Cronaca
Omicidio Dambrosio, un collaboratore di giustizia confessa
"Se a quelli hanno fatto il sequestro di 500mila euro, a noi che ci fanno che abbiamo l'omicidio?". Biagio Azzilonna riferisce particolari, nomi e circostanze
Altamura - venerdì 19 novembre 2010
10.26
La notizia era stata tenuta segreta dagli investigatori perché, dopo l'arresto, aveva deciso di collaborare con la giustizia. Si tratta di Biagio Azzilonna, soprannominato "Missile", arrestato lo scorso 21 settembre nel bed & breakfast di Taviano, in provincia di Lecce, insieme a Michele Loiudice e a Francesco Palmieri con l'accusa di aver fatto parte del commando che il 6 settembre scorso ha ucciso Bartolomeo Dambrosio. L'arresto di Azzilonna non è avvenuto per omicidio, ma, secondo l'accusa contestatagli formalmente dalla Dda, per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Una sua frase, intercettata in quei giorni da una cimice collocata nel bed & breakfast salentino dai carabinieri della Compagnia di Altamura e del reparto operativo provinciale di Bari, avrebbe fatto scattare le manette: "Se a quelli hanno fatto il sequestro di 500mila euro (il riferimento è ad una precedente operazione delle forze dell'ordine, ndr) a noi che ci fanno che abbiamo l'omicidio?"
Azzilonna ha riferito particolari, nomi e circostanze sul delitto Dambrosio e sulla mafia murgiana. Probabilmente le sue dichiarazioni hanno favorito l'arresto di Alberto Loiudice e di Rocco Giuseppe Ciccimarra, eseguito il 17 novembre 2010. A confermare la tesi accusatoria, altre rivelazioni del pentito e i riscontri. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, l'omicidio di Dambrosio sarebbe maturato nell'ambito della rivalità fra i due clan rivali, Dambrosio e Loiudice, che si contendevano il controllo di Altamura. Il coinvolgimento dei due fratelli Michele e Alberto Loiudice è per gli investigatori il chiaro segnale che l'omicidio Dambrosio è maturato proprio all'interno della loro famiglia per volontà del padre, il boss Giovanni Loiudice, 48 anni, sfuggito alla cattura per essersi reso irreperibile subito dopo il delitto del 6 settembre scorso. È ricercato attivamente dalle Forze dell'Ordine. Su di lui pende un'ordinanza di custodia cautelare. Secondo indiscrezioni, si troverebbe in Brasile, oppure in Italia, nel milanese.
La notizia è stata ripresa da un articolo di Carlo Stragapede pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 19 novembre 2010.
Azzilonna ha riferito particolari, nomi e circostanze sul delitto Dambrosio e sulla mafia murgiana. Probabilmente le sue dichiarazioni hanno favorito l'arresto di Alberto Loiudice e di Rocco Giuseppe Ciccimarra, eseguito il 17 novembre 2010. A confermare la tesi accusatoria, altre rivelazioni del pentito e i riscontri. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, l'omicidio di Dambrosio sarebbe maturato nell'ambito della rivalità fra i due clan rivali, Dambrosio e Loiudice, che si contendevano il controllo di Altamura. Il coinvolgimento dei due fratelli Michele e Alberto Loiudice è per gli investigatori il chiaro segnale che l'omicidio Dambrosio è maturato proprio all'interno della loro famiglia per volontà del padre, il boss Giovanni Loiudice, 48 anni, sfuggito alla cattura per essersi reso irreperibile subito dopo il delitto del 6 settembre scorso. È ricercato attivamente dalle Forze dell'Ordine. Su di lui pende un'ordinanza di custodia cautelare. Secondo indiscrezioni, si troverebbe in Brasile, oppure in Italia, nel milanese.
La notizia è stata ripresa da un articolo di Carlo Stragapede pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 19 novembre 2010.