Cronaca
Omicidio Dambrosio: assolti Giovanni Loiudice e suo figlio Alberto
Erano ritenuti presunti mandanti dell'uccisione
Altamura - lunedì 24 marzo 2014
17.20
Si chiude un altro capitolo giudiziario attorno al caso dell'omicidio di Bartolomeo Dambrosio, il boss altamurano freddato il 6 settembre 2010 in un agguato consumato nelle campagne murgiane, nei pressi del Pulo. L'uccisione sarebbe stata l'epilogo di una guerra tra clan rivali, Dambrosio e Loiudice, interessati al controllo delle attività illecite sul territorio murgiano.
E porta il nome di due componenti della famiglia Loiudice il nuovo tassello che si aggiunge al puzzle. La Corte di assise di Appello di Bari ha assolto Giovanni Loiudice e suo figlio Alberto, difesi dagli avvocati Francesco Moramarco, Raffaele Quarta e Giancarlo Chiarello. I due Loiudice erano ritenuti presunti mandanti dell'omicidio e condannati a maggio 2013 in Corte d'assise con rito ordinario rispettivamente all'ergastolo e a 16 anni di reclusione. Il pm aveva chiesto anche per il giovane Alberto l'ergastolo, ma, giacché incensurato, le attenuanti generiche furono riconosciute come prevalenti sulle aggravanti. Ma oggi entrambi risultano assolti.
Ad ottobre del 2013, si registrò la condanna di Michele Loiudice, figlio maggiore di Giovanni, e di Francesco Palmieri, rispettivamente a 13 anni e 8 mesi e a 16 anni e 8 mesi, ritenuti esecutori materiali dell'uccisione. Mentre Francesco Maino, difeso dagli avvocati Donato Carlucci e Michele Laforgia, lo scorso ottobre 2013, fu assolto per non aver commesso il fatto.
E porta il nome di due componenti della famiglia Loiudice il nuovo tassello che si aggiunge al puzzle. La Corte di assise di Appello di Bari ha assolto Giovanni Loiudice e suo figlio Alberto, difesi dagli avvocati Francesco Moramarco, Raffaele Quarta e Giancarlo Chiarello. I due Loiudice erano ritenuti presunti mandanti dell'omicidio e condannati a maggio 2013 in Corte d'assise con rito ordinario rispettivamente all'ergastolo e a 16 anni di reclusione. Il pm aveva chiesto anche per il giovane Alberto l'ergastolo, ma, giacché incensurato, le attenuanti generiche furono riconosciute come prevalenti sulle aggravanti. Ma oggi entrambi risultano assolti.
Ad ottobre del 2013, si registrò la condanna di Michele Loiudice, figlio maggiore di Giovanni, e di Francesco Palmieri, rispettivamente a 13 anni e 8 mesi e a 16 anni e 8 mesi, ritenuti esecutori materiali dell'uccisione. Mentre Francesco Maino, difeso dagli avvocati Donato Carlucci e Michele Laforgia, lo scorso ottobre 2013, fu assolto per non aver commesso il fatto.