Eventi e cultura
Intramoeni Extra Art 2015 ad Altamura
Cava dei Dinosauri domenica 6 dicembre
Altamura - domenica 6 dicembre 2015
Comunicato Stampa
Procede per step, CASA FUTURA PIETRA, edizione 2015 di Intramoenia Extra Art, snodandosi tra i territori di Bisceglie e della Murgia, in cui permangono tracce preistoriche in grotte, cave, dolmen, accanto al paesaggio urbano antropizzato.
Dopo il concerto preistorico di Alvin Curran al Dolmen di Bisceglie, le azioni si spostano nella Cava dei Dinosauri di Altamura in località Pontrelli, (situata sulla strada per Santeramo in Colle - SP 235, a 4 km circa da Altamura), dove, domenica 6 dicembre, il testimone sarà raccolto da due artisti dalla formazione e dai linguaggi differenti: Filippo Berta e Vito Maiullari. L'azione di Filippo Berta si svolgerà alle ore 11.30; a seguire un light brunch. La performance di Vito Maiullari inizierà al calare del sole, intorno alle ore 15.00.
Saranno presenti gli artisti, i curatori, il Sindaco di Altamura Giacinto Forte, la coordinatrice dell'associazione Ars Vivens, Chiara Dambrosio, e Vincenzo Fiore, proprietario della Cava.
Il progetto, curato da Giusy Caroppo in collaborazione con l'architetto antropologo Tommaso Martimucci, è prodotto dall'associazione Eclettica_cultura dell'arte, sostenuto dalla Regione Puglia e dal Comune di Bisceglie in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Puglia, il patrocinio del Parco Nazionale dell'Alta Murgia e del Comune di Altamura.
Le performance ad Altamura
TERRITORI#2 di Filippo Berta
Filippo Berta, classe 1977, da sempre interessato alla narrazione di un racconto di difformità e opposti, realizzerà una performance collettiva dal titolo Territori#2.
Alcune persone "in conflitto", astanti su una distesa ghiaiosa, cercheranno di tracciare con i piedi il confine di un proprio luogo entro cui esprimersi. Lo scontro tra individualità creerà un territorio comune dato da forme singole discordanti, riflettendo la difficoltà dell'affermazione del singolo nella complessa rete delle relazioni sociali. È un dualismo disarmonico in cui le persone comuni sono invitate a ripensare il significato di "confine" attraverso movimenti corporali istintivi e reiterati, dai cui passi scaturiscono suoni. La performance verrà ripresa dall'alto e dal basso, in modo tale da racchiudere in un'unica voce tracce dalla preistoria - le orme dei dinosauri - e presente contemporaneo.
FILIPPO BERTA (Treviglio/BG, 1977)
La ricerca di Filippo Berta è da sempre dominata da una dialettica di opposti che si esplica nella ricerca di un confine identitario. La definizione di se stessi, e del territorio in cui si è immersi, non è mai un gioco pacifico, è piuttosto un dedalo di strade, piazze e vicoli dell'anima da attraversare, uno stato di tensione e lotta in cui lo scontro con l'altro è conflitto senza sosta. L'artista analizza queste dicotomie, attraverso il video, le installazioni e le performance collettive e presenta costantemente un crinale fatto di dualismi, immaginato in scenari desolati e quasi asettici. Vincitore del Premio Maretti 2014 con il video Homo homini lupus, Berta intraprende una sperimentazione concettuale in cui, la risultante di un conflitto tra forze opposte, dominate sempre da un recondito desiderio di sopraffazione e sopravvivenza, definisce il confine tra gli uomini. La distanza, l'articolarsi delle differenze, e i continui passaggi tra i protagonisti delle sue opere, creano la narrazione discontinua di un universo nomade.
Oltre al Premio Maretti, La Habana (Cuba), Berta è stato finalista al Talent Prize di Roma. Nel 2008 è tra i vincitori della IV Edizione del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento. Ha esposto al Museo MADRE di Napoli, al Jonkopings Lans Museum (SE), alla Staedtischegalerie di Brema (DE), al State Museum of Contemporary Art di Salonicco (GR), al Museo di Pori (FIN), al Vandalorum Museum, Varnamo (SE), al Victoria Art Center di Bucarest (RO), al Center for Cultural Decontamination, CZKD, Belgrado (SR), alla Galleria Augeo Art Space (ITA), al Matadero Centro Creativo Contemporaneo, Madrid (SP), alla Galleria 400, Chicago (USA), al National Brukenthal Museum di Sibiu (RO). Ha partecipato alla Biennale di Thessaloniki IV Edizione (GR), Biennale di Praga V Edizione (CZ) e alla III Edizione della Biennale di Mosca - Young Art (RU). Ha preso parte a residenze - Fondazione Ratti di Como, Fondazione Spinola Banna di Poirino (TO) e al Careof di Milano – e festival: 30th Festival Internazionale di Sarajevo (2014), International Konst Film (2013, Svezia), Corpus 3 (2012, Napoli), Performance Festival di Thessaloniki 3 (2013, GR) Romaeuropa Festi- val/Digital Life (2012, Roma), Tulca, After the fall (2011, Galway, IR), European Performance Art Festival (2011, Varsavia, PL).
