mario paciello
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Religioni

Lettera di S. E. Mons. Mario Paciello per la quaresima 2010

"Occasione preziosa per radicali revisioni"

In occasione dell'inizio della quaresima 2010, S. E. Mons. Mario Paciello, in una lettera indirizzata a sacerdoti, diaconi, persone di vita consacrata e fedeli, ci parla dell'ormai trascorso carnevale e prepara tutti all'attesa della Pasqua.
"Se i giorni di carnevale fossero solo un'occasione per far compiere ai bambini un fantasioso viaggio nel mondo dei sogni, e per far riflettere gli adulti, attraverso l'ironia dei carri allegorici, sugli aspetti ridicoli e fragili dei comportamenti umani, sarebbe un ingresso bello e gioioso nel tempo più prezioso dell'anno liturgico: la quaresima!" così esordisce il Mons. Paciello. Ma purtroppo non c'è solo allegria o ironia nel carnevale; c'è anche sregolatezza e trasgressione, giustificate e nascoste dalle maschere calate sui volti.

"La quaresima, dopo lo scatenarsi del carnevale, offre la possibilità di liberarsi di quei legami che, ogni giorno, impediscono di andare liberamente incontro al Signore e ai fratelli" afferma ancora il Vescovo. Non deve essere solo il rimpianto della festa passata e del digiuno imminente, ma deve essere cammino nella speranza, possibilità di rinnovamento e novità di vita.
La vera schiavitù di oggi è la libertà che pensiamo di possedere: alcool, droghe, la ricerca del piacere, l'apparire, il denaro, internet, le lotterie… sono tutte schiavitù del nostro secolo.

La società consumistica opprime e soffoca, facendo cadere le sue vittime in depressione e propinando un clima di assoluta indifferenza verso il prossimo e verso se stessi.
Concludendo il Vescovo afferma che "In tempi di crisi economica è facile mettere da parte qualsiasi considerazione morale o religiosa, per procurarsi con qualunque mezzo il necessario per vivere o la soddisfazione dei propri desideri".
Il cammino verso la quaresima, dunque, è "occasione preziosa per radicali revisioni" è necessario osservare un digiuno non prettamente alimentare, ma bisognerebbe " rinunciare a tutto ciò che ci allontana dall'essenziale, cioè dal rapporto con Dio e da chi è più vicino al Suo cuore: i piccoli, gli ammalati, gli ultimi, i bisognosi di amore".
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