Libri
Ma Garibaldi, quando arriva?
Intervista a Giuseppe Pupillo, autore di un racconto storico sulle vicende altamurane del 1860
sabato 23 luglio 2011
Ho atteso dodici anni per vedere questa mia terra libera da quell'odiata monarchia napoletana che nel 1799 era stata responsabile dell'uccisione di mio nonno, un inerme contadino che non volle abbandonare la sua povera casa, ma insistette perché sua moglie e i suoi sette figli, dei quali mio padre era il maggiore, fuggissero da Altamura, assediata dai sanfedisti del cardinale Fabrizio Ruffo, in quella fatidica notte tra il 9 ed il 10 maggio. Nelle lunghe sere d'estate trascorse nella masseria dello Sgarrone, mio padre non faceva altro che raccontarmi quello che accadde in quelle tragiche giornate.
Comincia così il racconto storico Ma Garibaldi, quando arriva? di Giuseppe Pupillo, docente di lettere presso l'Istituto Tecnico per Geometri "Nervi-Galilei" di Altamura e autore di diversi saggi storici. La sua prima opera narrativa, pubblicata ad aprile scorso, si regge su ricerche e fonti spesso inedite, che ricostruiscono le vicende altamurane da aprile a settembre del 1860. A fare da filo conduttore, la quotidianità di un bracciante. Abbiamo intervistato l'autore.
Di che cosa parla il suo libro?
È il racconto degli avvenimenti che interessarono la Puglia e, in particolare, Altamura da aprile ai primi giorni di settembre del 1860. Sono mesi importanti per la nostra città perché c'è già un nutrito gruppo di liberali che si è espresso per l'Unità d'Italia e c'è anche un gruppo che aveva partecipato ai tumulti del 1848. I fatti vengono visti attraverso l'ottica di un bracciante che ha avuto la fortuna di conoscere personalmente alcuni notabili del luogo, primo fra tutti Candido Turco, sindaco di Altamura in questo periodo così turbolento. Attraverso la visione del bracciante vengono narrati puntualmente e storicamente gli avvenimenti, gli incontri, le nomine, i vari scambi di messaggi, spesso redatti con l'inchiostro simpatico. É un mondo che si ritrova unito e coeso per affrontare un'esperienza nuova non solo in Terra di Bari, ma nell'Italia intera.
Una storia costruita su basi storiche...
È un racconto storico diviso per momenti, luoghi, incontri, persone. Tutti fatti e personaggi veri, escluso il protagonista, la voce narrante, che fa da leitmotiv ai comportamenti, ai pensieri, alle azioni dei personaggi politici realmente esistiti. Le vicende, dunque, sono reali, storiche. Le ho ricavate dalla lettura di documenti spesso inediti di quel periodo, ma anche dall'opera di Paolo Giancaspro, che ha trasmesso con minuzia di particolari, insieme ad Antonio Tisci e ad altri, il resoconto dei momenti importanti di questi mesi del 1860.
Come è nata l'idea di scrivere un racconto storico?
L'idea è nata mentre, presso l'Archivio Biblioteca Museo Civico, ci si preparava ad affrontare un progetto in rete con i Circoli didattici della città. Dopo il primo incontro con i dirigenti scolastici, mi sono assunto l'impegno di fare una sorta di corso preparatorio per gli insegnanti affinché poi loro fossero in grado di narrare questa storia ai bambini, che l'hanno rappresentata attraverso i disegni raccolti in un fumetto. La sera della prima "lezione" ai docenti, mi è venuto in mente di svolgere il ruolo del narratore, ovvero di narrare questa storia a chiunque, cercando di non creare una netta separazione fra il narratore e lo storico, ma conciliando la funzione dell'uno e dell'altro.
I documenti consultati sono quelli presenti nell'Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura?
Sì, sono quelli presenti nell'Archivio, ma anche documenti conservati nelle collezioni di privati. Molti li ho ritrovati anche in rete. Alcune pubblicazioni mi sono pervenute tramite il prestito interbibliotecario. Diciamo che è stata una raccolta di fonti alla base della formazione dell'informazione.
