Scuola e Lavoro
L'ingresso con doppio turno complica l'avvio delle scuole superiori
I presidi chiedono incontro urgente al prefetto
Altamura - mercoledì 15 settembre 2021
16.12
Il documento operativo della Prefettura di Bari con cui viene stabilito lo scaglionamento degli orari nelle scuole secondarie di secondo grado (le cosiddette "superiori"), con primo turno alle ore 8.00 e secondo turno alle ore 9.40, ha costretto diversi istituti a rivedere in corsa l'organizzazione scolastica creando inevitabili disagi. Alcune scuole, come il liceo Salvemini di Bari e ad Altamura il liceo Cagnazzi e l'istituto De Nora Lorusso, hanno dovuto rinviare l'apertura.
Il documento operativo della Prefettura è stato redatto in funzione dei servizi aggiuntivi del trasporto pubblico extrascolastico. Per evitare l'affollamento dei mezzi pubblici e ridurre il rischio di diffusione del Covid-19, sono state inserite nuove corse di bus e treni e per fare questo è stata prevista la differenziazione degli orari. Le disposizioni della Prefettura valgono fino al 31 dicembre, data in cui il governo ha fissato la fine dell'emergenza Covid, salvo proroghe.
Ma questo sconvolge l'organizzazione delle scuole, soprattutto per quelle che hanno anticipato l'apertura, visto che le previsioni del documento prefettizio entrano in vigore dal 20 settembre (giorno fissato dal calendario scolastico regionale). Per varie ragioni - incastri di orari, prolungamento dell'orario di presenza per personale e studenti, ecc. - il documento è di difficile applicazione.
Ben 55 dirigenti scolastici, tra cui tutti i dirigenti degli istituti altamurani, hanno inviato una lettera al Prefetto per chiedere un incontro urgente. "Lo scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita - scrivono - produce seri problemi nella gestione del personale docente e non docente delle scuole, non sempre facilmente risolvibili. Vi sono implicazioni di orari e di organizzazione del lavoro che limitano molto ogni cambiamento, per ragioni normative, contrattuali e fattuali. Sarebbe meglio ascoltare, dunque, sempre anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, visto che i problemi non possono essere risolti dai singoli dirigenti scolastici". Ogni scuola - sottolineano i dirigenti scolastici - ha una diversa organizzazione. Ed espongono dieci punti critici:
1) Lo scaglionamento dell'ingresso alle ore 09,40 determinerebbe che gli studenti escano oltre le ore 15,00 per i licei, oltre le 17,00 per gli istituti professionali con conseguente necessità che siano attivati servizi di trasporto in tali fasce orarie per garantire il rientro a casa; nel Documento prefettizio non si rileva alcun riferimento agli orari di uscita previsti che invece andrebbero puntualmente determinati con riferimento ai singoli indirizzi scolastici al fine dell'organizzazione dei trasporti; occorre inoltre tener presente che i trasporti sono spesso gestiti parallelamente da privati e da ente pubblico, con difformità di operato; molti studenti viaggiano anche in treno e quindi è necessario far collimare anche gli orari ferroviari.
2) Tale orario implica, in primo luogo, due ordini di problemi. Il primo riguarda la necessità dei ragazzi di avere a disposizione un tempo per uno spuntino all'ora di pranzo. Il secondo riguarda il tempo di studio e di lavoro a casa. Infatti, gli studenti pendolari rientrerebbero a casa nel pieno o tardo pomeriggio. Come si può presumere che possano svolgere il proprio dovere scolastico di studio individuale? Garantiremmo così il diritto alla presenza a scuola, ma non il diritto allo studio, pleno iure.
3) Le scuole si troverebbero nell'impossibilità di svolgere attività didattiche pomeridiane riguardanti la realizzazione di progetti PON, progetti PTOF, attività di sostegno e recupero, attività culturali ed espressive. Sarebbe difficile persino prevedere in orari consoni le riunioni degli Organi Collegiali (Consigli di Classe, Collegi dei Docenti, Dipartimenti Disciplinari, CTS, Consigli d'Istituto, ecc.) nonché i colloqui periodici con i genitori, anche on line.
4) Molti studenti, come si sa, nel pomeriggio sono impegnati in attività agonistiche, o seguono corsi presso Conservatori e Scuole di lingua; non potrebbero più farlo. Soprattutto, gli studenti BES o diversamente abili non potrebbero svolgere nel pomeriggio attività integrative e di sostegno allo studio presso associazioni e centri specializzati. Gli studenti "H" non potrebbero usufruire di assistenza specialistica al di là di certi orari.
5) I convittori e i semi convittori (per esempio, presso il Convitto Cirillo) dovrebbero necessariamente rinunciare all'opzione scelta, nella fattispecie, dai genitori.
