Carabinieri
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Cronaca

Operazione "Secondopiano"

Sequestrati beni per 30 milioni di euro. Colpito soprattutto il pregiudicato Raffaele Dipalma

In esecuzione di un'ordinanza emessa il 22 febbraio dal Tribunale di Bari (Sezione Misure di Prevenzione, collegio F.La Malfa, A.Marrone,F. Mattiace), i Carabinieri della Compagnia di Altamura - in collaborazione con colleghi di Matera, Cosenza, Monfalcone e San Donato Milanese - hanno sequestrato, questa mattina, beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari a circa 30 milioni di euro. Il sequestro ha colpito principalmente Raffaele Dipalma, cinquantanovenne pregiudicato, già libero vigilato e coinvolto in note operazioni di polizia ("Gravina", "Canto del Cigno"), che avevano dimostrato la sua contiguità con i principali clan mafiosi operanti a Gravina in Puglia e nelle zone limitrofe (Mangione, Gigante, Matera). Secondopiano è il nome dato all'indagine patrimoniale e finanziaria da cui è scaturito il sequestro. L'operazione si inquadra in un'ampia attività di contrasto alla locale criminalità organizzata, rivolta soprattutto ad aggredire i patrimoni acquisiti illecitamente, in conformità alle direttive che provengono dalla Procura della Repubblica di Bari.

Gli accertamenti, svolti dai Carabinieri di Altamura e coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, hanno permesso di appurare che Dipalma ed alcuni membri della sua famiglia, a fronte di modesti redditi dichiarati, risultano essere proprietari, anche attraverso interposte persone fisiche e giuridiche, di 98 cespiti immobiliari (19 terreni edificabili e 79 immobili tra appartamenti, locali commerciali, magazzini ed autorimesse), 4 società (due imprese edili, una finanziaria ed un'azienda di produzione e vendita materassi), 3 autovetture, depositi bancari presso 8 diversi istituti di credito. A nulla sono serviti i tentativi di depistare le autorità attraverso fittizie cessioni di quote societarie a dei prestanome - anche loro destinatari della misura in atto - o i successivi investimenti in altre attività di per sé lecite. Tali investimenti, stando agli inquirenti, sarebbero stati effettuati partendo da un patrimonio "inquinato in origine", perchè derivante dai proventi di attività delittuose.
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