Tribunale di Bari
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Cronaca

Soffocò la figlia di tre mesi, ecco le motivazioni della condanna a 16 anni

Secondo i giudici Difonzo non voleva uccidere ma solo "ledere"

Sono state rese le motivazioni della sentenza di primo grado con cui la Corte d'Assise di Bari ha condannato Giuseppe Difonzo alla pena di 16 anni per il reato di omicidio preterintenzionale per aver ucciso la figlia che aveva soltanto tre mesi e mezzo, soffocandola nel sonno in un lettino di ospedale. Una vicenda terribile che ha scosso la città di Altamura e non solo.

L'accusa aveva chiesto la pena massima per omicidio volontario. Nella sentenza, invece, il reato contestato è l'omicidio preterintenzionale. Secondo i giudici, dunque, non ci fu volontarietà né premeditazione. Nelle motivazioni, infatti, si legge che Difonzo non voleva uccidere la figlia bensì voleva soltanto "ledere" in modo da attirare l'attenzione su di sé e ciò è dovuto ad "una sindrome di Munchausen per procura". Vale a dire che gli atti inflitti alla bambina servivano per veicolare su di sé la compassione degli altri. In questi atti - secondo i giudici - non c'era una "volontà omicidiaria", non c'era l'intenzione di porre in essere atti lesivi "irreversibili".

Difonzo è stato condannato per aver uccisa la figlia con azione meccanica, cioè per soffocamento, mentre era ricoverata in ospedale al "Giovanni XIII" di Bari nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2016. La piccola ha avuto una tristissima vita: per 67 giorni è stata in vari ospedali, sempre con problemi di respirazione. Per l'accusa imputabili sempre a Difonzo che è accusato anche di aver tentato due volte di uccidere la bambina. Questi due episodi, per i quali l'accusa addebitava il tentato omicidio, sono stati ritenuti "lesioni volontarie" dai giudici per la stessa motivazione, vale a dire che non voleva uccidere.

La Procura, convinta della prospettazione accusatoria dell'omicidio volontario per cui ha chiesto l'ergastolo, impugnerà la sentenza,

E' stata la seconda condanna per Difonzo, a cui sono stati già inflitti tre anni di reclusione per una violenza sessuale ai danni di una minorenne, figlia di un'amica della compagna di allora di Difonzo. Quest'ultima si è costituita parte civile nel processo per l'uccisione della figlia.
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