Eventi e cultura
Passione + Solidarietà = Teatro per il Sociale
Successo per la commedia “La gnostre d’umbirne”
Altamura - lunedì 12 aprile 2010
13.01
Passione + Solidarietà = Teatro per il Sociale. Chi ha assisto ad alcune rappresentazioni della compagnia altamurana, può confermare che la matematica non è un'opinione. Il risultato dell'addizione, infatti, non può che essere tale. Spettacoli coinvolgenti, affollati e, soprattutto, molto attesi dai cittadini (e non solo), che partecipano attivamente con applausi e ripetute risate. Segno, questo, che Teatro per il Sociale fa sempre breccia nel cuore della gente. Non solo per la simpatia dei suoi componenti e per la loro capacità di richiamare e preservare tradizioni e usanze di un tempo, ma anche per lo scopo benefico di un impegno continuo e costante. Esemplare in un mondo dove, spesso, "niente si fa per niente".
Pienone per lo spettacolo La gnostre d'umbirne (Claustro Inferno), commedia in tre atti di Vito Di Mola, diretta e rivisitata da Franceschino Terranova, in scena dal 9 al 12 aprile (ultimo appuntamento previsto per stasera) presso l'auditorium della chiesa "Trasfigurazione". La stessa rappresentazione fu presentata con successo diversi anni fa. Dietro richiesta di molti cittadini, Teatro per il Sociale ha voluto riproporla "per la sua genuina comicità". La scenografia, curata nei minimi dettagli, mostra Claustro Inferno così come si presentava negli anni '50, periodo in cui è ambientata l'azione. L'opera è stata definita, ad inizio serata, "un bellissimo quadro del nostro passato" privo, però, di cornice. Una cornice creata e offerta agli spettatori dalla stessa compagnia altamurana. Nella commedia appaiono personaggi e mestieri ormai dimenticati. Due dei protagonisti (Vincinze e Antoniette) presentano problemi e difetti fisici (uno è gobbo, l'altra è zoppa) a causa dei quali, in passato, si veniva discriminati.
A calcare le scene, dunque, una comicità che invita alla riflessione. Che mostra due mondi e, dunque, due modi di vedere completamente differenti. Quello del Sud, rappresentato dagli abitanti e dai frequentatori di Claustro Inferno, legati alle proprie tradizioni e usanze persino nella parlata dialettale, e quello del Nord, rappresentato da Michele, un ragazzo dalle origini altamurane ma residente a Milano. Quest'ultimo, infatti, giunge ad Altamura per cercare uno zio e per acquistare un toro. Trova, invece, Carmele, moglie di Peppine e madre di Sisine, che fa di tutto per dargli in sposa sua figlia, innamorata, invece, di un fornaio. Questo perché Carmele pensa che la professione di Michele, prestinaio, consista nel "prestare i soldi", posseduti in abbondanza dal giovane. Invece prestinaio, nella parlata milanese, significa proprio fornaio.
Sulla scena, oltre ad innumerevoli personaggi, tra i quali anche il prete, l'ubriaco, gli zingari, il garzone, il fognino, si intrecciano divertenti quadretti di vita familiare e di quartiere, dove, un tempo (ma i tempi, si sa, a volte mantengono delle costanti), tutti sapevano di tutti.
Il ricavato delle quattro serate sarà interamente devoluto a scopi umanitari. Una parte verrà destinata al Rwanda, dove, grazie a fondi raccolti dal Teatro per il Sociale (euro 15.000 su un totale di spesa di euro 20.000), è stata già realizzata una pompa per conduttura dell'acqua che eviterà ai bambini del posto di percorrere a piedi tanti chilometri per un bicchiere di acqua.
Pienone per lo spettacolo La gnostre d'umbirne (Claustro Inferno), commedia in tre atti di Vito Di Mola, diretta e rivisitata da Franceschino Terranova, in scena dal 9 al 12 aprile (ultimo appuntamento previsto per stasera) presso l'auditorium della chiesa "Trasfigurazione". La stessa rappresentazione fu presentata con successo diversi anni fa. Dietro richiesta di molti cittadini, Teatro per il Sociale ha voluto riproporla "per la sua genuina comicità". La scenografia, curata nei minimi dettagli, mostra Claustro Inferno così come si presentava negli anni '50, periodo in cui è ambientata l'azione. L'opera è stata definita, ad inizio serata, "un bellissimo quadro del nostro passato" privo, però, di cornice. Una cornice creata e offerta agli spettatori dalla stessa compagnia altamurana. Nella commedia appaiono personaggi e mestieri ormai dimenticati. Due dei protagonisti (Vincinze e Antoniette) presentano problemi e difetti fisici (uno è gobbo, l'altra è zoppa) a causa dei quali, in passato, si veniva discriminati.
A calcare le scene, dunque, una comicità che invita alla riflessione. Che mostra due mondi e, dunque, due modi di vedere completamente differenti. Quello del Sud, rappresentato dagli abitanti e dai frequentatori di Claustro Inferno, legati alle proprie tradizioni e usanze persino nella parlata dialettale, e quello del Nord, rappresentato da Michele, un ragazzo dalle origini altamurane ma residente a Milano. Quest'ultimo, infatti, giunge ad Altamura per cercare uno zio e per acquistare un toro. Trova, invece, Carmele, moglie di Peppine e madre di Sisine, che fa di tutto per dargli in sposa sua figlia, innamorata, invece, di un fornaio. Questo perché Carmele pensa che la professione di Michele, prestinaio, consista nel "prestare i soldi", posseduti in abbondanza dal giovane. Invece prestinaio, nella parlata milanese, significa proprio fornaio.
Sulla scena, oltre ad innumerevoli personaggi, tra i quali anche il prete, l'ubriaco, gli zingari, il garzone, il fognino, si intrecciano divertenti quadretti di vita familiare e di quartiere, dove, un tempo (ma i tempi, si sa, a volte mantengono delle costanti), tutti sapevano di tutti.
Il ricavato delle quattro serate sarà interamente devoluto a scopi umanitari. Una parte verrà destinata al Rwanda, dove, grazie a fondi raccolti dal Teatro per il Sociale (euro 15.000 su un totale di spesa di euro 20.000), è stata già realizzata una pompa per conduttura dell'acqua che eviterà ai bambini del posto di percorrere a piedi tanti chilometri per un bicchiere di acqua.