RISONANZE di Vito Maiullari. Feat Luigi Morleo
Ricerca artistica sperimentale, accompagnata da un profonda conoscenza dell'antropologia e della natura, è svolta dallo scultore altamurano Vito Maiullari, legato alla pietra quale supporto privilegiato per avviare un approccio sinestesico alla materia. L'immagine di una materia che ha sedimentato i suoni del tempo, liberati da un processo di disvelamento operato dall'artista, prenderà forma attraverso un intervento molteplice intitolato Risonanze, costituito da un'architettura sonora in cui le pietre risuoneranno grazie all'azione fisica del percussionista Luigi Morleo. Com'è proprio della poetica di Vito Maiullari, "Risonanze" assurge a essere, per forma e concezione, un'opera che sintetizza passato e presente istituendo un nesso inscindibile con il contesto ambientale dell'entroterra murgiano cui egli appartiene. Adoperando materiali di risulta, come vecchie assi lignee di pedane da trasporto, Maiullari ha realizzato una sorta di nicchia portatile, in cui colloca in sospensione pietre disancorate dalla gravità della terra, grazie all'uso di canne leggere e flessibili in grado di sopportare peso e oscillazione della materia. Nell'intimità di questo spazio, concepito a misura d'uomo, si apre la possibilità di accedere a un sacro recinto, dove ogni gesto rivela l'eco di un ambiente rupestre che si deposita in un registro digitale restituendo l'ancestrale partitura di una perduta memoria, operazione messa in atto grazie al supporto del percussionista Luigi Morleo. Al centro la natura, essenza, storia, cultura materiale, mezzo espressivo da fondere in infinite nuove forme, ma anche elemento da valorizzare, sollecitando l'attenzione per patrimonio ambientale, spesso violentato nel tempo con stravolgimenti geologici.
VITO MAIULLARI (Altamura/BA, 1961)
Ispirato a un universo bucolico e ricco di memoria, Maiullari è un artista che guarda al territorio con lo sguardo visionario e insolito. Come un moderno rabdomante, le sue opere non sono solo pietre scalfite, ma vengono anche accostate a materiali recenti che fanno emergere un insospettabile potenziale creativo. È un processo maieutico che rende la pietra testimone di storia e memoria e suoni; e così un lungo blocco di marmo scavato può divenire nelle sue mani la cassa di risonanza di un passato, di un luogo, di un'identità collettiva. La natura e le tracce ambientali a essa connesse orientano la creazione d'installazioni che vanno vissute, ascoltate e abitate e che sono generatrici di "poesia sonora". Parallelamente l'artista denuncia anche un problema sociale: l'incuria per il patrimonio ambientale, attuato nel tempo con stravolgimenti geologici quali la frantumazione della pietra calcarea e l'abbandono di rocce divelte e abbandonate sul territorio, proprio quello spazio che osserva con una visione ad ampio raggio e che descrive con un processo mutisensoriale sempre in evoluzione.
Docente di Scultura presso l'Accademia di BB AA di Bari, con la tesi sperimentale "La pietra dall'estrazione all'utilizzo", dal 1980 partecipa a manifestazioni multimediali, restauri, originali progetti educativi e formativi e realizza imponenti opere pubbliche su commissione. Spesso la sua ricerca è stata incentrata sulla versatilità d'utilizzo dei materiali lapidei o d'altra natura, nata spesso in collaborazione con architetti e designer e indirizzata anche allo studio, alla tutela e alla conservazione del territorio dell'Alta Murgia, sia nelle vesti di artista (eloquente il progetto esposto nel 1996 all'Expo Levante a Bari "Io amo la Murgia" o le partecipazioni al "Festival della Terra delle Gravine"), sia come speleologo (è socio attivo del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche) e divulgatore televisivo. L'attività di Vito Maiullari è attenta anche al presente, in una veste – lì dove si fonde con il design quale la "Pecora-divano" esposta al Museo della Triennale di Milano nel 2009, che pare voglia portare alla soluzione impossibile di unire i due mondi, quello arcaico e quello tecnologico post-industriale.
