La città
«Questa banca non rende i miei risparmi»
La protesta di Vito Labalestra. La risposta della Banca Popolare di Puglia e Basilicata
Altamura - martedì 15 novembre 2011
12.00
«Questa banca non rende i miei risparmi». Il cassanese Vito Labalestra, ieri mattina, ha protestato davanti alla sede altamurana della Banca Popolare di Puglia e Basilicata vestendosi di un cartello con cui lamentava un «trattamento ingiusto» dell'istituto bancario nei suoi confronti. «Rivoglio indietro i miei soldi. Quando ho aperto il conto in questa banca - spiega - mi hanno detto che così i miei risparmi non avrebbero reso niente. Mi hanno parlato di "prodotti" in cui investire. Sono stato convinto a sottoscrivere le loro azioni. Ero uno dei clienti migliori. Passati tre anni, ho chiesto indietro i soldi. Mi rimandavano di settimana in settimana, chiedendomi anche di produrre una domanda scritta per disinvestire una quota parte delle mie azioni. Più i giorni passavano, più si avvicinavano i termini entro i quali avrei potuto presentare questa richiesta. E i termini, infatti, sono scaduti. Dopo tre anni non ho ancora avuto i miei soldi. Mi hanno pagato solo alcune azioni perché c'è stato un mio intervento all'assemblea straordinaria dei soci dello scorso anno e ordinaria di quest'anno. Mi hanno anche detto che le nostre azioni sono illiquide e che devo trovare io qualcuno a cui poterle vendere. Vogliono restituirmele al prezzo a cui le ho pagate. Al valore reale, ti dicono che non ci sono soldi. Quando mi hanno fatto sottoscrivere le azioni, queste cose non esistevano». Dal 2006 Labalestra è socio della Banca Popolare di Puglia e Basilicata. Ha investito in azioni i risparmi della liquidazione, delle eredità dei genitori e di sua figlia presso la sede di Acquaviva delle Fonti della Banca Popolare di Puglia e Basilicata. «Secondo l'accordo - continua - avrei potuto riconvertire le azioni in denaro dopo tre anni, ovvero il 29 dicembre 2009. Ma questo non è avvenuto e attendo ancora». Labalestra ha acquistato le sue azioni gradualmente.
Il presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata Pasquale Caso spiega «che non si tratta di risparmi, ovvero di libretti e di certificati di deposito, ma di un'attività di investimento personale di Labalestra. Ha investito acquistando titoli della nostra banca e negli ultimi tre anni ha fatto trading comprando e vendendo. Noi siamo soddisfatti che così abbia anche avuto delle plusvalenze». E chiarisce: «Ci sono stati momenti in cui ha acquistato ad un valore inferiore rispetto a quello a cui ha venduto. Nell'ultimo periodo il trading è diventato rischioso in tutto il mondo. In questo momento c'è un mercato meno propenso a dargli un "premio"». Il deposito di risparmio o il conto corrente rappresenta un "debito" della banca nei confronti del cliente, che versa i suoi soldi. I fondi sono disponibili appena il titolare di tale rapporto esprima il bisogno di entrarne in possesso. Per l'investimento in forme azionarie, il discorso è diverso. «L'ipotesi della restituzione dei fondi versati da parte della banca - spiega Domenico Longo, vicedirettore generale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata - rappresenterebbe una riduzione del capitale sociale, che Labalestra ha incrementato sottoscrivendo azioni. Quando un cliente vuole liquidare un investimento in azioni, i soldi gli vengono consegnati da chi, sul mercato, decide di acquistare quelle azioni secondo un prezzo dettato dall'incontro fra la domanda e l'offerta». Se, dunque, il mercato attraversa un momento di difficoltà, si ripercuote sulle quotazioni.
