Campo profughi
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Eventi e cultura

Il vecchio campo di prigionia ispira un progetto musicale

Uno spettacolo unico fatto di memorie di guerra e suggestioni del luogo

Memorie di guerra e voci recluse diventano un progetto musicale. Il grande prato verde in via Gravina sarà il teatro di un concerto molto particolare, in programma oggi, per il programma "Suoni della Murgia". Il vecchio luogo di prigionia, classificato come numero 65 e costruito nella seconda guerra mondiale, diventa "il campo parlante", una co-produzione artistica con musicisti di varie parti d'Italia ispirati da questo parco in cui le torrette, i muri delle baracche e le casermette sono testimoni non muti.

Il campo 65 fu costruito negli anni '40, durante la seconda guerra mondiale, come luogo di prigionia di soldati catturati su vari fronti, di numerose nazionalità. Nacque su una pietraia deserta, di circa 30 ettari, esposta al vento e al sole, per una capienza di 12.000 uomini. Circa 9mila qui vennero imprigionati. All'epoca le città di Altamura e Gravina erano molto distanti. Sui muri delle casette ci sono ancora le scritte lasciate dai prigionieri. Non fu un luogo di mattanza.

Dal 1951 e fino al 1962 gli stessi fabbricati ospitarono i profughi e gli esuli della frontiera orientale. Decine di migliaia di persone hanno sofferto, vissuto e sperato su quell'estesa area e in quelle strette casette in via Gravina. La fase in cui fu un campo di accoglienza degli esuli è quella maggiormente impressa nella memoria collettiva perché si sono stretti dei legami con le due città e con i matrimoni si sono costituite delle famiglie.

Quella bellica era stata dimenticata. L'associazione "Campo 65", guidata da Domenico Bolognese, negli ultimi anni ha condotto delle ricerche e sono state raccolte molte testimonianze di soldati e ufficiali, raccolte dai rispettivi figli. Alcuni di loro sono stati anche in visita. Con i silenzi, le pietre e i muri il campo parla. E ispira vari musicisti, guidati da Luigi Bolognese, direttore artistico di "Suoni della Murgia". "L'intero lavoro è nato dalle suggestioni suscitate dal campo 65", spiega.

E' la "Storia" con la "s" maiuscola che in un certo senso ha chiamato i fratelli Bolognese a maturare un sentimento di recupero della memoria. Un omaggio dovuto al padre Michele, avvocato, che in gioventù fu un soldato italiano, catturato e portato in un campo di concentramento in Germania, infine liberato dalle truppe britanniche.

Il progetto "Il campo parlante" si divide in tre momenti artistici. Inizio alle ore 18.15. Pubblico partecipante: solo 99 persone (su prenotazione via whatsapp ai numeri 389.1164420 e 393.3070001).

La prima parte è sinfonica con "Il profumo consola il dolore: pensieri musicati e letti" della Piccola orchestra profumata, con musiche originali di Orazio Maglio e Carlo La Manna. Seconda parte denominata "Lettere, memorie e testimonianze in musica dei prigionieri del Campo 65", a cura del "Laboratorio 4piume", formazione composta da Carlo La Manna, Adolfo La Volpe, Francesco Savoretti e lo stesso Luigi Bolognese. Infine "Fratello piombo e sorella acciaio: brani e suggestioni accompagnati da brevi testi sulla guerra e sulla resistenza" ad opera della Compagnia degli spiriti e Maria Moramarco.
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