Natura Murgiana
Gli incendi e la mano dell'uomo
Ormai è accertato, le cause sono principalmente legate ad incuria o ad inciviltà
lunedì 30 agosto 2010
La piaga estiva degli incendi, ogni anno, divora ettari ed ettari di vegetazione e spesso mette a rischio vite umane, sia quelle dei vigili del fuoco, sia quelle di coloro che si trovano nelle zone colpite, ad esempio per le vacanze. Il fenomeno "incendi" colpisce un po' tutte le zone mediterranee con una certa "ciclicità", sin dalla preistoria, tanto che si può tranquillamente dire che l' "elemento fuoco" abbia contribuito a disegnare il paesaggio, così come oggi lo vediamo. Ma il fuoco esiste dacché è arrivato l'uomo e ad esso si accompagna, in un matrimonio che con sé porta solo rovina.
Bisogna, infatti, essere consapevoli che la prima causa degli incendi è la stupidità umana e che il fuoco come "elemento naturale" praticamente non esiste. Le cause degli incendi vengono suddivise, dai vigili del fuoco, in cinque classi:
•naturali
•accidentali
•colpose
•dolose
•dubbie
Gli incendi dovuti ad eventi naturali rappresentano una porzione infima del totale, meno dell'1%, e si innescano per caduta di fulmini o autocombustione, un fenomeno rarissimo in natura, che si attiva in condizioni particolarissime, quali la presenza di grossi cumuli di sostanza organica, elevato tasso di umidità ed attività microbica.
Le cause accidentali sono, invece, quelle legate ad eventi imprevedibili, quali volatili folgorati sui pali elettrici o scintille generate da cortocircuiti; esse, com'è intuibile, sono ancora meno rilevanti. La stragrande maggioranza degli incendi, quantificabili mediamente con una percentuale tra il 70% e l'80%, è riconducibile all'azione, diretta o indiretta, dell'uomo. Sono "colposi" quei roghi provocati da azione indiretta, riconducibili ad "imprudenza": i mozziconi accesi gettati dai finestrini delle auto, i fuochi incustoditi abbandonati dai gitanti, ecc... Gli incendi colposi solitamente si aggirano, in percentuale, tra il 20 ed il 40%.
Gli incendi dovuti ad azione diretta, detti "dolosi", sono numericamente molto consistenti e vengono appiccati volontariamente dall'uomo per curiosità, protesta, turbe psichiche, per liberare i terreni dalla vegetazione. Infine c'è un 20% dei casi, in cui non è possibile stabilire chiaramente le cause dell'incendio, seppure esso sia più o meno collegabile alla mano dell'uomo. Guardando qualche statistica, in Italia nel 2009 gli incendi sono diminuiti rispetto agli anni immediatamente precedenti: meno 40% rispetto al 2008, quando gli incendi si erano già dimezzati a fronte della rovente estate del 2007, annus horribilis per gli incendi, con una superficie persa pari a 227.729 ettari.
In Puglia il primato del 2007 spetta alla provincia di Foggia con oltre 11.728 ettari, mentre nel 2009 lo stesso appartiene alla provincia di Bari con 2.799 ettari bruciati; i comuni pugliesi più colpiti nel biennio 2008/2009 sono Gravina di Puglia (BA) e Andria (BT) rispettivamente con 1.201 e 1.000 ettari. Quanto alla nostra terra, ulteriori fattori predisponenti gli incendi sono la natura calcarea dei suoli, l'esposizione dell'altopiano ai venti, la scarsa copertura arborea del suolo, che determinano condizioni di "secchezza" tali da favorire il propagarsi dei roghi. A ciò si deve aggiungere il fattore antropico: la pressante attività di pascolo concentrata in alcune zone, il ricorso al fuoco per favorire il rinnovo dell'erba o per liberare i suoli dalle "sterpaglie", per "stanare" animali selvatici quali i cinghiali, per ripicche o per mascherare attività illecite quali l'abbandono di rifiuti.
Anche quest'anno, e lo si vede chiaramente facendo un giro in macchina per le strade che attraversano l'Alta Murgia, le terre tutelate dal Parco Nazionale sono state incendiate a macchia di leopardo. L'incendio del 30 luglio in località Garagnone è uno dei tanti: fortunatamente ha risparmiato le vicine pinete, ma ha distrutto quasi 200 ettari di pascoli e steppa in uno dei luoghi simbolo del Parco nazionale dell'Alta Murgia, i ruderi del castello e dintorni, tra i più visitati dai turisti.