6) Tutte le scuole, e in particolare quelle che sono impegnate a offrire insegnamento nelle ore serali, si troverebbero nell'impossibilità di avvicendare il personale ATA per funzioni di pulizia, sorveglianza, ecc. Infatti non si possono costringere tanti collaboratori scolastici (tra cui molti titolari dei benefici della L. 104/1992) a prestazioni di lavoro straordinario e quindi ad operare continuamente per molte ore nello stesso giorno; né l'esiguità dell'organico assegnato alle scuole consente di organizzare turnazioni nelle prestazioni dei servizi ausiliari vieppiù in considerazione della necessità di assicurare pulizie approfondite di locali e suppellettili per garantirne l'igienizzazione e prevenire forme di contagio.
7)Diverse scuole sono articolate su più sedi, talvolta dislocate anche in comuni diversi: questo rende impossibile operare combinazioni di orario e garantire uniformità di servizio.
8)L'impegno giornaliero del personale docente risulterebbe ampiamente dilatato; molti insegnanti prestano servizio su diverse sedi con cattedra oraria esterna anche su diversi comuni con conseguenti vincoli nell'organizzazione dell'orario scolastico; per questi è impossibile attuare l'adattamento previsto dal Documento prefettizio.
9)Pesantissimo sarebbe poi l'impatto degli orari previsti dal Documento operativo sull'organizzazione e sulla vita quotidiana delle famiglie. Famiglie che non hanno la possibilità di accompagnare i figli, specie se si tratta di due figli, in orari incompatibili con gli orari del lavoro. Sarebbero rivisti necessariamente gli orari del pranzo e della cena.
10)In alternativa alla previsione dell'uscita da scuola così ritardata, si imporrebbe a noi Dirigenti di decretare la riduzione delle ore d'insegnamento, passando da 60 minuti a 50 o 55 minuti per ora. La riduzione del tempo-ora coinvolgerebbe necessariamente tutte le classi, anche quelle il cui ingresso è previsto nel primo turno, per evitare sovrapposizioni tra orari diversi per i singoli docenti della stessa scuola, che, come è normale, si recano nella stessa giornata in classi differenti. La riduzione delle ore di dieci minuti implica, solo per i licei, la perdita di 1 ora di lezione al giorno, di cinque ore alla settimana e di 20 ore al mese, di 180 ore all'anno. Per gli istituti tecnici e professionali la perdita è evidentemente maggiore. Affermiamo con assoluta certezza che il recupero di questo tempo-scuola perduto non può essere effettuato, almeno nella sua totalità. Ciò richiederebbe l'utilizzo di rientri pomeridiani impossibili da gestire. Quindi, dovrebbe necessariamente essere concessa la possibilità di non recuperare le ore perdute, prevista dalla normativa relativa alla riduzione di orario, per causa di forza maggiore. Resta fermo che la riduzione dell'orario scolastico implica la riduzione del tempo di insegnamento-apprendimento, e, quindi, la riduzione dei programmi di insegnamento; si configurerebbe inoltre l'ipotesi di danno erariale.
Il documento operativo della Prefettura è stato redatto in funzione dei servizi aggiuntivi del trasporto pubblico extrascolastico. Per evitare l'affollamento dei mezzi pubblici e ridurre il rischio di diffusione del Covid-19, sono state inserite nuove corse di bus e treni e per fare questo è stata prevista la differenziazione degli orari. Le disposizioni della Prefettura valgono fino al 31 dicembre, data in cui il governo ha fissato la fine dell'emergenza Covid, salvo proroghe.
Ma questo sconvolge l'organizzazione delle scuole, soprattutto per quelle che hanno anticipato l'apertura, visto che le previsioni del documento prefettizio entrano in vigore dal 20 settembre (giorno fissato dal calendario scolastico regionale). Per varie ragioni - incastri di orari, prolungamento dell'orario di presenza per personale e studenti, ecc. - il documento è di difficile applicazione.
Ben 55 dirigenti scolastici, tra cui tutti i dirigenti degli istituti altamurani, hanno inviato una lettera al Prefetto per chiedere un incontro urgente. "Lo scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita - scrivono - produce seri problemi nella gestione del personale docente e non docente delle scuole, non sempre facilmente risolvibili. Vi sono implicazioni di orari e di organizzazione del lavoro che limitano molto ogni cambiamento, per ragioni normative, contrattuali e fattuali. Sarebbe meglio ascoltare, dunque, sempre anche i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, visto che i problemi non possono essere risolti dai singoli dirigenti scolastici". Ogni scuola - sottolineano i dirigenti scolastici - ha una diversa organizzazione. Ed espongono dieci punti critici:
1) Lo scaglionamento dell'ingresso alle ore 09,40 determinerebbe che gli studenti escano oltre le ore 15,00 per i licei, oltre le 17,00 per gli istituti professionali con conseguente necessità che siano attivati servizi di trasporto in tali fasce orarie per garantire il rientro a casa; nel Documento prefettizio non si rileva alcun riferimento agli orari di uscita previsti che invece andrebbero puntualmente determinati con riferimento ai singoli indirizzi scolastici al fine dell'organizzazione dei trasporti; occorre inoltre tener presente che i trasporti sono spesso gestiti parallelamente da privati e da ente pubblico, con difformità di operato; molti studenti viaggiano anche in treno e quindi è necessario far collimare anche gli orari ferroviari.
