Altamura in versi
Libro “Da tanne a mò!”
Poesie in vernacolo altamurano Una raccolta per celebrare il dialetto
sabato 19 dicembre 2009
Raccontare la storia della città in cui si è nati e cresciuti significa raccontare la propria storia. Significa affidare alla carta le tracce di un passato che continua a vivere. Nei ricordi. Nelle tradizioni. In una lingua che non conosce silenzi.
È stato presentato, presso la Sala Convegni "T. Fiore" di Altamura, il libro "Da tanne a mò!", sottotitolato "Briciole di storia in vernacolo altamurano". Un'antologia che raccoglie i componimenti di tredici diversi autori altamurani, testimoni di un tempo che tende a cambiare, ma non a scomparire. Una storia scritta in una maniera insolita. Fatta di momenti, di semplici attività quotidiane, di sguardi attenti alla realtà circostante. Un racconto che si esprime in versi. Che valorizza la tradizione dialettale della "città del pane". Che, tra una poesia e l'altra, si colora con gli acquerelli dell'ingegner Ninì Marvulli.
Numerosi ed autorevoli gli interventi. Tra le personalità presenti all'incontro, il Presidente del Consiglio regionale della Puglia Pietro Pepe, la preside del Liceo Scientifico di Altamura Bianca Tragni (anche giornalista, scrittrice e presidente del Club Federiciano), Ferdinando Mirizzi, docente presso l'Università degli Studi della Basilicata, oltre all'Assessore alla Cultura del Comune di Altamura, Giovanni Saponaro.
«Più che celebrare il libro, dovremmo celebrare il dialetto» ha introdotto Domenico Denora, curatore dell'antologia e autore di alcuni componimenti. Il prof. Denora ha parlato di una «fiera di poeti», spiegando l'origine del titolo della raccolta, tratto da una poesia di Francesco Popolizio. Ha, poi, dedicato a ciascun poeta una breve presentazione. "Da tanne a mò!" si presenta come un'opera complessa perché «è complicato curare un testo a cui partecipano diverse persone», ha sottolineato il prof. Mirizzi, «testimone, prima ancora che prefatore del libro».
Gli applausi non sono mancati. In una sala gremita di gente di tutte le età, l'attenzione si è rivelata una componente essenziale della serata. Un pubblico interessato, coinvolto da un sentimento comune. Quello di sentirsi parte di una tradizione. Di una lingua. Ma, prima ancora, di una terra.
È stato presentato, presso la Sala Convegni "T. Fiore" di Altamura, il libro "Da tanne a mò!", sottotitolato "Briciole di storia in vernacolo altamurano". Un'antologia che raccoglie i componimenti di tredici diversi autori altamurani, testimoni di un tempo che tende a cambiare, ma non a scomparire. Una storia scritta in una maniera insolita. Fatta di momenti, di semplici attività quotidiane, di sguardi attenti alla realtà circostante. Un racconto che si esprime in versi. Che valorizza la tradizione dialettale della "città del pane". Che, tra una poesia e l'altra, si colora con gli acquerelli dell'ingegner Ninì Marvulli.
Numerosi ed autorevoli gli interventi. Tra le personalità presenti all'incontro, il Presidente del Consiglio regionale della Puglia Pietro Pepe, la preside del Liceo Scientifico di Altamura Bianca Tragni (anche giornalista, scrittrice e presidente del Club Federiciano), Ferdinando Mirizzi, docente presso l'Università degli Studi della Basilicata, oltre all'Assessore alla Cultura del Comune di Altamura, Giovanni Saponaro.
«Più che celebrare il libro, dovremmo celebrare il dialetto» ha introdotto Domenico Denora, curatore dell'antologia e autore di alcuni componimenti. Il prof. Denora ha parlato di una «fiera di poeti», spiegando l'origine del titolo della raccolta, tratto da una poesia di Francesco Popolizio. Ha, poi, dedicato a ciascun poeta una breve presentazione. "Da tanne a mò!" si presenta come un'opera complessa perché «è complicato curare un testo a cui partecipano diverse persone», ha sottolineato il prof. Mirizzi, «testimone, prima ancora che prefatore del libro».
Gli applausi non sono mancati. In una sala gremita di gente di tutte le età, l'attenzione si è rivelata una componente essenziale della serata. Un pubblico interessato, coinvolto da un sentimento comune. Quello di sentirsi parte di una tradizione. Di una lingua. Ma, prima ancora, di una terra.