Eventi e cultura
La Bohème di Puccini chiude in bellezza la "Poliscenica 2010"
L'intervista a Katia Ricciarelli, regista dello spettacolo
Altamura - venerdì 16 aprile 2010
18.59
Ore 21.00: la gente puntuale in abito da sera, composta e silenziosa si avvia sui palchi e in platea; l'orchestra, sistemata nella buca, comincia a suonare e poi si alza il sipario… Alt! Un momento, è solo uno splendido sogno, non certo quello che è accaduto ieri sera in occasione dell'ultimo appuntamento della "Poliscenica 2010" al CineTeatro (sottolineiamo) Mangiatordi con La Bohème di Giacomo Puccini. La gente è arrivata dopo le 21.30, alcuni a spettacolo già iniziato; l'orchestra è posizionata a ridosso della prima fila di poltrone; lo spettacolo ha avuto inizio alle 21.40 circa. Non è polemica, ma solo una constatazione della realtà altamurana. Detto ciò, l'opera pucciniana con la regia della Signora Katia Ricciarelli ha attirato un buon numero di persone chiudendo, si può ben dire, "in bellezza" questa 4ª Stagione Concertistica di Altamura, con la direzione artistica del gravinese Francesco Zingariello e il patrocinio-sostegno dell'Amministrazione Comunale.
Arie come Che gelida manina (interpretata da Rodolfo-Francesco Zingariello) e Mi chiamano Mimì (interpretata da Lucia "Mimì"-Franscesca Rinaldi) hanno riempito di emozione il cuore del pubblico presente, soprattutto degli appassionati del genere. Al centro della storia, la vicenda d'amore tormentata di Mimì e Rodolfo, nella Parigi del 1830 quando imperversava la tisi. E sarà proprio la terribile malattia a colpire la bella ricamatrice e a lasciare affranto, dopo tanti tormenti, il cuore dello scrittore bohemien. Buona la resa vocale e scenica degli interpreti (bravi Marcello-Pedro Carrillo e Musetta-Ramona Tullumani), ben sostenuti dall'Orchestra da Camera di Puglia e Basilicata diretta da Daniele Agiman. Ha regalato un colore vivace allo spettacolo il Coro di voci bianche "L'Arpeggione", un po' meno il Coro Lirico di Puglia e Basilicata. Ci si aspettava qualcosa di più sotto il punto di vista scenografico e dei costumi. Presente il Sindaco Mario Stacca che, a conclusione, ha espresso la sua soddisfazione per la buona riuscita della stagione concertistica e per la qualità delle proposte in cartellone. La Signora Ricciarelli, nella sua semplicità di donna, senza abito da sera né lustrini, si è mostrata disponibile a rispondere a qualche domanda per Altamuralife.
Curare un regia significa "lasciare un'impronta di sé": Signora Ricciarelli, cosa c'è di lei in questa Bohème?
La naturalezza, prima di tutto, che è un elemento che premia sempre. Poi ho voluto trasmettere la mia esperienza incamerata in tanti anni di carriera. A tutto ciò si aggiunge il fatto che ho iniziato la mia carriera con La Bohème di Puccini, dunque un'opera che amo molto e a cui tengo particolarmente.
Per una "signora della spettacolo" come lei, qual è il segreto per rimanere sempre a galla?
La grande ecletticità, unita a un forte curiosità che mi hanno sempre contraddistinta nella vita e nell'arte. Ho portato avanti l'idea ferma di non ripetermi mai, di trovare altri spazi per esprimermi, come il cinema, la fiction, la televisione. Mi sono predisposta con molta umiltà ad assorbire il più possibile, ad esempio, dal Maestro Pupi Avati o da attori come Neri Marcoré e Antonio Albanese con cui ho lavorato per La seconda notte di nozze. Un'esperienza bellissima che, spero, si ripeta.
L'abbiamo vista nella giuria di un famoso talent-show dedicato ai baby talenti: cosa ne pensa di questi fenomeni canori?
Ne penso tutto il bene possibile, ma spero che dietro questi bambini ci siano genitori capaci di infondere amore, attenzione e accortezza. Se i genitori pensano a fare i soldi con i propri figli, sbagliano di grosso, non è questa la via da seguire. Per molti di questi fenomeni, poi, bisogna mettere in conto le trasformazioni fisiche, la muta della voce… quindi bisogna essere molto cauti e intelligenti.
Quali i suoi progetti futuri?
Fiction e cinema con un regista importante… ma non posso dirvi nulla di più!
Arie come Che gelida manina (interpretata da Rodolfo-Francesco Zingariello) e Mi chiamano Mimì (interpretata da Lucia "Mimì"-Franscesca Rinaldi) hanno riempito di emozione il cuore del pubblico presente, soprattutto degli appassionati del genere. Al centro della storia, la vicenda d'amore tormentata di Mimì e Rodolfo, nella Parigi del 1830 quando imperversava la tisi. E sarà proprio la terribile malattia a colpire la bella ricamatrice e a lasciare affranto, dopo tanti tormenti, il cuore dello scrittore bohemien. Buona la resa vocale e scenica degli interpreti (bravi Marcello-Pedro Carrillo e Musetta-Ramona Tullumani), ben sostenuti dall'Orchestra da Camera di Puglia e Basilicata diretta da Daniele Agiman. Ha regalato un colore vivace allo spettacolo il Coro di voci bianche "L'Arpeggione", un po' meno il Coro Lirico di Puglia e Basilicata. Ci si aspettava qualcosa di più sotto il punto di vista scenografico e dei costumi. Presente il Sindaco Mario Stacca che, a conclusione, ha espresso la sua soddisfazione per la buona riuscita della stagione concertistica e per la qualità delle proposte in cartellone. La Signora Ricciarelli, nella sua semplicità di donna, senza abito da sera né lustrini, si è mostrata disponibile a rispondere a qualche domanda per Altamuralife.
Curare un regia significa "lasciare un'impronta di sé": Signora Ricciarelli, cosa c'è di lei in questa Bohème?
La naturalezza, prima di tutto, che è un elemento che premia sempre. Poi ho voluto trasmettere la mia esperienza incamerata in tanti anni di carriera. A tutto ciò si aggiunge il fatto che ho iniziato la mia carriera con La Bohème di Puccini, dunque un'opera che amo molto e a cui tengo particolarmente.
Per una "signora della spettacolo" come lei, qual è il segreto per rimanere sempre a galla?
La grande ecletticità, unita a un forte curiosità che mi hanno sempre contraddistinta nella vita e nell'arte. Ho portato avanti l'idea ferma di non ripetermi mai, di trovare altri spazi per esprimermi, come il cinema, la fiction, la televisione. Mi sono predisposta con molta umiltà ad assorbire il più possibile, ad esempio, dal Maestro Pupi Avati o da attori come Neri Marcoré e Antonio Albanese con cui ho lavorato per La seconda notte di nozze. Un'esperienza bellissima che, spero, si ripeta.
L'abbiamo vista nella giuria di un famoso talent-show dedicato ai baby talenti: cosa ne pensa di questi fenomeni canori?
Ne penso tutto il bene possibile, ma spero che dietro questi bambini ci siano genitori capaci di infondere amore, attenzione e accortezza. Se i genitori pensano a fare i soldi con i propri figli, sbagliano di grosso, non è questa la via da seguire. Per molti di questi fenomeni, poi, bisogna mettere in conto le trasformazioni fisiche, la muta della voce… quindi bisogna essere molto cauti e intelligenti.
Quali i suoi progetti futuri?
Fiction e cinema con un regista importante… ma non posso dirvi nulla di più!
Seguirà a breve la foto-gallery dell'evento.