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Cronaca

Pizzo sulle forniture Asl

Ai domiciliari l'ex direttore amministrativo ed il responsabile Economato dell'ospedale di Altamura. Prodotti vari con prezzi... alle stelle

Questa mattina sono stati arrestati e posti ai domiciliari Vito Caiati, 63 anni di Bari, ex direttore amministrativo degli ospedali di Altamura e Putignano, e Michele Dibattista, 59 anni di Gravina di Puglia, responsabile dell'Ufficio Economato dell'ospedale di Altamura. L'accusa è di peculato, falsità ideologica in atti pubblici, frode in pubbliche forniture e concussione.

L'arresto è stato eseguito dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari e dai Carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria su ordine di custodia cautelare ai domiciliari disposto dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura della Repubblica.

La Procura ha, inoltre, disposto il sequestro preventivo d'urgenza di 783,499,84 euro, che la Asl di Bari avrebbe dovuto ancora pagare al fornitore indagato nella stessa inchiesta. Sono stati sequestrati anche cinque computer nella disponibilità di Vito Caiati. Su questi beni mobili la Procura intende sperimentare la possibilità che siano immediatamente messi a disposizione dell'attività giudiziaria. Possibilità rinveniente dall'applicazione del "Pacchetto sicurezza", che stabilisce che gli Uffici giudiziari possano utilizzare "Beni mobili anche registrati".

Agli inizi del 2010, in seguito ad accertamenti interni, la dirigenza della Asl di Bari riscontrò pesanti anomalie nella gestione amministrativa del presidio ospedaliero Altamura-Putignano. Nel solo 2009 erano stati acquistati prodotti - materiale di cancelleria, mobili per ufficio, computer e programmi operativi - sempre da imprese riconducibili ad un commerciante operante nella zona di Bitonto-Palo del Colle per circa 700mila euro. Gli acquisti, tutti riconducibili a Vito Caiati, erano stati frazionati artificiosamente e senza mai effettuare ricerche di mercato, o meglio, simulando una comparazione che avveniva sempre fra le società - create ad hoc - riconducibili allo stesso soggetto, che nell'inchiesta è stato denunciato. Il tutto a spregio alle precise procedure per l'affidamento delle forniture agli enti pubblici, previste dalla normative in materia. Di tutto ciò era stata informata l'Autorità giudiziaria, che avviò un'inchiesta.

E' con questo metodo che Vito Caiati, con la fattiva collaborazione di Michele Dibattista, è riuscito a creare un peculiare sistema di frode alla Asl, per la quale lavorava. Un rapporto di lavoro che ai due, in modo particolare al Caiati, ha portato benefici sia in denaro - questi pretendeva il 20% dell'importo delle forniture richieste - ma anche beni come televisori, computer e mobili. Regalie che l'imprenditore - titolare di ben cinque società operanti tutte nello stesso settore - sosteneva e che recuperava aumentando il prezzo degli articoli forniti anche del 1.200%. Un frigo-bar che ha come prezzo di mercato circa 300 euro, alla Asl arrivava a costare oltre 1.800. Poltrone che costavano circa 1.300 euro l'una, computer che superavano anche i 2.000 euro. Ma la truffa avveniva anche sugli articoli di cancelleria. Un cd veniva pagato 80 centesimi, il doppio rispetto al prezzo di mercato.

La differenza fra il costo reale e quello fatturato per essere, poi, pagato dalla Asl, serviva a pagare la tangente al Caiati e a recuperare i soldi spesi nei tanti regali personali che quest'ultimo pretendeva dall'imprenditore. Quando il recupero non era sufficiente, l'indagato provvedeva anche ad emettere fatture per articoli mai consegnati. Numerosi, poi, i regali che l'ex direttore del presidio ospedaliero riceveva, la maggior parte espressamente richiesti: dai portamonete e le borse ai televisori cd e il computer Apple per la moglie dell'arrestato, finanche le sedie per la casa. Ma il fornitore, ancorché fosse vessato dall'attività concussoria del Caiati, pur di non perdere la Asl come cliente, si è persino offerto di svolgere il ruolo di autista a servizio dell'ex dirigente Asl.

L'attività investigativa della Guardia di Finanza e dei Carabinieri della Polizia Giudiziaria, coordinata dalla Procura, ha permesso non solo di scoprire il fraudolento sistema con il quale venivano effettuate le forniture alla Asl per oltre un milione di euro, ma ha impedito che altri circa 800mila, già stanziati, fossero liquidati. Limitando così il danno economico nei confronti dell'Ente pubblico.

La sperimentazione, poi, delle norme del "Pacchetto Sicurezza" metterà subito a disposizione degli Uffici giudiziari cinque computer di ultima generazione, fra i quali un Imac da 22 pollici, un Apple, un Toshiba portatile e due Acer. I pc che erano stati frutto di una "tangente", diventeranno, a breve, strumenti per una Giustizia più efficiente.

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