Eventi e cultura
Presentato ad Altamura "Castelli Medievali" di Raffaele Licinio
La nuova edizione del volume è stata curata dalla giovane casa editrice Caratteri Mobili. Quando si parla di Storia, si parla di fonti
Altamura - martedì 5 ottobre 2010
09.44
Una serata dal tono informale e molto partecipata. Lo scorso 2 ottobre, presso masseria Martucci (Centro Studi Torre di Nebbia), è stata presentata la nuova edizione del libro di Raffaele Licinio "Castelli Medievali. Puglia e Basilicata: dai Normanni a Federico II e Carlo I d'Angiò". La prima edizione, curata dalla casa editrice Dedalo, risale al 1994. Una pubblicazione che ha conseguito diversi premi nazionali e regionali. Fra questi, il Premio speciale "Gaetano Cingari - Studi sul Mezzogiorno", all'interno del "Premio Rhegium Julii", come miglior volume di storia del Mezzogiorno, e il "Premio speciale della Giuria" nella XIV edizione del "Premio di Studio Conversano - Maria Marangelli".
La nuova edizione del libro di Licinio - ordinario di Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari - è stata curata dalla casa editrice Caratteri Mobili, nata a febbraio scorso da un incontro casuale di tre giovani uniti dalla passione per il mondo editoriale. Clara Patella di Altamura, Grazia Turchiano di Bitetto e Arcangelo Licinio di Bari hanno lanciato questo ambizioso progetto, puntando soprattutto sulla qualità del prodotto editoriale. "Castelli Medievali" è la prima pubblicazione della collana di Studi Storici, diretta da Raffaele Licinio e da Francesco Violante. La nuova casa editrice, con sede a Bari, sta già lavorando su altre pubblicazioni in uscita nei prossimi mesi.
Raffaele Licinio ha catturato l'attenzione del pubblico chiamando in causa i documenti. Perché la ricostruzione storica è frutto di una minuziosa ricerca basata sulle fonti. Non su leggende, miti o favole. Dopo l'introduzione di Piero Castoro (Centro Studi Torre di Nebbia), ha preso la parola Dino Borri, ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica presso il Politecnico di Bari. A lui il compito di presentare la nuova edizione del libro di Licinio, interamente riveduta ed ampliata con cartine di localizzazione geografica, con una Bibliografia aggiornata all'aprile 2010 e, in Appendice, con il saggio Castel del Monte: stereotipi e dati storici di Massimiliano Ambruoso, responsabile di un gruppo di ricerca sul castello federiciano.
Borri ha parlato del libro di Licinio come di un "attento resoconto di un'organizzazione territoriale vista attraverso queste macchine (ndr, i castelli). Una spietata ricostruzione delle cose - ha aggiunto - che getta una luce straordinaria sui processi urbani". Il volume ricostruisce genesi e funzioni - reali e simboliche - di un vero e proprio "sistema castellare" che, organizzato dal primo re normanno Ruggero II, viene poi ristrutturato e rafforzato dall'imperatore svevo Federico II e, in parte, dall'angioino Carlo I. Particolare attenzione è riservata al processo di "incastellamento" del Mezzogiorno bassomedievale. Borri ha posto l'accento sul fenomeno dell'incastellamento analizzato nel libro di Licinio, parlando di una "funzione organizzativa finalizzata non soltanto a difendere il territorio, ma anche a governarlo".
Licinio, a tratti ironico, ha spiegato che il titolo del libro indica il "voler puntare proprio sui castelli". Ha, inoltre, aggiunto che nel 1994, anno di uscita della prima edizione, ricorreva l'anniversario di nascita di Federico II di Svevia, dunque "non si poteva fare a meno di citarlo nel sottotitolo".
"Parlo di sistema perché Federico II trasforma una rete in sistema. È importante – ha aggiunto l'autore – che oltre al fenomeno dell'incastellamento, si colga proprio il castello che, nel Mezzogiorno d'Italia, dai normanni a Federico II di Svevia, non è semplicemente una macchina da guerra, ma anche uno strumento di di governo del territorio. Questo da quando viene creato il regno, cioè con Ruggero II". Lo testimonia un cronista dell'epoca.