Dopo il concerto preistorico di Alvin Curran al Dolmen di Bisceglie, le azioni si spostano nella Cava dei Dinosauri di Altamura in località Pontrelli, (situata sulla strada per Santeramo in Colle - SP 235, a 4 km circa da Altamura), dove, domenica 6 dicembre, il testimone sarà raccolto da due artisti dalla formazione e dai linguaggi differenti: Filippo Berta e Vito Maiullari. L'azione di Filippo Berta si svolgerà alle ore 11.30; a seguire un light brunch. La performance di Vito Maiullari inizierà al calare del sole, intorno alle ore 15.00.
Saranno presenti gli artisti, i curatori, il Sindaco di Altamura Giacinto Forte, la coordinatrice dell'associazione Ars Vivens, Chiara Dambrosio, e Vincenzo Fiore, proprietario della Cava.
Il progetto, curato da Giusy Caroppo in collaborazione con l'architetto antropologo Tommaso Martimucci, è prodotto dall'associazione Eclettica_cultura dell'arte, sostenuto dalla Regione Puglia e dal Comune di Bisceglie in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Puglia, il patrocinio del Parco Nazionale dell'Alta Murgia e del Comune di Altamura.
Le performance ad Altamura
TERRITORI#2 di Filippo Berta
Filippo Berta, classe 1977, da sempre interessato alla narrazione di un racconto di difformità e opposti, realizzerà una performance collettiva dal titolo Territori#2.
Alcune persone "in conflitto", astanti su una distesa ghiaiosa, cercheranno di tracciare con i piedi il confine di un proprio luogo entro cui esprimersi. Lo scontro tra individualità creerà un territorio comune dato da forme singole discordanti, riflettendo la difficoltà dell'affermazione del singolo nella complessa rete delle relazioni sociali. È un dualismo disarmonico in cui le persone comuni sono invitate a ripensare il significato di "confine" attraverso movimenti corporali istintivi e reiterati, dai cui passi scaturiscono suoni. La performance verrà ripresa dall'alto e dal basso, in modo tale da racchiudere in un'unica voce tracce dalla preistoria - le orme dei dinosauri - e presente contemporaneo.
FILIPPO BERTA (Treviglio/BG, 1977)
La ricerca di Filippo Berta è da sempre dominata da una dialettica di opposti che si esplica nella ricerca di un confine identitario. La definizione di se stessi, e del territorio in cui si è immersi, non è mai un gioco pacifico, è piuttosto un dedalo di strade, piazze e vicoli dell'anima da attraversare, uno stato di tensione e lotta in cui lo scontro con l'altro è conflitto senza sosta. L'artista analizza queste dicotomie, attraverso il video, le installazioni e le performance collettive e presenta costantemente un crinale fatto di dualismi, immaginato in scenari desolati e quasi asettici. Vincitore del Premio Maretti 2014 con il video Homo homini lupus, Berta intraprende una sperimentazione concettuale in cui, la risultante di un conflitto tra forze opposte, dominate sempre da un recondito desiderio di sopraffazione e sopravvivenza, definisce il confine tra gli uomini. La distanza, l'articolarsi delle differenze, e i continui passaggi tra i protagonisti delle sue opere, creano la narrazione discontinua di un universo nomade.
Oltre al Premio Maretti, La Habana (Cuba), Berta è stato finalista al Talent Prize di Roma. Nel 2008 è tra i vincitori della IV Edizione del Premio Internazionale della Performance, Galleria Civica di Trento. Ha esposto al Museo MADRE di Napoli, al Jonkopings Lans Museum (SE), alla Staedtischegalerie di Brema (DE), al State Museum of Contemporary Art di Salonicco (GR), al Museo di Pori (FIN), al Vandalorum Museum, Varnamo (SE), al Victoria Art Center di Bucarest (RO), al Center for Cultural Decontamination, CZKD, Belgrado (SR), alla Galleria Augeo Art Space (ITA), al Matadero Centro Creativo Contemporaneo, Madrid (SP), alla Galleria 400, Chicago (USA), al National Brukenthal Museum di Sibiu (RO). Ha partecipato alla Biennale di Thessaloniki IV Edizione (GR), Biennale di Praga V Edizione (CZ) e alla III Edizione della Biennale di Mosca - Young Art (RU). Ha preso parte a residenze - Fondazione Ratti di Como, Fondazione Spinola Banna di Poirino (TO) e al Careof di Milano – e festival: 30th Festival Internazionale di Sarajevo (2014), International Konst Film (2013, Svezia), Corpus 3 (2012, Napoli), Performance Festival di Thessaloniki 3 (2013, GR) Romaeuropa Festi- val/Digital Life (2012, Roma), Tulca, After the fall (2011, Galway, IR), European Performance Art Festival (2011, Varsavia, PL).
