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Cronaca

Il bracconiere che ha ucciso don Cassol torna a lavorare

Resta ai domiciliari, ma potrà recarsi nella fabbrica dove svolge mansioni di operaio per 8 ore al giorno. Intanto Schittulli si dimette dalla presidenza della Comunità del Parco

Torna a lavoro Giovanni Ardino Converso, il bracconiere di 51 anni agli arresti domiciliari dallo scorso 23 agosto per aver ucciso il sacerdote veneto don Francesco Cassol. Ardino, pur rimanendo ai domiciliari, ha ottenuto dal Tribunale di Bari il permesso di recarsi, a partire da oggi, nella fabbrica dove svolge mansioni di operaio. L'uomo, quindi, potrà rimanere fuori casa per 8 ore al giorno. Tempo che trascorrerà nello stabilimento sito presso la zona industriale di Jesce, fra Altamura e Matera, dove si lavora il poliuretano espanso, materiale utilizzato per l'imbottitura dei salotti.

Il gip del Tribunale di Bari, Anna Polemio, ha accordato il permesso in considerazione del fatto che questo lavoro costituirebbe, per Ardino, l'unica fonte di reddito e, dunque, di sostentamento. Il bracconiere vive, inoltre, anche con una madre anziana, di cui si prende cura. Ha chiesto anche di poter parlare con un sacerdote di Altamura, don Saverio Colonna, parroco di Fornello e cappellano dell'istituto penitenziario.

Il fucile con cui Ardino ha sparato al sacerdote veneto nella notte fra il 21 ed il 22 agosto scorsi, scambiando il suo gruppo per un branco di cinghiali, è ora sotto sequestro. E arriva dall'autopsia la conferma che don Cassol è morto in meno di cinque minuti.

Resta ancora un punto da chiarire. Il bracconiere, dopo lo sparo, si è avvicinato al sacerdote - come ha dichiarato uno dei partecipanti al raduno – o è rimasto a qualche metro di distanza dal corpo, come lui stesso ha affermato? Uno nodo da sciogliere che confermerebbe o meno l'accusa di omissione di soccorso.

Intanto, il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, si e' dimesso dalla presidenza della Comunita' del Parco dell'Alta Murgia. In una lettera indirizzata al Ministro dell'Ambiente, ha lamentato l'impossibilita' di raggiungere l'obiettivo di sviluppo del territorio murgiano a causa dell'attuale assetto istituzionale che prevede, oltre alla Comunita' del Parco, l'Ente Parco dell'Alta Murgia.

"Oltre alla Comunità del Parco – spiega Schittulli - vi è l'Ente Parco dell'Alta Murgia, entità queste che non esito a definire, così come strutturate, del tutto inutili, non avendo inteso dialogare ed operare, con spirito di collaborazione, coinvolgendo in maniera diretta e attiva il mondo agricolo in particolare".

Schittulli segnala al Ministro che "in un comunicato stampa del 23 agosto scorso sull'uccisione nel Parco del reverendo don Francesco Cassol, i responsabili dell'Ente Parco evidenziavano la scarsa presenza nel territorio del Parco di unità del Corpo di polizia provinciale di Bari e di Barletta-Andria-Trani ed il loro mancato coordinamento con gli altri organismi di competenza".

"Mai, dico mai – conclude Schittulli – i responsabili dell'Ente Parco, che peraltro mostrano di non conoscere le competenze della polizia provinciale, hanno inteso mettere al corrente di questa problematica il sottoscritto, presidente della Provincia di Bari".
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