L'incastellamento in età normanna e, dunque, la presenza del castello in un territorio, ne avrebbe determinato lo sviluppo sul piano demografico ed economico, favorendo l'agricoltura soprattutto cerealicola.
"È stato Ruggero II - ha chiarito Licinio – a realizzare il primo grande elemento di novità nel territorio. Quando Federico II scende nel Mezzogiorno d'Italia, trova già la corte palermitana, trova già elementi multietnici e multiculturali. A Federico II spetta mettere a posto la rete di castelli ereditata dal nonno, cioè da Ruggero II". Dunque, Federico avrebbe "recuperato" castelli già esistenti in precedenza, costruendo lì dove queste strutture mancavano. Volontà di Federico II era quella di "creare un sistema, non una rete, perché, secondo le sue direttive, i castelli avrebbero dovuto supportarsi l'un l'altro". Un accenno anche alle culture presenti nel Medioevo, "unite dal simbolismo e non dall'esoterismo". Non poteva mancare un riferimento a Castel del Monte: "L'ottagono di Castel del Monte è un castrum, è la rappresentazione in pietra del potere di Federico II, della sua corona, che è ottagonale", ha concluso Licinio. Nessuna teoria esoterica legherebbe, dunque, la struttura allo Svevo. E il "mito" dei Templari? Anche su questo Licinio è chiaro: "In tutta la Puglia erano pochissimi e a Castel del Monte non ci sono mai stati". E riguardo alla notizia secondo la quale Federico II avrebbe voluto e ottenuto a corte il noto matematico Leonardo Fibonacci, l'autore dichiara: "Si tratta di un clamoroso falso, Fibonacci non ha mai accettato di stare nella corte di Federico II di Svevia". Un riferimento anche ad Altamura, dove "Federico II non ha mai fatto costruire un castello".
Presente all'incontro anche il prof. Pietro Pepe, ex presidente del Consiglio regionale, entrato recentemente a far parte - con delega dell'Assessorato al Mediterraneo - del Consiglio d'Amministrazione del Centro di Studi Normanno-Svevi dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", ente morale partecipato della Regione Puglia presieduto dal rettore prof. Corrado Petrocelli e diretto dal prof. Raffaele Licinio. Ad accogliere i presenti all'ingresso di Masseria Martucci, un modellino della stessa, riprodotta in miniatura dall'altamurano Lorenzo Sardone.
La nuova edizione del libro di Licinio - ordinario di Storia medievale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bari - è stata curata dalla casa editrice Caratteri Mobili, nata a febbraio scorso da un incontro casuale di tre giovani uniti dalla passione per il mondo editoriale. Clara Patella di Altamura, Grazia Turchiano di Bitetto e Arcangelo Licinio di Bari hanno lanciato questo ambizioso progetto, puntando soprattutto sulla qualità del prodotto editoriale. "Castelli Medievali" è la prima pubblicazione della collana di Studi Storici, diretta da Raffaele Licinio e da Francesco Violante. La nuova casa editrice, con sede a Bari, sta già lavorando su altre pubblicazioni in uscita nei prossimi mesi.
Raffaele Licinio ha catturato l'attenzione del pubblico chiamando in causa i documenti. Perché la ricostruzione storica è frutto di una minuziosa ricerca basata sulle fonti. Non su leggende, miti o favole. Dopo l'introduzione di Piero Castoro (Centro Studi Torre di Nebbia), ha preso la parola Dino Borri, ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica presso il Politecnico di Bari. A lui il compito di presentare la nuova edizione del libro di Licinio, interamente riveduta ed ampliata con cartine di localizzazione geografica, con una Bibliografia aggiornata all'aprile 2010 e, in Appendice, con il saggio Castel del Monte: stereotipi e dati storici di Massimiliano Ambruoso, responsabile di un gruppo di ricerca sul castello federiciano.