«Nonostante le difficoltà del mercato - continua Longo - alcuni clienti, percependo il valore insito nelle nostre azioni, hanno dato la disponibilità, anche nel 2011, a sottoscrivere le azioni al prezzo nominale. Labalestra, sebbene il mercato versi in una situazione di crisi, è riuscito a vendere le sue azioni al prezzo che si era prefisso, cioè al valore nominale. Noi lo abbiamo assecondato e appoggiato, cogliendo quelle poche opportunità per collocare alcune delle sue azioni al prezzo che lui aveva indicato. Questa nostra disponibilità, però, non può andare oltre, perché se il cliente acquirente, che vuole diventare socio comprando le sue azioni, ritiene, nel momento in cui decide di sottoscriverle, di valorizzarle e di valutarle un centesimo in meno rispetto al prezzo di vendita, noi non possiamo che assistere al mancato incontro fra i due prezzi».
«Nel 2011 Labalestra ha venduto quasi la metà del suo pacchetto azionario ad un prezzo elevato, ben superiore a quello di acquisto», aggiunge Caso. «Non può pretendere che le cose vadano sempre così. La banca presta il cosiddetto servizio di "mediazione", definito, secondo l'art. 5-sexies del D. Lgs. 58/98 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria" ), come "l'attività consistente nel mettere in contatto due o più investitori, rendendo così possibile la conclusione di un'operazione fra loro". Non può fare altro».
Il presidente della Banca Popolare di Puglia e Basilicata Pasquale Caso spiega «che non si tratta di risparmi, ovvero di libretti e di certificati di deposito, ma di un'attività di investimento personale di Labalestra. Ha investito acquistando titoli della nostra banca e negli ultimi tre anni ha fatto trading comprando e vendendo. Noi siamo soddisfatti che così abbia anche avuto delle plusvalenze». E chiarisce: «Ci sono stati momenti in cui ha acquistato ad un valore inferiore rispetto a quello a cui ha venduto. Nell'ultimo periodo il trading è diventato rischioso in tutto il mondo. In questo momento c'è un mercato meno propenso a dargli un "premio"». Il deposito di risparmio o il conto corrente rappresenta un "debito" della banca nei confronti del cliente, che versa i suoi soldi. I fondi sono disponibili appena il titolare di tale rapporto esprima il bisogno di entrarne in possesso. Per l'investimento in forme azionarie, il discorso è diverso. «L'ipotesi della restituzione dei fondi versati da parte della banca - spiega Domenico Longo, vicedirettore generale della Banca Popolare di Puglia e Basilicata - rappresenterebbe una riduzione del capitale sociale, che Labalestra ha incrementato sottoscrivendo azioni. Quando un cliente vuole liquidare un investimento in azioni, i soldi gli vengono consegnati da chi, sul mercato, decide di acquistare quelle azioni secondo un prezzo dettato dall'incontro fra la domanda e l'offerta». Se, dunque, il mercato attraversa un momento di difficoltà, si ripercuote sulle quotazioni.
«Nonostante le difficoltà del mercato - continua Longo - alcuni clienti, percependo il valore insito nelle nostre azioni, hanno dato la disponibilità, anche nel 2011, a sottoscrivere le azioni al prezzo nominale. Labalestra, sebbene il mercato versi in una situazione di crisi, è riuscito a vendere le sue azioni al prezzo che si era prefisso, cioè al valore nominale. Noi lo abbiamo assecondato e appoggiato, cogliendo quelle poche opportunità per collocare alcune delle sue azioni al prezzo che lui aveva indicato. Questa nostra disponibilità, però, non può andare oltre, perché se il cliente acquirente, che vuole diventare socio comprando le sue azioni, ritiene, nel momento in cui decide di sottoscriverle, di valorizzarle e di valutarle un centesimo in meno rispetto al prezzo di vendita, noi non possiamo che assistere al mancato incontro fra i due prezzi».
«Nel 2011 Labalestra ha venduto quasi la metà del suo pacchetto azionario ad un prezzo elevato, ben superiore a quello di acquisto», aggiunge Caso. «Non può pretendere che le cose vadano sempre così. La banca presta il cosiddetto servizio di "mediazione", definito, secondo l'art. 5-sexies del D. Lgs. 58/98 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria" ), come "l'attività consistente nel mettere in contatto due o più investitori, rendendo così possibile la conclusione di un'operazione fra loro". Non può fare altro».