Ospedale e sanità
La sanità pugliese non può garantire i Livelli Essenziali di Assistenza
Vendola scrive ai ministri Fitto, Fazio e Tremonti. La Regione ha avviato nelle Aziende Sanitarie una ricognizione del fabbisogno di personale
Puglia - sabato 8 ottobre 2011
Sulla situazione della sanità pugliese e sul mantenimento dei Livelli Essenziali di Assistenza, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha scritto una lettera ai ministri Raffaele Fitto, Ferruccio Fazio e Giulio Tremonti, inviando loro anche le richieste deroghe delle sei Asl pugliesi. Nella lettera, Vendola evidenzia «il tema della garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza, poiché il progressivo depauperamento degli organici di molte discipline (neurochirurgie, cardiochirurgie, chirurgia generale, anestesia e rianimazione, chirurgia oncologica, radiologia e radioterapia, ecc.) limita di fatto l'erogazione degli stessi LEA e, conseguentemente, la tutela ed assistenza sanitaria cui i cittadini hanno diritto».
«Dai dati forniti dal Ministero della Salute - spiega Vendola nella lettera - il personale dipendente del Sistema Sanitario Regionale pugliese nell'anno 2007 risultava inferiore per circa 1400 medici e 10.000 infermieri rispetto a regioni con la stessa popolazione (ad esempio l'Emilia Romagna). Per le sole strutture di ricovero, si registrava una carenza di circa 400 unità mediche e di più di 5.000 unità infermieristiche. Complessivamente la carenza del personale, comprensivo anche dei ruoli professionale, tecnico e amministrativo, ammontava a circa 20.000 dipendenti».
«Negli anni successivi - continua Vendola - la Regione Puglia ha bandito concorsi e, nelle more dell'espletamento degli stessi, avvisi pubblici per circa 7.000 unità, riducendo parzialmente il gap sopra evidenziato. Questo processo ha subito una battuta di arresto poiché, col Piano di Rientro, non è stato più possibile assumere personale, né a tempo indeterminato né a tempo determinato, non essendo più consentito il finanziamento dell'eccedenza della spesa del 2004 con bilancio autonomo ed essendo, inoltre, intervenuto il blocco del turn over al 100%. E' anche il caso di ricordare che l'applicazione di una Sentenza di Corte Costituzionale, interpretata da un apposito comma della penultima manovra finanziaria, sta portando al licenziamento di circa 500 unità lavorative, soprattutto medici».
«Il programma di ristrutturazione della rete ospedaliera, avviato dalla Regione Puglia per ottemperare agli impegni assunti con il Piano di Rientro - sostiene Vendola - non ha comportato alcuna effettiva possibilità di riutilizzo del personale medico (i cui organici risultavano, come già detto, carenti) se non nelle stesse discipline presenti negli ospedali disattivati. Il personale infermieristico, invece, è stato reimpiegato per garantire l'assistenza territoriale negli ambiti di riferimento degli ospedali disattivati, lasciando in tal modo inevasa la richiesta di infermieri nelle strutture di ricovero».
Ciò che viene attualmente garantito con il personale in servizio «pone una preoccupazione con riferimento alla tutela delle condizioni di lavoro di medici e infermieri, sottoposti a turni massacranti nonché al ricorso a prestazioni aggiuntive comunque onerose per il sistema. Non va sottaciuta - conclude Vendola - un'ulteriore criticità riferita al personale precario, che lavora in un clima di incertezza e di instabilità propria e del sistema».
La Regione ha avviato in tutte le Aziende Sanitarie una ricognizione del fabbisogno di personale necessario alla garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza.
«Dai dati forniti dal Ministero della Salute - spiega Vendola nella lettera - il personale dipendente del Sistema Sanitario Regionale pugliese nell'anno 2007 risultava inferiore per circa 1400 medici e 10.000 infermieri rispetto a regioni con la stessa popolazione (ad esempio l'Emilia Romagna). Per le sole strutture di ricovero, si registrava una carenza di circa 400 unità mediche e di più di 5.000 unità infermieristiche. Complessivamente la carenza del personale, comprensivo anche dei ruoli professionale, tecnico e amministrativo, ammontava a circa 20.000 dipendenti».
«Negli anni successivi - continua Vendola - la Regione Puglia ha bandito concorsi e, nelle more dell'espletamento degli stessi, avvisi pubblici per circa 7.000 unità, riducendo parzialmente il gap sopra evidenziato. Questo processo ha subito una battuta di arresto poiché, col Piano di Rientro, non è stato più possibile assumere personale, né a tempo indeterminato né a tempo determinato, non essendo più consentito il finanziamento dell'eccedenza della spesa del 2004 con bilancio autonomo ed essendo, inoltre, intervenuto il blocco del turn over al 100%. E' anche il caso di ricordare che l'applicazione di una Sentenza di Corte Costituzionale, interpretata da un apposito comma della penultima manovra finanziaria, sta portando al licenziamento di circa 500 unità lavorative, soprattutto medici».
«Il programma di ristrutturazione della rete ospedaliera, avviato dalla Regione Puglia per ottemperare agli impegni assunti con il Piano di Rientro - sostiene Vendola - non ha comportato alcuna effettiva possibilità di riutilizzo del personale medico (i cui organici risultavano, come già detto, carenti) se non nelle stesse discipline presenti negli ospedali disattivati. Il personale infermieristico, invece, è stato reimpiegato per garantire l'assistenza territoriale negli ambiti di riferimento degli ospedali disattivati, lasciando in tal modo inevasa la richiesta di infermieri nelle strutture di ricovero».
Ciò che viene attualmente garantito con il personale in servizio «pone una preoccupazione con riferimento alla tutela delle condizioni di lavoro di medici e infermieri, sottoposti a turni massacranti nonché al ricorso a prestazioni aggiuntive comunque onerose per il sistema. Non va sottaciuta - conclude Vendola - un'ulteriore criticità riferita al personale precario, che lavora in un clima di incertezza e di instabilità propria e del sistema».
La Regione ha avviato in tutte le Aziende Sanitarie una ricognizione del fabbisogno di personale necessario alla garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza.