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Editoriale

L'uomo a rischio

Urge una correzione di rotta. Cosa ci differenzia dagli altri animali?

Abbiamo letto sul nostro portale nel corso della settimana una notizia relativa ad una modifica approvata dalla Giunta Regionale, su proposta dell'assessore Stefàno, apportata al calendario venatorio. Prolungare la stagione di caccia ai tordi e alla beccaccia fino al 30 gennaio. Una modifica definita dagli animalisti italiani (ENPA – LAC – LAV – LIPU – VAS - VITTIME DELLA CACCIA – WWF) "illegittima", tanto da chiedere l'immediato intervento del presidente della regione Nichi Vendola.

Al di là dei rimandi politici e delle diverse opinioni a riguardo, la notizia offre l'occasione, senza ombra di dubbio, per porre una riflessione con uno sguardo che vada a ritroso e che affondi il suo riscontro in tematiche a più largo giro. L'uomo e gli animali. O meglio l'uomo e gli altri animali.

E se già Aristotele (384 a. C.) aveva mostrato interesse nel descrivere il comportamento degli animali nel loro ambiente naturale, i diari dei naturalisti nel corso dei secoli si sono arricchiti di teorie, passando attraverso nomi di importanti etologi. Irenäus Eibl-Eibesfeldt, pioniere dell'etologia umana, in "L'uomo a rischio" disegna un fil rouge tra le leggi di natura alle quali (per una componente arcaica iscritta nei nostri geni) obbediamo e il nostro futuro.

"In soli due milioni di anni, da un primate ancora scimmiesco si è evoluto un essere che appare unico nell'universo, che riesce a ricevere, qui sulla terra, immagini dettagliate delle lune di Giove. […] Ci troviamo trapiantati con la nostra mentalità da paleolitici nel groviglio della società moderna".

Parliamo di una società moderna e di un ambiente, il mondo attuale, che abbiamo creato noi stessi e per noi stessi. Un sistema in continua evoluzione che porta gli organismi che lo abitano ad un continuo adattamento ai cambiamenti. Ma l'uomo, a differenza degli altri animali, non è costretto ad imparare dalle catastrofi per correggere i propri errori, egli è dotato di razionalità. Tuttavia la quotidianità dei nostri gesti e la storia ci insegnano che siamo restii a far tesoro dell'esperienza e che perseveriamo nei nostri comportamenti distruttivi. Pensiamo all'ecosistema che non può sopportare in eterno la sempre crescente circolazione delle auto, pensiamo allo sfruttamento dissennato delle risorse, al degrado ambientale e, non ultimo, all'imbarbarimento etico nella lotta di tutti contro tutti che sfocia in una immagine cattiva della nostra società.

Bisogna partire dal basso, dal nostro piccolo. Frase fatta, ma quanto mai vera e valida per sgomberare il campo delle ipoteche ideologiche e per creare i presupposti per l'indispensabile correzione di rotta. E chissà se sarà questa l'unica briciola che ci differenzia dal comportamento animale.
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