Secondo lei Altamura conosce abbastanza la sua storia?
Io credo che Altamura non conosca la sua storia. Purtroppo sono pochi quelli che vorrebbero conoscerla. Questo libro è stato pubblicato grazie alla sensibilità della Clemente Immobiliari. Finora il giudizio di coloro che lo hanno letto è stato positivo. È un racconto che si legge tutto d'un fiato, questa è l'espressione comune. Vuol dire che la Storia, al di là della forma scientifica del saggio, può arrivare in forma molto più comprensibile, diretta, ad una gran massa di lettori che chiede di conoscerla in maniera diversa rispetto ai classici canoni della ricerca. La mia decisione è di devolvere l'incasso ricavato dalla vendita del libro all'Archivio Biblioteca Museo Civico per le attività legate alla celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. È un testo che, pur avendo delle tavole a colori molto belle, opera di Claudia Carlucci, costa pochissimo. Ho deciso di distribuirlo attraverso un unico punto vendita di Altamura, un'edicola.
Chi è Claudia Carlucci?
Si è laureata all'Accademia di Belle Arti di Napoli. È stata capace di cogliere l'anima dei personaggi e di entrare nella storia per raffigurare con particolari sorprendenti l'ambiente urbano della città. C'è una tavola ad esempio, quella che ricostruisce la chiesa di San Francesco, dove oggi sorge il Municipio, che è fatta seguendo le indicazioni storiche e architettoniche, risultato di studi e ricerche.
Qual è stata, se c'è stata, la parte più difficile da scrivere?
Forse la fine perché nell'ultima pagina si trova anche il titolo che ho dato al libro. Inizialmente questo racconto era nato con un altro titolo, molto più vicino a quello che di solito si dà ad un saggio. Narrare è stato semplice, l'esprimere quello che il protagonista sente in determinati momenti e di fronte a certi avvenimenti. Difficile trovare una conclusione che, in qualche modo, potesse, con una frase lapidaria, concentrare in sé tutto il significato del libro. Il titolo Ma Garibaldi, quando arriva?, con una virgola che potrebbe far inorridire per la sua presenza perché stacca gli elementi della frase, è una sorta di onomatopea grafica. La virgola è un segno grafico che sottolinea la pausa, quella pausa in cui c'è tutto il bisogno dell'anziano altamurano di sapere se Garibaldi è arrivato, se arriverà, se già c'è stato. Soprattutto si chiede come mai lui, che pure vive in questa città, che conosce tutto di tutti, non ne ha saputo nulla. L'anziano, nel racconto, incontra il Sindaco in compagnia di Michele, il protagonista, e chiede… Ma Garibaldi, quando arriva? Ad Altamura è successo di tutto. Incontri, spesse volte si è rischiato lo scontro con i soldati borbonici, si è sfiorata anche la sommossa popolare, tutti attendevano i garibaldini. Ma Garibaldi, alla fine, quando arriva? È arrivato, non è arrivato, arriverà? È l'interrogativo della plebe altamurana che vuole sapere quale sarà il suo futuro. Credo che sia, poi, il discorso di tutte le popolazioni dell'Italia meridionale percorse dal fremito della rivoluzione portata da Garibaldi.
Quando qualcuno si pone una domanda, vuol dire che dietro c'è la curiosità e, quindi, la spinta a ricercare. Come far sì che i giovani di oggi si pongano domande sulla Storia ed, in particolare, sulla storia di Altamura?
Io credo che una domanda possa sorgere se ci sono delle condizioni e le condizioni sono quelle di amare la Storia e di trovare qualcuno che te la faccia amare e te la faccia scoprire. Io posso dirmi fortunato perchè quando ho iniziato a dare sfogo a questa mia passione per la Storia ho trovato dei buoni maestri, Vincenzo Vicenti, Filippo Gatti, Pierino Locapo. Ho trovato tante altre persone che mi hanno aiutato in questo percorso. I miei docenti di liceo non erano stati in grado di farmi amare la Storia. Dunque è un amore scoperto da poco. Credo che i giovani di oggi possano porsi gli interrogativi che conducono alla ricerca se riescono a trovare persone che fungano da maestri. Non perché devono insegnare una materia fine a se stessa. Parlo di trasmissione dei saperi. Sono convinto che il più grande peccato sia vedere una persona che sa e che non mette a disposizione degli altri il proprio sapere. Se agli altri non si dà nulla, nessuno mai si ricorderà di te.
