Natura Murgiana

I tanti volti di specchie e parieti

Da raccolta di materiale indesiderato ad insospettabili fonti di vita

Sorvolando l'Alta Murgia, così come il paesaggio pugliese in genere, si resta colpiti dall'intreccio ininterrotto dei muretti a secco. Essi corrono da un angolo all'altro dell'altopiano, formano ricami talora geometrici, talora più sinuosi, cingono masserie e jazzi, delimitano tratturi, tratturelli e poderi, terrazzano i pendii più scoscesi, si dilatano a formare "specchie", cumuli di pietre medio-piccole, accatastate sui terreni.

I muretti a secco o "parieti" rispondono ad una miriade di esigenze, prima tra tutte quella di liberare il suolo dai sassi, che ostacolano il faticoso lavoro del contadino; le specchie, nate presumibilmente per la stessa necessità, secondo alcuni studiosi potrebbero aver svolto il ruolo anche di torrette di avvistamento, come il loro nome latino "specula" – posto di vedetta- suggerisce.

Certo è che queste opere sono state generate da materiali di scarto, trasformati in risorse da mani callose ed operose, appartenenti a uomini antichi ed esperti, più di noi, nell'arte del "riciclo".

Muretti a secco e specchie fungono pure da inconsueti piccoli collettori di risorse idriche. I processi coinvolti nell'accumulo di acqua nel terreno alla base e al di sotto del pietrame sono due: il primo è legato all'acqua piovana, che si intrude tra le fessure imbibendo gradualmente il suolo; esso, coperto dalle pietre e protetto da sole e vento, è poco soggetto ad evaporazione. Il secondo processo è la condensazione del vapore acqueo atmosferico, provocata dalla differenza termica esistente tra l'atmosfera riscaldata dal sole e l'ambiente interno, ovvero gli ombrosi anfratti tra le pietre. Durante il giorno l'aria carica di umidità si dilata riscaldandosi, penetra tra le fessure, si raffredda a contatto con le pietre e condensa in minuscole goccioline, che percolano tra i sassi fino a raggiungere il suolo.

A dimostrazione della presenza di questa risorsa idrica inaspettata c'è il notevole sviluppo della vegetazione naturale intorno a parieti e specchie: le piante sfruttano l'umidità, spingendosi con le proprie radici al di sotto di tali strutture.

La saggezza contadina ha fatto sì che questa riserva di acqua venisse utilizzata a vantaggio dell'uomo, addomesticando le piante selvatiche cresciute in prossimità delle specchie, oppure allevando alberi da frutto in prossimità di muretti e cumuli. Per lo stesso motivo, lambendo specchie e parieti si incontrano piante che, per le proprie esigenze ecologiche, vivono solitamente in luoghi freschi ed ombrosi; il caso più comune è quello degli arbusti di asparago, oppure del rovo e della robbia selvatica.

Il connubio pianta-muretto, a sua volta, crea dei microhabitat importantissimi per una infinità di piccoli animali, dalle lucertole ai rospi, dalle limacce agli insetti, tutti attori fondamentali delle catene alimentari.

Parieti, specchie e vegetazione associata costituiscono piccole, ma rilevanti oasi di biodiversità nell'ambito del paesaggio agrario: posti ad intervallare i campi coltivati, associati a filari di alberi spontanei o a strade interpoderali, costituiscono aree rifugio e corridoi ecologici vitali per animali e piante spontanee.
3 fotoI tanti volti di specchie e parieti
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