Territorio
Grano duro: aumentano le importazioni e il prezzo va giù
In discesa alle borse merci di Bari, Foggia e Altamura
Altamura - lunedì 11 marzo 2024
Aumentano le importazioni di grano (da Paesi come Turchia, Russia e Ucraina) e va giù il prezzo pagato ai cerealicoltori pugliesi.
Alla Borsa Merci di Bari, il prezzo del grano duro fino è sceso di 22 euro a tonnellata, attestandosi sotto i 350 euro; quotazioni ancora più basse alla Borsa Merci di Foggia dove, dopo un calo di ben 20 euro, il fino è sceso sotto i 340 euro a tonnellata, il buono mercantile non quota più di 325 e il mercantile è ormai prossimo a scendere sotto i 300. All'Associazione meridionale cerealisti di Altamura l'ultima quotazione è intorno ai 335 euro a tonnellata (350 euro nella precedente quotazione).
"Come in una guerra, stiamo perdendo terreno", afferma Vincenzo Sicolo, vice presidente nazionale Cia Agricoltori "poiché le semine sono ai minimi storici, si rinuncia a seminare grano, aumenta la dipendenza dall'estero. Serve maggiore trasparenza sui mercati e il riconoscimento dei costi ai cerealicoltori italiani. È inconcepibile che non si proceda all'istituzione del registro telematico sulle giacenze dei cereali, Granaio Italia, importante in termini di maggiore tracciabilità e la cui entrata in vigore viene continuamente rinviata. Così come si attende da tempo uno strumento che certifichi i costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione".
Non solo, i primi dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Anche a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto tra i più bassi di sempre. E la situazione non è differente per il grano tenero e il mais.
Secondo la Cia "non è pensabile andare avanti senza politiche di contenimento da parte dell'Europa. Le aziende stanno abbandonando le colture. Le istituzioni tutte devono agire rapidamente, il Governo deve dare risposte immediate rispetto alle istanze presentate da troppo tempo, con un documento concreto di proposte, diverse mobilitazioni in piazza e una petizione online "salva-grano" Made in Italy che supera le 75 mila firme. Non si trascurino ancora i rischi economici, sociali e ambientali di questa crisi, non solo per il comparto cerealicolo, ma per l'intero Paese".
Alla Borsa Merci di Bari, il prezzo del grano duro fino è sceso di 22 euro a tonnellata, attestandosi sotto i 350 euro; quotazioni ancora più basse alla Borsa Merci di Foggia dove, dopo un calo di ben 20 euro, il fino è sceso sotto i 340 euro a tonnellata, il buono mercantile non quota più di 325 e il mercantile è ormai prossimo a scendere sotto i 300. All'Associazione meridionale cerealisti di Altamura l'ultima quotazione è intorno ai 335 euro a tonnellata (350 euro nella precedente quotazione).
"Come in una guerra, stiamo perdendo terreno", afferma Vincenzo Sicolo, vice presidente nazionale Cia Agricoltori "poiché le semine sono ai minimi storici, si rinuncia a seminare grano, aumenta la dipendenza dall'estero. Serve maggiore trasparenza sui mercati e il riconoscimento dei costi ai cerealicoltori italiani. È inconcepibile che non si proceda all'istituzione del registro telematico sulle giacenze dei cereali, Granaio Italia, importante in termini di maggiore tracciabilità e la cui entrata in vigore viene continuamente rinviata. Così come si attende da tempo uno strumento che certifichi i costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione".
Non solo, i primi dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Anche a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto tra i più bassi di sempre. E la situazione non è differente per il grano tenero e il mais.
Secondo la Cia "non è pensabile andare avanti senza politiche di contenimento da parte dell'Europa. Le aziende stanno abbandonando le colture. Le istituzioni tutte devono agire rapidamente, il Governo deve dare risposte immediate rispetto alle istanze presentate da troppo tempo, con un documento concreto di proposte, diverse mobilitazioni in piazza e una petizione online "salva-grano" Made in Italy che supera le 75 mila firme. Non si trascurino ancora i rischi economici, sociali e ambientali di questa crisi, non solo per il comparto cerealicolo, ma per l'intero Paese".