La città
Importanti resti archeologici a rischio
Un'impresa altamurana propone costruzioni sul sito. Il no di un gruppo di architetti
Altamura - venerdì 22 giugno 2012
17.41
Doveva essere un argomento da discutere in Consiglio comunale ieri, 21 giugno. Ma la seduta andata deserta ha lasciato al palo il tema. Si tratta di un accordo di programma proposto da un'impresa di costruzioni altamurana al Comune e che riguarda l'area archeologica sita in via Vecchia Buoncammino. Un gruppo di architetti ha studiato il caso ed esprime le proprie considerazioni in una lettera (che raccoglie più di 40 firme) indirizzata alla Regione Puglia, alla Soprintendenza archeologica e ai Beni culturali e agli organi di stampa.
L'area interessata e' pari a 5527 metri quadri di proprietà privata, attualmente tipizzata G5 zona archeologica dal vigente P.R.G., praticamente inedificabile (salvo per 193 metri quadri che ricadono in zona B1), quindi assoggettata a vincolo diretto dal Ministero dei Beni culturali. Infatti, in questo spazio sono stati rinvenuti 40 anni fa i resti di un insediamento Peuceta e probabilmente anche di epoca antecedente.
L'accordo prevedrebbe la costruzione di fabbricati per residenza e attività commerciali per 13.709 metri cubi. In cambio l'impresa ritiene, con questo intervento, di riqualificare la zona a livello funzionale, di recupero e fruizione dei resti archeologici, cedendo l'area interessata al Comune unitamente ad un piccolo edificio di un solo piano di circa 300 metri quadri. Quale, dunque, il vantaggio per la collettività?
Gli architetti spiegano: "L'intervento proposto vede la realizzazione di corpi di fabbrica sul il perimetro del sito, a ridosso della viabilità esterna, relegando i resti archeologici praticamente in una sorta di cortile condominiale accessibile alla collettività da un porticato libero solo su un lato. Il fabbricato, a un solo piano, di circa 300 metri quadri, che l'impresa cederebbe al Comune, al di là delle valutazioni della proponente, ci sembra di scarso valore poiché non sarà visibile dall'esterno e avrà il suo piano di calpestio interrato rispetto a via Vecchia Buoncammino, nel punto di accesso, di ml 3,50".
I vantaggi per l'impresa si traducono in una volumetria di 13.709 metri cubi che oggi, in termini economici, sono non meno di 4 milioni di euro.
Inoltre, l'accento andrebbe posto sul recupero dei resti archeologici. L'intervento dell'impresa porterebbe al definitivo interramento di una buona parte di essi per le fondazioni del fabbricato e per due piani interrati adibiti a garage.
La richiesta da parte degli architetti e' che la Soprintendenza non dia il parere positivo all'intervento e che l'Amministrazione locale operi nell'interesse della collettività.
L'area interessata e' pari a 5527 metri quadri di proprietà privata, attualmente tipizzata G5 zona archeologica dal vigente P.R.G., praticamente inedificabile (salvo per 193 metri quadri che ricadono in zona B1), quindi assoggettata a vincolo diretto dal Ministero dei Beni culturali. Infatti, in questo spazio sono stati rinvenuti 40 anni fa i resti di un insediamento Peuceta e probabilmente anche di epoca antecedente.
L'accordo prevedrebbe la costruzione di fabbricati per residenza e attività commerciali per 13.709 metri cubi. In cambio l'impresa ritiene, con questo intervento, di riqualificare la zona a livello funzionale, di recupero e fruizione dei resti archeologici, cedendo l'area interessata al Comune unitamente ad un piccolo edificio di un solo piano di circa 300 metri quadri. Quale, dunque, il vantaggio per la collettività?
Gli architetti spiegano: "L'intervento proposto vede la realizzazione di corpi di fabbrica sul il perimetro del sito, a ridosso della viabilità esterna, relegando i resti archeologici praticamente in una sorta di cortile condominiale accessibile alla collettività da un porticato libero solo su un lato. Il fabbricato, a un solo piano, di circa 300 metri quadri, che l'impresa cederebbe al Comune, al di là delle valutazioni della proponente, ci sembra di scarso valore poiché non sarà visibile dall'esterno e avrà il suo piano di calpestio interrato rispetto a via Vecchia Buoncammino, nel punto di accesso, di ml 3,50".
I vantaggi per l'impresa si traducono in una volumetria di 13.709 metri cubi che oggi, in termini economici, sono non meno di 4 milioni di euro.
Inoltre, l'accento andrebbe posto sul recupero dei resti archeologici. L'intervento dell'impresa porterebbe al definitivo interramento di una buona parte di essi per le fondazioni del fabbricato e per due piani interrati adibiti a garage.
La richiesta da parte degli architetti e' che la Soprintendenza non dia il parere positivo all'intervento e che l'Amministrazione locale operi nell'interesse della collettività.