Ospedale e sanità
Il Comitato S.p.A. rivolge un appello al presidente Vendola
«Amputare la sanità di posti letto è possibile solo se si dispone di tempo». È necessaria «una diversa concezione della vita»
Altamura - mercoledì 2 febbraio 2011
16.30
Il presidente del Comitato Sanitari Precari Altamurani, Domenico Cirasole, rivolge un appello al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola in merito al Piano di Rientro Sanitario, al Regolamento di Riordino Ospedaliero e al blocco del turn over del personale medico ed infermieristico, «quale contrasto ultimo al disavanzo sanitario che l'Eurispes stima nella nostra Puglia intorno ai 292 milioni di euro». «Proprio per la grave situazione debitoria - scrive Cirasole - Lei e la Giunta regionale siete stati costretti a varare un Piano di Riordino che amputa 18 ospedali, 2200 posti letto, e manda a casa quasi 4000 medici ed infermieri. L'auspicio è che l'intervento salvavita d'urgenza, attuato senza particolari ripensamenti, possa realmente permetterLe d'ottenere l'80% dei 500 milioni di euro promessi dal governo nazionale. Ma, come in ogni malattia, il fattore tempo è l'unico che detta le regole, quindi, in altri termini, noi medici ed infermieri con contratto a tempo comprendiamo le sue scelte impopolari fatte in piena emergenza, anche se non condividiamo la scelta di non provvedere alla nostra stabilizzazione. Rispettare lo standard di 4 posti letto ogni 1000 abitanti, di cui 3,3 per acuti, non è cosa semplice, come non è cosa semplice lottare contro gli sprechi, e attuare un modello organizzativo che prevenga reati economico-finanziari, come imposto dalla L. 231/01».
«Certo - continua Cirasole - se non fosse mancato il fattore tempo, Lei, siamo sicuri, avrebbe in tutta tranquillità programmato un intervento diverso e avrebbe certamente stabilizzato i 4000 medici ed infermieri che invece oggi manda a casa. Ma noi siamo convinti che il Riordino ospedaliero può ancora oggi, in piena emergenza per un codice rosso, come le casse della sanità, diventare lo strumento per un riassetto dell'intero sistema sanitario pugliese tentando di farlo diventare meno ospedalocentrico […]. Amputare la sanità di posti letto, ovvero imporre al sistema di ridurre i ricoveri, è possibile solo se si dispone di tempo, perché è una metamorfosi drastica che necessita di reali, concrete, immediate alternative […] vi è necessità di informazione, dialogo, confronto, concertazione, chiarimenti, oltre che di nuove strutture ospedaliere pubbliche gestite dal pubblico, e diversa organizzazione dell'intero sistema sanitario pugliese (dalla guardia medica, alla rianimazione neonatale) e soprattutto una diversa concezione della vita».
Prima di «asportare ospedali» si dovrebbe secondo Cirasole: educare «l'anziano, ed il paziente oncologico a farsi curare e morire in casa anziché in ospedale»; educare il disabile «a vedere la distanza dall'ospedale non insuperabile, anche se non munito di auto ma di sedia»; educare «l'extracomunitario, il tossicodipendente, l'alcolista, il senza fissa dimora, il povero di turno a non affollare i pochi pronto soccorso rimasti in vita, ma le sedi preposte»; garantire un eccellente sistema centralizzato del 118, «che realmente abbia sempre aggiornata e sotto controllo la situazione di tutti i posti letto della provincia e della regione (comprensiva di medicine e chirurgie) e dell'affluenza nei pronto soccorso, in modo da indicare e consentire di raggiungere in tempi brevi il più vicino presidio ospedaliero d'eccellenza opportuno alle cure-interventi-ricoveri d'urgenza che il caso necessita»; «abbattere le liste d'attesa, che dopo la chiusure saranno lunghe anni luce».
«Ridurre gli attuali 215 ricoveri ogni mille abitanti, per portarli a quota 170 è possibile – scrive il Presidente del Comitato S.p.A. - ma necessita di tempo. Risparmiare dal contenimento della spesa per il personale medico ed infermieristico equivale ad affrontare una guerra dimenticandosi di mandare soldati in trincea. Applicare al personale medico ed infermieristico il blocco del turn over (la non sostituzione del personale in uscita) per tutto il triennio, quando al contrario, ha già maturato il diritto a vedere trasformare il proprio contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato (come imposto da direttive Europee, leggi nazionali, dettati della Corte Costituzionale e della Cassazione Civile), risulta essere economicamente sconveniente per le ASL al pari delle indette "mobilità extraregionali"».
