno dell'esistenza di questa razza, che ha come zona di origine proprio il nostro comune. Si ritiene provenga da incroci tra antichi ceppi asiatici ed un tempo era conosciuta ed apprezzata come razza a triplice attitudine (latte, carne e lana). È detta anche "moscia" per il suo vello poco "arricciato", ha taglia media, testa leggera con corna piccole ed orecchie orizzontali ed è tra le pochissime specie a meritare attenzione per la capacità di accontentarsi dei magri pascoli naturali murgiani, per la sua rusticità ed adattabilità a modelli estensivi di allevamento.
La sua attitudine prevalente è la produzione di latte, modesto come rese in valore assoluto, ma ragguardevole se rapportato alle condizioni sfavorevoli cui si adatta. Questo latte è ottimo per essere lavorato e convertito in produzioni casearie di qualità: le pecore che brucano le essenze aromatiche tipicamente murgiane, trasferiscono tali peculiari proprietà organolettiche ai derivati dal latte; ricotta, scamorza e pecorino tipici risultano ancor più inimitabili per questo connubio perfetto tra pecore altamurane e pascoli naturali.
Peccato che, se fino a metà degli anni '70 in Puglia vi erano oltre 100.000 pecore altamurane allevate in purezza, oggi questo tipo di allevamento può ritenersi scomparso, non ne restano che un paio: uno nel foggiano e l'altro nella zona murgiana. Il pericolo di estinzione di questa razza è grandissimo se si considera l'abitudine degli allevatori di incrociare razze diverse ai fini di migliorare i risultati produttivi ed economici, con la conseguenza di perdere il patrimonio genetico distintivo e le caratteristiche irripetibili di ogni razza, selezionata dall'ambiente e dalla sapienza dei pastori in secoli di "adattamento".
In conclusione, nella sacrosanta mobilitazione generale per la salvaguardia della biodiversità, è auspicabile che le autorità intervengano a favore di questa razza, con gli strumenti a loro disposizione, ad esempio incentivi economici agli allevatori che mantengono in purezza le pecore altamurane o certificazioni di qualità e premi produzione per latticini prodotti con il suo latte. Un appello, però, va mosso anche i singoli, affinché facciano, in piccolo, la loro parte: meritano attenzione e considerazione tanto la tigre della Malesia quanto la pecora altamurana, tanto le orchidee tropicali che l'albero, ormai dimenticato, del melo cotogno.
I dati raccolti dal Politecnico di Bari per l'elaborazione del Piano del Parco parlano chiaro: l'allevamento ovino è scomparso da alcuni comuni come Grumo Appula ed in tutti gli altri comuni ci sono state perdite ingenti, con un -36% per Altamura, mentre le sole Poggiorsini (+200%) e Minervino Murge (+6%) hanno registrato un trend positivo; dati analoghi sono stati registrati per l'allevamento caprino, che si accompagna tradizionalmente a quello ovino.
Così, in un epoca dove il lavoro spesso latita, ma ben pochi sarebbero disposti a tornare al faticoso ed affascinate mestiere del pastore, in una Murgia ormai devastata dagli spietramenti e dall'incuria, dove ben poco resta degli originari pascoli e delle ingegnose strutture per il ricovero e la cura delle greggi, si rischia di perdere un altro tassello della nostra millenaria tradizione e del patrimonio zootecnico regionale e nazionale: la pecora di razza altamurana.
Ben pochi, a parte gli esperti del settore, sanno dell'esistenza di questa razza, che ha come zona di origine proprio il nostro comune. Si ritiene provenga da incroci tra antichi ceppi asiatici ed un tempo era conosciuta ed apprezzata come razza a triplice attitudine (latte, carne e lana). È detta anche "moscia" per il suo vello poco "arricciato", ha taglia media, testa leggera con corna piccole ed orecchie orizzontali ed è tra le pochissime specie a meritare attenzione per la capacità di accontentarsi dei magri pascoli naturali murgiani, per la sua rusticità ed adattabilità a modelli estensivi di allevamento.
La sua attitudine prevalente è la produzione di latte, modesto come rese in valore assoluto, ma ragguardevole se rapportato alle condizioni sfavorevoli cui si adatta. Questo latte è ottimo per essere lavorato e convertito in produzioni casearie di qualità: le pecore che brucano le essenze aromatiche tipicamente murgiane, trasferiscono tali peculiari proprietà organolettiche ai derivati dal latte; ricotta, scamorza e pecorino tipici risultano ancor più inimitabili per questo connubio perfetto tra pecore altamurane e pascoli naturali.
Peccato che, se fino a metà degli anni '70 in Puglia vi erano oltre 100.000 pecore altamurane allevate in purezza, oggi questo tipo di allevamento può ritenersi scomparso, non ne restano che un paio: uno nel foggiano e l'altro nella zona murgiana. Il pericolo di estinzione di questa razza è grandissimo se si considera l'abitudine degli allevatori di incrociare razze diverse ai fini di migliorare i risultati produttivi ed economici, con la conseguenza di perdere il patrimonio genetico distintivo e le caratteristiche irripetibili di ogni razza, selezionata dall'ambiente e dalla sapienza dei pastori in secoli di "adattamento".
In conclusione, nella sacrosanta mobilitazione generale per la salvaguardia della biodiversità, è auspicabile che le autorità intervengano a favore di questa razza, con gli strumenti a loro disposizione, ad esempio incentivi economici agli allevatori che mantengono in purezza le pecore altamurane o certificazioni di qualità e premi produzione per latticini prodotti con il suo latte. Un appello, però, va mosso anche i singoli, affinché facciano, in piccolo, la loro parte: meritano attenzione e considerazione tanto la tigre della Malesia quanto la pecora altamurana, tanto le orchidee tropicali che l'albero, ormai dimenticato, del melo cotogno.