2) Tale orario implica, in primo luogo, due ordini di problemi. Il primo riguarda la necessità dei ragazzi di avere a disposizione un tempo per uno spuntino all'ora di pranzo. Il secondo riguarda il tempo di studio e di lavoro a casa. Infatti, gli studenti pendolari rientrerebbero a casa nel pieno o tardo pomeriggio. Come si può presumere che possano svolgere il proprio dovere scolastico di studio individuale? Garantiremmo così il diritto alla presenza a scuola, ma non il diritto allo studio, pleno iure.
3) Le scuole si troverebbero nell'impossibilità di svolgere attività didattiche pomeridiane riguardanti la realizzazione di progetti PON, progetti PTOF, attività di sostegno e recupero, attività culturali ed espressive. Sarebbe difficile persino prevedere in orari consoni le riunioni degli Organi Collegiali (Consigli di Classe, Collegi dei Docenti, Dipartimenti Disciplinari, CTS, Consigli d'Istituto, ecc.) nonché i colloqui periodici con i genitori, anche on line.
4) Molti studenti, come si sa, nel pomeriggio sono impegnati in attività agonistiche, o seguono corsi presso Conservatori e Scuole di lingua; non potrebbero più farlo. Soprattutto, gli studenti BES o diversamente abili non potrebbero svolgere nel pomeriggio attività integrative e di sostegno allo studio presso associazioni e centri specializzati. Gli studenti "H" non potrebbero usufruire di assistenza specialistica al di là di certi orari.
5) I convittori e i semi convittori (per esempio, presso il Convitto Cirillo) dovrebbero necessariamente rinunciare all'opzione scelta, nella fattispecie, dai genitori.
6) Tutte le scuole, e in particolare quelle che sono impegnate a offrire insegnamento nelle ore serali, si troverebbero nell'impossibilità di avvicendare il personale ATA per funzioni di pulizia, sorveglianza, ecc. Infatti non si possono costringere tanti collaboratori scolastici (tra cui molti titolari dei benefici della L. 104/1992) a prestazioni di lavoro straordinario e quindi ad operare continuamente per molte ore nello stesso giorno; né l'esiguità dell'organico assegnato alle scuole consente di organizzare turnazioni nelle prestazioni dei servizi ausiliari vieppiù in considerazione della necessità di assicurare pulizie approfondite di locali e suppellettili per garantirne l'igienizzazione e prevenire forme di contagio.
7)Diverse scuole sono articolate su più sedi, talvolta dislocate anche in comuni diversi: questo rende impossibile operare combinazioni di orario e garantire uniformità di servizio.
8)L'impegno giornaliero del personale docente risulterebbe ampiamente dilatato; molti insegnanti prestano servizio su diverse sedi con cattedra oraria esterna anche su diversi comuni con conseguenti vincoli nell'organizzazione dell'orario scolastico; per questi è impossibile attuare l'adattamento previsto dal Documento prefettizio.
9)Pesantissimo sarebbe poi l'impatto degli orari previsti dal Documento operativo sull'organizzazione e sulla vita quotidiana delle famiglie. Famiglie che non hanno la possibilità di accompagnare i figli, specie se si tratta di due figli, in orari incompatibili con gli orari del lavoro. Sarebbero rivisti necessariamente gli orari del pranzo e della cena.
10)In alternativa alla previsione dell'uscita da scuola così ritardata, si imporrebbe a noi Dirigenti di decretare la riduzione delle ore d'insegnamento, passando da 60 minuti a 50 o 55 minuti per ora. La riduzione del tempo-ora coinvolgerebbe necessariamente tutte le classi, anche quelle il cui ingresso è previsto nel primo turno, per evitare sovrapposizioni tra orari diversi per i singoli docenti della stessa scuola, che, come è normale, si recano nella stessa giornata in classi differenti. La riduzione delle ore di dieci minuti implica, solo per i licei, la perdita di 1 ora di lezione al giorno, di cinque ore alla settimana e di 20 ore al mese, di 180 ore all'anno. Per gli istituti tecnici e professionali la perdita è evidentemente maggiore. Affermiamo con assoluta certezza che il recupero di questo tempo-scuola perduto non può essere effettuato, almeno nella sua totalità. Ciò richiederebbe l'utilizzo di rientri pomeridiani impossibili da gestire. Quindi, dovrebbe necessariamente essere concessa la possibilità di non recuperare le ore perdute, prevista dalla normativa relativa alla riduzione di orario, per causa di forza maggiore. Resta fermo che la riduzione dell'orario scolastico implica la riduzione del tempo di insegnamento-apprendimento, e, quindi, la riduzione dei programmi di insegnamento; si configurerebbe inoltre l'ipotesi di danno erariale.