La città
L'antica storia delle Confraternite altamurane
Una mostra fotografica le racconta
Altamura - giovedì 1 aprile 2010
11.25
Mentre lo scorso sabato sera, la prima tappa della Via Crucis vivente, organizzata dalla parrocchia di S. Sepolcro, aveva luogo nel campetto della chiesa, un po' più in là, nel salone della stessa parrocchia, era esposta (e lo sarà fino al prossimo 5 aprile) un'interessante mostra fotografica, su tutte le Confraternite di Altamura.
Queste sono antichissime associazioni sorte nell'alto medioevo e nate all'interno delle chiese, con lo scopo di incrementare il culto, le pratiche di pietà e le opere di misericordia. Con il tempo si trasformarono in vere istituzioni laico-religiose per l'assistenza ai malati, ai carcerati, agli orfani e a tutti i bisognosi. Ogni confraternita aveva un proprio statuto, un codice di comportamento e una propria identità, che veniva rimarcata anche dal particolare abito che ognuna di esse indossava e dal loro diverso gonfalone che sfilava durante le processioni religiose.
Gli abiti esposti nella mostra sono tutti originali e di un certo fascino, ognuno classificato con una scheda pazientemente preparata da Michele Tota, altamurano appassionato di araldica. Appartengono a tutte le confraternite della nostra città, dalle più antiche a quelle di più recente formazione. Quella del SS. Rosario, del SS. Sacramento, di S. Pasquale, di Maria SS. Immacolata, della SS. Annunziata dei pastori, di S. Sepolcro e, infine, quella di S. Biagio che al momento conta solamente un iscritto ultranovantenne, e che è in fase di ripristino. Ognuna di esse ha la propria storia da scoprire e conoscere che si intreccia con il passato della nostrà città. Se a questo si aggiunge la passione del racconto di chi la ama, allora per tutti gli appassionati del settore (ma non solo) sarà un qualcosa da non perdere.
Interessante è anche l'esposizione di oggetti relativi alla vita di Confraternita, come ad esempio la presenza del bussolotto, un curioso antico cimelio, utilizzato per l'elezione del priore. Si tratta di una sorta di cassettina con un'apertura frontale, all'interno della quale ciascun votante inseriva la mano e indirizzava un sassolino (o una fava) nello scompartimento del sì o in quello del no. Alla fine il candidato con il maggior numero di sì veniva eletto. Di epoca settecentesca, questo oggetto appartiene alla parrocchia di S. Teresa dove è conservato. Alla chiesa di S. Biagio appartiene l'antica bacheca del direttivo e dei soci confratelli, dove tra i nomi spicca quello degli Alberotanza, una fra le famiglie più nobili della terra di Bari. Infine si può osservere un altro curioso oggetto, appartenente alla parrocchia di S. Sepolcro. Si tratta della troccola (u tacculaune), un tavolo di legno massello di 40 cm circa, sul quale sono presenti delle maniglie attaccate attraverso delle cerniere. Questo oggetto se mosso di un quarto di giro avanti e indietro, produce un rumore lugubre e pesante, che doveva sostituire il suono dellle più comuni campane durante la celebrazione delle funzioni nella settimana santa.
Queste sono antichissime associazioni sorte nell'alto medioevo e nate all'interno delle chiese, con lo scopo di incrementare il culto, le pratiche di pietà e le opere di misericordia. Con il tempo si trasformarono in vere istituzioni laico-religiose per l'assistenza ai malati, ai carcerati, agli orfani e a tutti i bisognosi. Ogni confraternita aveva un proprio statuto, un codice di comportamento e una propria identità, che veniva rimarcata anche dal particolare abito che ognuna di esse indossava e dal loro diverso gonfalone che sfilava durante le processioni religiose.
Gli abiti esposti nella mostra sono tutti originali e di un certo fascino, ognuno classificato con una scheda pazientemente preparata da Michele Tota, altamurano appassionato di araldica. Appartengono a tutte le confraternite della nostra città, dalle più antiche a quelle di più recente formazione. Quella del SS. Rosario, del SS. Sacramento, di S. Pasquale, di Maria SS. Immacolata, della SS. Annunziata dei pastori, di S. Sepolcro e, infine, quella di S. Biagio che al momento conta solamente un iscritto ultranovantenne, e che è in fase di ripristino. Ognuna di esse ha la propria storia da scoprire e conoscere che si intreccia con il passato della nostrà città. Se a questo si aggiunge la passione del racconto di chi la ama, allora per tutti gli appassionati del settore (ma non solo) sarà un qualcosa da non perdere.
Interessante è anche l'esposizione di oggetti relativi alla vita di Confraternita, come ad esempio la presenza del bussolotto, un curioso antico cimelio, utilizzato per l'elezione del priore. Si tratta di una sorta di cassettina con un'apertura frontale, all'interno della quale ciascun votante inseriva la mano e indirizzava un sassolino (o una fava) nello scompartimento del sì o in quello del no. Alla fine il candidato con il maggior numero di sì veniva eletto. Di epoca settecentesca, questo oggetto appartiene alla parrocchia di S. Teresa dove è conservato. Alla chiesa di S. Biagio appartiene l'antica bacheca del direttivo e dei soci confratelli, dove tra i nomi spicca quello degli Alberotanza, una fra le famiglie più nobili della terra di Bari. Infine si può osservere un altro curioso oggetto, appartenente alla parrocchia di S. Sepolcro. Si tratta della troccola (u tacculaune), un tavolo di legno massello di 40 cm circa, sul quale sono presenti delle maniglie attaccate attraverso delle cerniere. Questo oggetto se mosso di un quarto di giro avanti e indietro, produce un rumore lugubre e pesante, che doveva sostituire il suono dellle più comuni campane durante la celebrazione delle funzioni nella settimana santa.