«Presidente Vendola - conclude Cirasole - noi medici ed infermieri con contratti a tempo siamo sicuri che, se Lei avesse avuto più tempo, avrebbe cercato e sicuramente trovato altre forme per risparmiare senza amputare servizi ai pugliesi e posti di lavoro ai medici ed infermieri. Presidente Vendola, siamo sicuri che nessuna forza politica, ancor più se pugliese, possa accettare un tale drammatico ed improvviso taglio del sistema sanitario pugliese, e quindi confidiamo negli uomini di buona volontà affinché con il dialogo e con le trattative possano concedere il giusto tempo per le giuste scelte».
«Certo - continua Cirasole - se non fosse mancato il fattore tempo, Lei, siamo sicuri, avrebbe in tutta tranquillità programmato un intervento diverso e avrebbe certamente stabilizzato i 4000 medici ed infermieri che invece oggi manda a casa. Ma noi siamo convinti che il Riordino ospedaliero può ancora oggi, in piena emergenza per un codice rosso, come le casse della sanità, diventare lo strumento per un riassetto dell'intero sistema sanitario pugliese tentando di farlo diventare meno ospedalocentrico […]. Amputare la sanità di posti letto, ovvero imporre al sistema di ridurre i ricoveri, è possibile solo se si dispone di tempo, perché è una metamorfosi drastica che necessita di reali, concrete, immediate alternative […] vi è necessità di informazione, dialogo, confronto, concertazione, chiarimenti, oltre che di nuove strutture ospedaliere pubbliche gestite dal pubblico, e diversa organizzazione dell'intero sistema sanitario pugliese (dalla guardia medica, alla rianimazione neonatale) e soprattutto una diversa concezione della vita».
Prima di «asportare ospedali» si dovrebbe secondo Cirasole: educare «l'anziano, ed il paziente oncologico a farsi curare e morire in casa anziché in ospedale»; educare il disabile «a vedere la distanza dall'ospedale non insuperabile, anche se non munito di auto ma di sedia»; educare «l'extracomunitario, il tossicodipendente, l'alcolista, il senza fissa dimora, il povero di turno a non affollare i pochi pronto soccorso rimasti in vita, ma le sedi preposte»; garantire un eccellente sistema centralizzato del 118, «che realmente abbia sempre aggiornata e sotto controllo la situazione di tutti i posti letto della provincia e della regione (comprensiva di medicine e chirurgie) e dell'affluenza nei pronto soccorso, in modo da indicare e consentire di raggiungere in tempi brevi il più vicino presidio ospedaliero d'eccellenza opportuno alle cure-interventi-ricoveri d'urgenza che il caso necessita»; «abbattere le liste d'attesa, che dopo la chiusure saranno lunghe anni luce».
«Ridurre gli attuali 215 ricoveri ogni mille abitanti, per portarli a quota 170 è possibile – scrive il Presidente del Comitato S.p.A. - ma necessita di tempo. Risparmiare dal contenimento della spesa per il personale medico ed infermieristico equivale ad affrontare una guerra dimenticandosi di mandare soldati in trincea. Applicare al personale medico ed infermieristico il blocco del turn over (la non sostituzione del personale in uscita) per tutto il triennio, quando al contrario, ha già maturato il diritto a vedere trasformare il proprio contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato (come imposto da direttive Europee, leggi nazionali, dettati della Corte Costituzionale e della Cassazione Civile), risulta essere economicamente sconveniente per le ASL al pari delle indette "mobilità extraregionali"».
«Presidente Vendola - conclude Cirasole - noi medici ed infermieri con contratti a tempo siamo sicuri che, se Lei avesse avuto più tempo, avrebbe cercato e sicuramente trovato altre forme per risparmiare senza amputare servizi ai pugliesi e posti di lavoro ai medici ed infermieri. Presidente Vendola, siamo sicuri che nessuna forza politica, ancor più se pugliese, possa accettare un tale drammatico ed improvviso taglio del sistema sanitario pugliese, e quindi confidiamo negli uomini di buona volontà affinché con il dialogo e con le trattative possano concedere il giusto tempo per le giuste scelte».