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Cronaca

Tre altamurani arrestati per rapine ai tir, gli sviluppi dell'inchiesta

Due sono stati scarcerati (ora ai domiciliari)

Lo scorso 23 febbraio, in un'indagine coordinata dalla Procura di Trani, la Polizia stradale ha arrestato tre cittadini altamurani, tra cui padre e figlio, pregiudicati, gravemente indiziati dei reati di rapina aggravata dall'uso delle armi e sequestro di persona. Secondo l'accusa, sarebbero responsabili di una rapina consumata nel dicembre del 2019 ai danni di cinque autotrasportatori e tre autoarticolati contemporaneamente depredati del loro carico di prodotti alimentari anche pregiati, per un valore complessivo di circa 200.000 euro, avvenuta nei pressi del casello autostradale di Trani.

Al termine delle indagini, venivano integralmente ricostruite le modalità della grave rapina; si accertava infatti che i tre uomini avevano svolto l'importante compito non solo di "osservatori e bonificatori" del percorso effettuato dai mezzi successivamente depredati allo scopo di evitare "spiacevoli" incontri con le forze di polizia ma anche quello di scortare il convoglio assalito sino al luogo di scarico e trasbordo delle merci su altri veicoli puliti. Nella circostanza i malviventi - dopo aver bloccato l'intero convoglio su un terrapieno con veicoli posti di traverso sulla carreggiata – sbucavano armati e dotati di potenti torce da entrambi i versanti della strada, impedendo ogni possibile via di fuga ed allarme e quindi, dopo aver sequestrato gli autisti, si mettevano alla guida dei mezzi assaltati, ne facevano perdere le tracce sino al rilascio delle vittime e dei mezzi, ormai vuoti, in luoghi isolati dell'Alta murgia del nord barese.

Il procedimento giudiziario è ancora nella fase delle indagini preliminari. Nel frattempo due dei tre indagati sono stati scarcerati e posti agli arresti domiciliari. I due indagati hanno ottenuto la sostituzione della misura cautelare carceraria con quella dei domiciliari presso le rispettive abitazioni. Il gip presso il Tribunale di Trani, che aveva applicato la detenzione in carcere, ha accolto la tesi dei due legali degli indagati, Giuseppe Giulitto e Giovanni L. Falcicchio, che avevano sostenuto l'"affievolimento delle esigenze cautelari ravvisate al momento dell'arresto".
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