Politica
Il movimento dei Forconi chiede l'abolizione del contributo 630 bonifica anno 2014
Annuncia massicce mobilitazioni se non si prenderanno provvedimenti urgenti
Puglia - lunedì 11 gennaio 2016
8.57
Gli agricoltori pugliesi i cui immobili ricadono nel comprensorio del "Consorzio di Bonifica Terre d'Apulia" in seguito agli avvisi di pagamento ricevuti lo scorso giugno, in questi giorni stanno ricevendo un ulteriore sollecito per il versamento del cosiddetto contributo 630 bonifica anno 2014. Tale contributo, secondo le leggi regionali n. 12 del 21/06/2011 e n. 4 del 13/03/2012, obbliga i proprietari di immobili ricadenti nei comprensori dei consorzi a pagare somme che raggiungono anche 100,00 € per ettaro.
Tale contributo possiamo definirlo un vero e proprio balzello. Obbliga al pagamento senza che vi sia un beneficio diretto per il contribuente e senza dei criteri di ripartizione oggettivi, esso si basa su un Piano di classifica provvisorio, approvato dallo scorso Commissario straordinario del Consorzio e ratificato con una Delibera della Giunta Vendola. Inoltre è evidente anche ai non addetti ai lavori che ormai da decenni non si eseguono più lavori pubblici di bonifica ed ogni coltivatore è costretto a salvaguardare i propri beni a proprie spese. Tutto questo è stato ampiamente illustrato all'attuale presidente Michele Emiliano; facevano ben sperare i suoi discorsi e la nomina di un nuovo commissario straordinario, ma evidentemente cambiano i suonatori però la musica è sempre la stessa.
Oltre alle assurde richieste di questo contributo per le bonifiche inesistenti, il "Consorzio di Bonifica Terre d'Apulia" è tristemente noto agli abitanti delle campagne delle province di Bari e Taranto perché gestisce la fornitura di acqua. Anche in questo caso un disservizio totale: fornitura che manca per giorni senza nessun preavviso, qualità pessima con presenza anche di ruggine nell'acqua, assenza di manutenzione, nessuna assistenza; tutto questo a fronte di 235 € di costi fissi e di tariffe che raggiungono i 3€ al metro cubo. La tariffa più alta d'Italia. Ma anche su questo versante non si vede nessun passo in avanti dell'attuale giunta.
Nonostante i lavori di bonifica non eseguiti e le tariffe idriche esorbitanti i consorzi di bonifica hanno debiti per 233 milioni di euro. Questa forte situazione debitoria deriva dalla totale incapacità gestionale e tutto non può ricadere sulle spalle degli agricoltori.
Le associazioni di categoria sono complici di questa ingiustizia, personaggi di spicco delle stesse siedono nei consigli di amministrazione di tali consorzi ed hanno contribuito alla stesura dei piani di classifica, condannando a pagare per il nulla. Loro invece di difendere gli interessi degli agricoltori pensano alle loro poltrone, dichiarare il consorzio un ente fallito e riorganizzare dalla radice tutto il sistema a loro non conviene.
La regione continua ad affidare a questi enti inefficienti anche la gestione della bonifica delle zone rurali stanziando milioni di euro e per mantenere in vita questi carrozzoni chiede agli agricoltori immensi sacrifici. A cosa servono questi enti? Forse servono solo alla politica ed ai sindacati. Ma basteranno soldi del contributo di bonifica a sanare i bilanci in rosso? Sicuramente no... e perché continuare ad alimentare questo circolo vizioso? E' indispensabile salvare questi postifici.
Probabilmente queste rimarranno domande senza risposta, anche perché questi enti non sono soggetti a controllo della corte dei conti... guarda caso!
L'unica certezza è che questo contributo, se non verrà abolito, sarà una brutta batosta per centinaia di aziende già messe in ginocchio dagli eventi climatici avversi e dalle condizioni di mercato sfavorevoli.
Il movimento dei Forconi annuncia massicce mobilitazioni se non si prenderanno provvedimenti urgenti per abolire questo balzello assurdo.
Abbiamo aspettato troppo tempo per permettere al nuovo governo regionale di avviare il proprio lavoro, ma vedendo i risultati non ci resta altro da fare che scendere in strada.
Tale contributo possiamo definirlo un vero e proprio balzello. Obbliga al pagamento senza che vi sia un beneficio diretto per il contribuente e senza dei criteri di ripartizione oggettivi, esso si basa su un Piano di classifica provvisorio, approvato dallo scorso Commissario straordinario del Consorzio e ratificato con una Delibera della Giunta Vendola. Inoltre è evidente anche ai non addetti ai lavori che ormai da decenni non si eseguono più lavori pubblici di bonifica ed ogni coltivatore è costretto a salvaguardare i propri beni a proprie spese. Tutto questo è stato ampiamente illustrato all'attuale presidente Michele Emiliano; facevano ben sperare i suoi discorsi e la nomina di un nuovo commissario straordinario, ma evidentemente cambiano i suonatori però la musica è sempre la stessa.
Oltre alle assurde richieste di questo contributo per le bonifiche inesistenti, il "Consorzio di Bonifica Terre d'Apulia" è tristemente noto agli abitanti delle campagne delle province di Bari e Taranto perché gestisce la fornitura di acqua. Anche in questo caso un disservizio totale: fornitura che manca per giorni senza nessun preavviso, qualità pessima con presenza anche di ruggine nell'acqua, assenza di manutenzione, nessuna assistenza; tutto questo a fronte di 235 € di costi fissi e di tariffe che raggiungono i 3€ al metro cubo. La tariffa più alta d'Italia. Ma anche su questo versante non si vede nessun passo in avanti dell'attuale giunta.
Nonostante i lavori di bonifica non eseguiti e le tariffe idriche esorbitanti i consorzi di bonifica hanno debiti per 233 milioni di euro. Questa forte situazione debitoria deriva dalla totale incapacità gestionale e tutto non può ricadere sulle spalle degli agricoltori.
Le associazioni di categoria sono complici di questa ingiustizia, personaggi di spicco delle stesse siedono nei consigli di amministrazione di tali consorzi ed hanno contribuito alla stesura dei piani di classifica, condannando a pagare per il nulla. Loro invece di difendere gli interessi degli agricoltori pensano alle loro poltrone, dichiarare il consorzio un ente fallito e riorganizzare dalla radice tutto il sistema a loro non conviene.
La regione continua ad affidare a questi enti inefficienti anche la gestione della bonifica delle zone rurali stanziando milioni di euro e per mantenere in vita questi carrozzoni chiede agli agricoltori immensi sacrifici. A cosa servono questi enti? Forse servono solo alla politica ed ai sindacati. Ma basteranno soldi del contributo di bonifica a sanare i bilanci in rosso? Sicuramente no... e perché continuare ad alimentare questo circolo vizioso? E' indispensabile salvare questi postifici.
Probabilmente queste rimarranno domande senza risposta, anche perché questi enti non sono soggetti a controllo della corte dei conti... guarda caso!
L'unica certezza è che questo contributo, se non verrà abolito, sarà una brutta batosta per centinaia di aziende già messe in ginocchio dagli eventi climatici avversi e dalle condizioni di mercato sfavorevoli.
Il movimento dei Forconi annuncia massicce mobilitazioni se non si prenderanno provvedimenti urgenti per abolire questo balzello assurdo.
Abbiamo aspettato troppo tempo per permettere al nuovo governo regionale di avviare il proprio lavoro, ma vedendo i risultati non ci resta altro da fare che scendere in strada.