RISONANZE di Vito Maiullari. Feat Luigi Morleo
Ricerca artistica sperimentale, accompagnata da un profonda conoscenza dell'antropologia e della natura, è svolta dallo scultore altamurano Vito Maiullari, legato alla pietra quale supporto privilegiato per avviare un approccio sinestesico alla materia. L'immagine di una materia che ha sedimentato i suoni del tempo, liberati da un processo di disvelamento operato dall'artista, prenderà forma attraverso un intervento molteplice intitolato Risonanze, costituito da un'architettura sonora in cui le pietre risuoneranno grazie all'azione fisica del percussionista Luigi Morleo. Com'è proprio della poetica di Vito Maiullari, "Risonanze" assurge a essere, per forma e concezione, un'opera che sintetizza passato e presente istituendo un nesso inscindibile con il contesto ambientale dell'entroterra murgiano cui egli appartiene. Adoperando materiali di risulta, come vecchie assi lignee di pedane da trasporto, Maiullari ha realizzato una sorta di nicchia portatile, in cui colloca in sospensione pietre disancorate dalla gravità della terra, grazie all'uso di canne leggere e flessibili in grado di sopportare peso e oscillazione della materia. Nell'intimità di questo spazio, concepito a misura d'uomo, si apre la possibilità di accedere a un sacro recinto, dove ogni gesto rivela l'eco di un ambiente rupestre che si deposita in un registro digitale restituendo l'ancestrale partitura di una perduta memoria, operazione messa in atto grazie al supporto del percussionista Luigi Morleo. Al centro la natura, essenza, storia, cultura materiale, mezzo espressivo da fondere in infinite nuove forme, ma anche elemento da valorizzare, sollecitando l'attenzione per patrimonio ambientale, spesso violentato nel tempo con stravolgimenti geologici.
VITO MAIULLARI (Altamura/BA, 1961)
Ispirato a un universo bucolico e ricco di memoria, Maiullari è un artista che guarda al territorio con lo sguardo visionario e insolito. Come un moderno rabdomante, le sue opere non sono solo pietre scalfite, ma vengono anche accostate a materiali recenti che fanno emergere un insospettabile potenziale creativo. È un processo maieutico che rende la pietra testimone di storia e memoria e suoni; e così un lungo blocco di marmo scavato può divenire nelle sue mani la cassa di risonanza di un passato, di un luogo, di un'identità collettiva. La natura e le tracce ambientali a essa connesse orientano la creazione d'installazioni che vanno vissute, ascoltate e abitate e che sono generatrici di "poesia sonora". Parallelamente l'artista denuncia anche un problema sociale: l'incuria per il patrimonio ambientale, attuato nel tempo con stravolgimenti geologici quali la frantumazione della pietra calcarea e l'abbandono di rocce divelte e abbandonate sul territorio, proprio quello spazio che osserva con una visione ad ampio raggio e che descrive con un processo mutisensoriale sempre in evoluzione.
Docente di Scultura presso l'Accademia di BB AA di Bari, con la tesi sperimentale "La pietra dall'estrazione all'utilizzo", dal 1980 partecipa a manifestazioni multimediali, restauri, originali progetti educativi e formativi e realizza imponenti opere pubbliche su commissione. Spesso la sua ricerca è stata incentrata sulla versatilità d'utilizzo dei materiali lapidei o d'altra natura, nata spesso in collaborazione con architetti e designer e indirizzata anche allo studio, alla tutela e alla conservazione del territorio dell'Alta Murgia, sia nelle vesti di artista (eloquente il progetto esposto nel 1996 all'Expo Levante a Bari "Io amo la Murgia" o le partecipazioni al "Festival della Terra delle Gravine"), sia come speleologo (è socio attivo del Centro Altamurano Ricerche Speleologiche) e divulgatore televisivo. L'attività di Vito Maiullari è attenta anche al presente, in una veste – lì dove si fonde con il design quale la "Pecora-divano" esposta al Museo della Triennale di Milano nel 2009, che pare voglia portare alla soluzione impossibile di unire i due mondi, quello arcaico e quello tecnologico post-industriale.