Borri ha parlato del libro di Licinio come di un "attento resoconto di un'organizzazione territoriale vista attraverso queste macchine (ndr, i castelli). Una spietata ricostruzione delle cose - ha aggiunto - che getta una luce straordinaria sui processi urbani". Il volume ricostruisce genesi e funzioni - reali e simboliche - di un vero e proprio "sistema castellare" che, organizzato dal primo re normanno Ruggero II, viene poi ristrutturato e rafforzato dall'imperatore svevo Federico II e, in parte, dall'angioino Carlo I. Particolare attenzione è riservata al processo di "incastellamento" del Mezzogiorno bassomedievale. Borri ha posto l'accento sul fenomeno dell'incastellamento analizzato nel libro di Licinio, parlando di una "funzione organizzativa finalizzata non soltanto a difendere il territorio, ma anche a governarlo".
Licinio, a tratti ironico, ha spiegato che il titolo del libro indica il "voler puntare proprio sui castelli". Ha, inoltre, aggiunto che nel 1994, anno di uscita della prima edizione, ricorreva l'anniversario di nascita di Federico II di Svevia, dunque "non si poteva fare a meno di citarlo nel sottotitolo".
"Parlo di sistema perché Federico II trasforma una rete in sistema. È importante – ha aggiunto l'autore – che oltre al fenomeno dell'incastellamento, si colga proprio il castello che, nel Mezzogiorno d'Italia, dai normanni a Federico II di Svevia, non è semplicemente una macchina da guerra, ma anche uno strumento di di governo del territorio. Questo da quando viene creato il regno, cioè con Ruggero II". Lo testimonia un cronista dell'epoca.
L'incastellamento in età normanna e, dunque, la presenza del castello in un territorio, ne avrebbe determinato lo sviluppo sul piano demografico ed economico, favorendo l'agricoltura soprattutto cerealicola.
"È stato Ruggero II - ha chiarito Licinio – a realizzare il primo grande elemento di novità nel territorio. Quando Federico II scende nel Mezzogiorno d'Italia, trova già la corte palermitana, trova già elementi multietnici e multiculturali. A Federico II spetta mettere a posto la rete di castelli ereditata dal nonno, cioè da Ruggero II". Dunque, Federico avrebbe "recuperato" castelli già esistenti in precedenza, costruendo lì dove queste strutture mancavano. Volontà di Federico II era quella di "creare un sistema, non una rete, perché, secondo le sue direttive, i castelli avrebbero dovuto supportarsi l'un l'altro". Un accenno anche alle culture presenti nel Medioevo, "unite dal simbolismo e non dall'esoterismo". Non poteva mancare un riferimento a Castel del Monte: "L'ottagono di Castel del Monte è un castrum, è la rappresentazione in pietra del potere di Federico II, della sua corona, che è ottagonale", ha concluso Licinio. Nessuna teoria esoterica legherebbe, dunque, la struttura allo Svevo. E il "mito" dei Templari? Anche su questo Licinio è chiaro: "In tutta la Puglia erano pochissimi e a Castel del Monte non ci sono mai stati". E riguardo alla notizia secondo la quale Federico II avrebbe voluto e ottenuto a corte il noto matematico Leonardo Fibonacci, l'autore dichiara: "Si tratta di un clamoroso falso, Fibonacci non ha mai accettato di stare nella corte di Federico II di Svevia". Un riferimento anche ad Altamura, dove "Federico II non ha mai fatto costruire un castello".
Presente all'incontro anche il prof. Pietro Pepe, ex presidente del Consiglio regionale, entrato recentemente a far parte - con delega dell'Assessorato al Mediterraneo - del Consiglio d'Amministrazione del Centro di Studi Normanno-Svevi dell'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", ente morale partecipato della Regione Puglia presieduto dal rettore prof. Corrado Petrocelli e diretto dal prof. Raffaele Licinio. Ad accogliere i presenti all'ingresso di Masseria Martucci, un modellino della stessa, riprodotta in miniatura dall'altamurano Lorenzo Sardone.