Mappa dei siti idonei
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Territorio

Nucleare: "disastrosa gestione di Governo e Sogin"

Prende di nuovo posizione il comitato No scorie di Puglia e Basilicata

Comunicato del Comitato No Scorie di Puglia e Basilicata

Deposito nazionale delle scorie nucleari. Governo e SOGIN perseverano nella disastrosa gestione
Dopo la pubblicazione della CNAI (Carta Nazionale Aree Idonee) avvenuta il 14 dicembre scorso, che ha ridotto da 67 a 51 i siti idonei in Italia per allocare il deposito nazionale di scorie radioattive, appare ancora più evidente il disastroso percorso intrapreso della SOGIN S.p.a. incaricata dal Governo per completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi.
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Il 13 ottobre, invece, si è conclusa, con il rilascio di "9 raccomandazioni, 10 suggerimenti e 1 buona pratica", la missione ARTEMIS (Servizio di revisione integrata per la gestione, smantellamento e bonifica dei rifiuti radioattivi e del combustibile esaurito), gestita da esperti internazionali, i quali hanno ritenuto:
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"Prioritaria la necessità di accelerare i tempi per l'approvazione del Programma Nazionale 2023, che prevede lo smaltimento geologico, come destinazione finale del combustibile esaurito e dei rifiuti ad alta attività radioattiva. L'invito è a rivedere, ove necessario, il calendario per l'attuazione del Programma Nazionale, confermando che sia effettivamente realizzabile; dovranno altresì essere assicurate le necessarie tempistiche per le valutazioni di sicurezza che la SOGIN dovrà predisporre e l'ISIN verificare ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione del Deposito nazionale".
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Queste, in definitiva le novità che è possibile rilevare, fino ad ora, circa l'iter contradditorio e per nulla trasparente gestito essenzialmente dalla SOGIN.
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La prima, rilevante contraddizione, riguarda la stessa struttura del sito per lo stoccaggio delle scorie di terza categoria (la cui emivita è calcolata in migliaia di anni). Se fino a qualche mese fa, la SOGIN comunicava ufficialmente di costruire un unico deposito, in sopraelevazione (grande 5 stadi di calcio) in cui allocare, insieme, scorie di prima, seconda e terza categoria, ora, invece si indica la necessità di utilizzo di un deposito geologico e quindi interrato, almeno per le scorie più pericolose.
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Non si comprende, perciò, come a fronte della sopravvenuta prescrizione dello smaltimento geologico dei rifiuti più pericolosi, si possa continuare a ritenere potenzialmente idonee, aree in origine individuate per l'indifferenziato stoccaggio di superficie, senza che via sia traccia di un approfondimento istruttorio.
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La seconda contraddizione riguarda la stessa pubblicazione della CNAI, parte finale del procedimento di consultazione pubblica (si fa per dire "pubblica" perché seguita solo da poche visualizzazioni su YouTube!) e voluta entro la fine del 2023 dal Ministero, che ha "intorbidito" ulteriormente le acque di un procedimento già di per sé ambiguo e discutibile.
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A buttare alle ortiche tutta la procedura intrapresa da Sogin è stata l'approvazione del DECRETO-LEGGE del 9 dicembre 2023 n. 181 che ha aperto la possibilità entro trenta giorni a qualsiasi Comune italiano – anche se NON presente (sic!) nella CNAI – e al Ministero della Difesa, responsabile delle aree e delle strutture militari, di autocandidarsi ad ospitare sul proprio territorio il deposito nazionale e il Parco tecnologico (art. 11).
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Lo stesso articolo di legge dice che possono altresì presentare la propria autocandidatura anche gli enti territoriali le cui aree sono presenti nella proposta di CNAI.
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L'apertura legislativa alle "autocandidature" degli enti territoriali e del Ministero della difesa per aree civili o militari, ipoteticamente mai vagliate prima, mostra, se non altro, l'irrilevanza dell'istruttoria fin qui svolta.
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A questo si aggiunge il fatto che non è dato sapere le ragioni delle esclusioni di alcune aree (16) e la conferma delle altre (51) dalla CNAI, dal momento che molte delle aree confermate, per esempio tra la Puglia e Basilicata, come possibili siti per lo stoccaggio e fatte oggetto di Osservazioni inviate da Enti e comitati alla SOGIN, presentano le stesse caratteristiche e le stesse criticità di quelle che risultano, invece, escluse.
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Il Comitato NOSCORIE continua a pensare che il lavoro di scrittura delle Osservazioni tecniche inviate a Sogin nella fase di consultazione non siano perse: la loro bontà e le considerazioni a tutela delle aree idonee della Puglia e della Basilicata sono ancora valide. Ma in questo scenario poco chiaro e confuso continueremo a mobilitare i cittadini per dire NO alla individuazione del Deposito Nazionale sul nostro territorio.
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Sia chiaro e lo ribadiamo: che le circa 17 mila tonnellate di rifiuti radioattivi pericolosi, distribuiti e conservati in maniere assolutamente precarie in varie zone d'Italia, vadano messe in sicurezza, è per noi fuori discussione.
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Non si tratta, lo vogliamo ribadire, di salvare il "nostro giardino" a scapito di quello del vicino, bensì di avviare un confronto serio e trasparente, coinvolgendo attivamente le popolazioni italiane al fine di pervenire a elaborare un programma condiviso che possa prevedere anche procedure di stoccaggio differenziate a seconda della pericolosità delle scorie. Le scelte scellerate del passato non devono reiterarsi nel presente e nel futuro.
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Unico dato certo finora è il fatto che la cattiva gestione delle scorie nucleari in Italia ha registrato e continua a registrare costi altissimi che pesano sulle spalle di tutti i contribuenti italiani, come dimostra, ad esempio, il costo che la Sogin ha versato di recente per la fabbricazione di due contenitori metallici, cosiddetti "cask", nei quali verranno stoccati 64 elementi di combustibile irraggiato, custodito per decenni nella piscina dell'ITREC di Rotondella e proveniente dal reattore americano Elk River. Ulteriori 10 milioni di euro spesi senza sapere se e tra quante centinaia di anni quelle barre ritorneranno negli USA…
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Ci preme sottolineare, infine, come l'attuale Governo italiano stia operando scelte sbagliate con l'unico obiettivo di percorrere definitivamente la strada del nucleare in Italia. Dopo ben due Referendum nei quali gli italiani hanno detto No al nucleare, in Italia, si rischia di tornare indietro nel tempo e aizzare nuove e inevitabili tensioni sociali di cui non abbiamo bisogno.
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La ricerca scientifica contemporanea apre scenari alternativi all'uso di utilizzo dell'energia derivata da fonti fossili. Occorre perciò investire concretamente perché diventi possibile produrre energia in maniera pulita e senza scorie nel prossimo immediato futuro.
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Come per Scanzano e la Murgia nel 2003 noi continueremo ad essere vigili e attenti al fine di impedire scelte nefaste per noi e per le future generazioni.

(Gennaio 2024)
Comitato NO SCORIE Puglia e Basilicata
  • Nucleare
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