Un sopralluogo di qualche giorno dopo il rogo mostra uno scenario terribile: un forte odore di bruciato ed un deserto di cenere, con decine e decine di "vittime", soprattutto tra i piccoli animali, rettili ed insetti. Qui in fotogallery le foto che documentano la situazione post-incendio, confrontate con altre che ritraggono la stessa zona l'autunno e la primavera scorsa. Con la speranza che, vedere lo scempio di un luogo tanto importante naturalisticamente e culturalmente, possa sensibilizzare quanti ritengono che il fuoco, in molti casi, faccia solo "pulizia" di erbacce.
Bisogna, infatti, essere consapevoli che la prima causa degli incendi è la stupidità umana e che il fuoco come "elemento naturale" praticamente non esiste. Le cause degli incendi vengono suddivise, dai vigili del fuoco, in cinque classi:
•naturali
•accidentali
•colpose
•dolose
•dubbie
Gli incendi dovuti ad eventi naturali rappresentano una porzione infima del totale, meno dell'1%, e si innescano per caduta di fulmini o autocombustione, un fenomeno rarissimo in natura, che si attiva in condizioni particolarissime, quali la presenza di grossi cumuli di sostanza organica, elevato tasso di umidità ed attività microbica.
Le cause accidentali sono, invece, quelle legate ad eventi imprevedibili, quali volatili folgorati sui pali elettrici o scintille generate da cortocircuiti; esse, com'è intuibile, sono ancora meno rilevanti. La stragrande maggioranza degli incendi, quantificabili mediamente con una percentuale tra il 70% e l'80%, è riconducibile all'azione, diretta o indiretta, dell'uomo. Sono "colposi" quei roghi provocati da azione indiretta, riconducibili ad "imprudenza": i mozziconi accesi gettati dai finestrini delle auto, i fuochi incustoditi abbandonati dai gitanti, ecc... Gli incendi colposi solitamente si aggirano, in percentuale, tra il 20 ed il 40%.
Gli incendi dovuti ad azione diretta, detti "dolosi", sono numericamente molto consistenti e vengono appiccati volontariamente dall'uomo per curiosità, protesta, turbe psichiche, per liberare i terreni dalla vegetazione. Infine c'è un 20% dei casi, in cui non è possibile stabilire chiaramente le cause dell'incendio, seppure esso sia più o meno collegabile alla mano dell'uomo. Guardando qualche statistica, in Italia nel 2009 gli incendi sono diminuiti rispetto agli anni immediatamente precedenti: meno 40% rispetto al 2008, quando gli incendi si erano già dimezzati a fronte della rovente estate del 2007, annus horribilis per gli incendi, con una superficie persa pari a 227.729 ettari.
In Puglia il primato del 2007 spetta alla provincia di Foggia con oltre 11.728 ettari, mentre nel 2009 lo stesso appartiene alla provincia di Bari con 2.799 ettari bruciati; i comuni pugliesi più colpiti nel biennio 2008/2009 sono Gravina di Puglia (BA) e Andria (BT) rispettivamente con 1.201 e 1.000 ettari. Quanto alla nostra terra, ulteriori fattori predisponenti gli incendi sono la natura calcarea dei suoli, l'esposizione dell'altopiano ai venti, la scarsa copertura arborea del suolo, che determinano condizioni di "secchezza" tali da favorire il propagarsi dei roghi. A ciò si deve aggiungere il fattore antropico: la pressante attività di pascolo concentrata in alcune zone, il ricorso al fuoco per favorire il rinnovo dell'erba o per liberare i suoli dalle "sterpaglie", per "stanare" animali selvatici quali i cinghiali, per ripicche o per mascherare attività illecite quali l'abbandono di rifiuti.
Anche quest'anno, e lo si vede chiaramente facendo un giro in macchina per le strade che attraversano l'Alta Murgia, le terre tutelate dal Parco Nazionale sono state incendiate a macchia di leopardo. L'incendio del 30 luglio in località Garagnone è uno dei tanti: fortunatamente ha risparmiato le vicine pinete, ma ha distrutto quasi 200 ettari di pascoli e steppa in uno dei luoghi simbolo del Parco nazionale dell'Alta Murgia, i ruderi del castello e dintorni, tra i più visitati dai turisti.
Un sopralluogo di qualche giorno dopo il rogo mostra uno scenario terribile: un forte odore di bruciato ed un deserto di cenere, con decine e decine di "vittime", soprattutto tra i piccoli animali, rettili ed insetti. Qui in fotogallery le foto che documentano la situazione post-incendio, confrontate con altre che ritraggono la stessa zona l'autunno e la primavera scorsa. Con la speranza che, vedere lo scempio di un luogo tanto importante naturalisticamente e culturalmente, possa sensibilizzare quanti ritengono che il fuoco, in molti casi, faccia solo "pulizia" di erbacce.