Politica
Tagli ai costi della politica, l'avvocatura regionale esprime parere negativo sul rimborso dei consiglieri
Colaianni: «Scaduti i termini per impugnare l'atto». Cgil Puglia: «Doverosa la rinuncia delle spettanze arretrate»
Puglia - mercoledì 20 luglio 2011
15.52
L'avvocatura regionale, coordinata da Nicola Colaianni, ha espresso parere negativo circa la richiesta, avanzata da consiglieri ed ex consiglieri della Regione Puglia, di "rimborso" del 10% sulle indennità percepite dal 2006 al 2010. In base all'applicazione della legge Finanziaria, il Consiglio regionale pugliese decise all'unanimità, nel 2006, di ridurre del 10% gli stipendi dei propri componenti. Un taglio ritenuto illegittimo dalla Corte costituzionale, che annullò il comma della Finanziaria.
Secondo Colaianni «le differenze non sono suscettibili di rimborso per effetto del termine fissato a pena di decadenza dall'art. 21 l.1034/1971 per impugnare l'atto amministrativo». Sarebbero, dunque, scaduti i termini entro i quali poter presentare ricorso.
«Non essendo stata impugnata nei termini di rito la determinazione dell'Ufficio di Presidenza - continua Colaianni - pur se invalida nella misura in cui si basi un presupposto di legislazione statale poi venuto meno, è comunque efficace ed ha sorretto e sorregge, in ragione della sua raggiunta inoppugnabilità, la successiva azione amministrativa che ha portato e porta alla decurtazione periodica del trattamento economico nella misura del 10%».
Il taglio del 10% sugli stipendi, per l'avvocatura regionale, è dunque valido perché nessuno ha presentato ricorso in tempo utile, ovvero entro il 7 luglio 2007. Il Tribunale Amministrativo Regionale, inoltre, dovrebbe annullare il taglio delle indennità solo in presenza di un «interesse pubblico, forse difficile da dimostrare - si legge in una nota della Regione Puglia - in periodi di difficoltà economiche come quello in essere».
Secondo il Comitato Direttivo della Cgil Puglia «è assolutamente inconciliabile con la fase di difficoltà che il Paese e la Puglia stanno vivendo il rimborso ai consiglieri regionali delle indennità decurtate a seguito di legge regionale, bocciata dalla Consulta. Occorre un atto politico del Consiglio regionale - ribadisce la Cgil Puglia - che sancisca l'esigenza che i rappresentanti eletti diano l'esempio e accettino la rinuncia alle indennità per dimostrare senso di responsabilità e sensibilità nei confronti dei pugliesi, che in questa fase sono chiamati a sostenere le esigenze di bilancio della Puglia attraverso l'aumento dell'addizionale Irpef, ticket sulle ricette mediche e l'abbassamento della soglia di esenzione al pagamento dei ticket».
Per il Comitato Direttivo della Cgil Puglia «è doveroso che i consiglieri che accampano crediti facciano un atto di rinuncia delle spettanze arretrate, che andrebbero destinate ad attenuare il carico della tassazione per le fasce più deboli della popolazione. La somma di 5 milioni di euro, a cui ammonterebbero gli arretrati, è oltre tre volte superiore a quella necessaria per esentare cassintegrati e lavoratori in mobilità del pagamento del ticket di 36,15 euro sulla specialistica, che si aggrava dell'ulteriore ticket di 10 euro previsto dalla manovra del Governo nazionale. Oltretutto - conclude la Cgil Puglia - è bene tener presente che la riduzione del 10% dell'indennità dei consiglieri regionali si rese necessaria come forma di solidarietà nei confronti dei cittadini gravati nel 2006 da una manovra abbastanza pesante sui redditi».
Secondo Colaianni «le differenze non sono suscettibili di rimborso per effetto del termine fissato a pena di decadenza dall'art. 21 l.1034/1971 per impugnare l'atto amministrativo». Sarebbero, dunque, scaduti i termini entro i quali poter presentare ricorso.
«Non essendo stata impugnata nei termini di rito la determinazione dell'Ufficio di Presidenza - continua Colaianni - pur se invalida nella misura in cui si basi un presupposto di legislazione statale poi venuto meno, è comunque efficace ed ha sorretto e sorregge, in ragione della sua raggiunta inoppugnabilità, la successiva azione amministrativa che ha portato e porta alla decurtazione periodica del trattamento economico nella misura del 10%».
Il taglio del 10% sugli stipendi, per l'avvocatura regionale, è dunque valido perché nessuno ha presentato ricorso in tempo utile, ovvero entro il 7 luglio 2007. Il Tribunale Amministrativo Regionale, inoltre, dovrebbe annullare il taglio delle indennità solo in presenza di un «interesse pubblico, forse difficile da dimostrare - si legge in una nota della Regione Puglia - in periodi di difficoltà economiche come quello in essere».
Secondo il Comitato Direttivo della Cgil Puglia «è assolutamente inconciliabile con la fase di difficoltà che il Paese e la Puglia stanno vivendo il rimborso ai consiglieri regionali delle indennità decurtate a seguito di legge regionale, bocciata dalla Consulta. Occorre un atto politico del Consiglio regionale - ribadisce la Cgil Puglia - che sancisca l'esigenza che i rappresentanti eletti diano l'esempio e accettino la rinuncia alle indennità per dimostrare senso di responsabilità e sensibilità nei confronti dei pugliesi, che in questa fase sono chiamati a sostenere le esigenze di bilancio della Puglia attraverso l'aumento dell'addizionale Irpef, ticket sulle ricette mediche e l'abbassamento della soglia di esenzione al pagamento dei ticket».
Per il Comitato Direttivo della Cgil Puglia «è doveroso che i consiglieri che accampano crediti facciano un atto di rinuncia delle spettanze arretrate, che andrebbero destinate ad attenuare il carico della tassazione per le fasce più deboli della popolazione. La somma di 5 milioni di euro, a cui ammonterebbero gli arretrati, è oltre tre volte superiore a quella necessaria per esentare cassintegrati e lavoratori in mobilità del pagamento del ticket di 36,15 euro sulla specialistica, che si aggrava dell'ulteriore ticket di 10 euro previsto dalla manovra del Governo nazionale. Oltretutto - conclude la Cgil Puglia - è bene tener presente che la riduzione del 10% dell'indennità dei consiglieri regionali si rese necessaria come forma di solidarietà nei confronti dei cittadini gravati nel 2006 da una manovra abbastanza pesante sui redditi».