Comincia così il racconto storico Ma Garibaldi, quando arriva? di Giuseppe Pupillo, docente di lettere presso l'Istituto Tecnico per Geometri "Nervi-Galilei" di Altamura e autore di diversi saggi storici. La sua prima opera narrativa, pubblicata ad aprile scorso, si regge su ricerche e fonti spesso inedite, che ricostruiscono le vicende altamurane da aprile a settembre del 1860. A fare da filo conduttore, la quotidianità di un bracciante. Abbiamo intervistato l'autore.
Di che cosa parla il suo libro?
È il racconto degli avvenimenti che interessarono la Puglia e, in particolare, Altamura da aprile ai primi giorni di settembre del 1860. Sono mesi importanti per la nostra città perché c'è già un nutrito gruppo di liberali che si è espresso per l'Unità d'Italia e c'è anche un gruppo che aveva partecipato ai tumulti del 1848. I fatti vengono visti attraverso l'ottica di un bracciante che ha avuto la fortuna di conoscere personalmente alcuni notabili del luogo, primo fra tutti Candido Turco, sindaco di Altamura in questo periodo così turbolento. Attraverso la visione del bracciante vengono narrati puntualmente e storicamente gli avvenimenti, gli incontri, le nomine, i vari scambi di messaggi, spesso redatti con l'inchiostro simpatico. É un mondo che si ritrova unito e coeso per affrontare un'esperienza nuova non solo in Terra di Bari, ma nell'Italia intera.
Una storia costruita su basi storiche...
È un racconto storico diviso per momenti, luoghi, incontri, persone. Tutti fatti e personaggi veri, escluso il protagonista, la voce narrante, che fa da leitmotiv ai comportamenti, ai pensieri, alle azioni dei personaggi politici realmente esistiti. Le vicende, dunque, sono reali, storiche. Le ho ricavate dalla lettura di documenti spesso inediti di quel periodo, ma anche dall'opera di Paolo Giancaspro, che ha trasmesso con minuzia di particolari, insieme ad Antonio Tisci e ad altri, il resoconto dei momenti importanti di questi mesi del 1860.
Come è nata l'idea di scrivere un racconto storico?
L'idea è nata mentre, presso l'Archivio Biblioteca Museo Civico, ci si preparava ad affrontare un progetto in rete con i Circoli didattici della città. Dopo il primo incontro con i dirigenti scolastici, mi sono assunto l'impegno di fare una sorta di corso preparatorio per gli insegnanti affinché poi loro fossero in grado di narrare questa storia ai bambini, che l'hanno rappresentata attraverso i disegni raccolti in un fumetto. La sera della prima "lezione" ai docenti, mi è venuto in mente di svolgere il ruolo del narratore, ovvero di narrare questa storia a chiunque, cercando di non creare una netta separazione fra il narratore e lo storico, ma conciliando la funzione dell'uno e dell'altro.
I documenti consultati sono quelli presenti nell'Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura?
Sì, sono quelli presenti nell'Archivio, ma anche documenti conservati nelle collezioni di privati. Molti li ho ritrovati anche in rete. Alcune pubblicazioni mi sono pervenute tramite il prestito interbibliotecario. Diciamo che è stata una raccolta di fonti alla base della formazione dell'informazione.
Secondo lei Altamura conosce abbastanza la sua storia?
Io credo che Altamura non conosca la sua storia. Purtroppo sono pochi quelli che vorrebbero conoscerla. Questo libro è stato pubblicato grazie alla sensibilità della Clemente Immobiliari. Finora il giudizio di coloro che lo hanno letto è stato positivo. È un racconto che si legge tutto d'un fiato, questa è l'espressione comune. Vuol dire che la Storia, al di là della forma scientifica del saggio, può arrivare in forma molto più comprensibile, diretta, ad una gran massa di lettori che chiede di conoscerla in maniera diversa rispetto ai classici canoni della ricerca. La mia decisione è di devolvere l'incasso ricavato dalla vendita del libro all'Archivio Biblioteca Museo Civico per le attività legate alla celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. È un testo che, pur avendo delle tavole a colori molto belle, opera di Claudia Carlucci, costa pochissimo. Ho deciso di distribuirlo attraverso un unico punto vendita di Altamura, un'edicola.
Chi è Claudia Carlucci?
Si è laureata all'Accademia di Belle Arti di Napoli. È stata capace di cogliere l'anima dei personaggi e di entrare nella storia per raffigurare con particolari sorprendenti l'ambiente urbano della città. C'è una tavola ad esempio, quella che ricostruisce la chiesa di San Francesco, dove oggi sorge il Municipio, che è fatta seguendo le indicazioni storiche e architettoniche, risultato di studi e ricerche.
Qual è stata, se c'è stata, la parte più difficile da scrivere?
Forse la fine perché nell'ultima pagina si trova anche il titolo che ho dato al libro. Inizialmente questo racconto era nato con un altro titolo, molto più vicino a quello che di solito si dà ad un saggio. Narrare è stato semplice, l'esprimere quello che il protagonista sente in determinati momenti e di fronte a certi avvenimenti. Difficile trovare una conclusione che, in qualche modo, potesse, con una frase lapidaria, concentrare in sé tutto il significato del libro. Il titolo Ma Garibaldi, quando arriva?, con una virgola che potrebbe far inorridire per la sua presenza perché stacca gli elementi della frase, è una sorta di onomatopea grafica. La virgola è un segno grafico che sottolinea la pausa, quella pausa in cui c'è tutto il bisogno dell'anziano altamurano di sapere se Garibaldi è arrivato, se arriverà, se già c'è stato. Soprattutto si chiede come mai lui, che pure vive in questa città, che conosce tutto di tutti, non ne ha saputo nulla. L'anziano, nel racconto, incontra il Sindaco in compagnia di Michele, il protagonista, e chiede… Ma Garibaldi, quando arriva? Ad Altamura è successo di tutto. Incontri, spesse volte si è rischiato lo scontro con i soldati borbonici, si è sfiorata anche la sommossa popolare, tutti attendevano i garibaldini. Ma Garibaldi, alla fine, quando arriva? È arrivato, non è arrivato, arriverà? È l'interrogativo della plebe altamurana che vuole sapere quale sarà il suo futuro. Credo che sia, poi, il discorso di tutte le popolazioni dell'Italia meridionale percorse dal fremito della rivoluzione portata da Garibaldi.
Quando qualcuno si pone una domanda, vuol dire che dietro c'è la curiosità e, quindi, la spinta a ricercare. Come far sì che i giovani di oggi si pongano domande sulla Storia ed, in particolare, sulla storia di Altamura?
Io credo che una domanda possa sorgere se ci sono delle condizioni e le condizioni sono quelle di amare la Storia e di trovare qualcuno che te la faccia amare e te la faccia scoprire. Io posso dirmi fortunato perchè quando ho iniziato a dare sfogo a questa mia passione per la Storia ho trovato dei buoni maestri, Vincenzo Vicenti, Filippo Gatti, Pierino Locapo. Ho trovato tante altre persone che mi hanno aiutato in questo percorso. I miei docenti di liceo non erano stati in grado di farmi amare la Storia. Dunque è un amore scoperto da poco. Credo che i giovani di oggi possano porsi gli interrogativi che conducono alla ricerca se riescono a trovare persone che fungano da maestri. Non perché devono insegnare una materia fine a se stessa. Parlo di trasmissione dei saperi. Sono convinto che il più grande peccato sia vedere una persona che sa e che non mette a disposizione degli altri il proprio sapere. Se agli altri non si dà nulla, nessuno mai si ricorderà di te.