Territorio
Grano cancerogeno, la CIA Puglia si costituisce parte civile
Il processo avrà inizio il prossimo 24 giugno. Dario Stefàno condivide la scelta della Confederazione Agricoltori
Altamura - lunedì 24 maggio 2010
"Il processo che si è aperto presso il tribunale di Trani sul grano duro cancerogeno all'Ocratossina importato da Francesco Casillo e trasformato nei suoi molini apre uno squarcio orrendo su quella che da anni la Cia Puglia definisce l'economia dell'inganno". Con queste parole la Cia Puglia, nella persona del presidente Antonio Barile, introduce un comunicato stampa in cui dichiara di costituirsi parte civile nel processo sul grano all'Ocratossina "a carico del più grande importatore europeo di grano duro", che avrà inizio il prossimo 24 giugno. La Cia Puglia chiede il risarcimento di tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali, in quanto, come organizzazione di categoria, ha visto "notevolmente compromesse le attività di tutela e affermazione dei valori che attengono all'agricoltura, al lavoro, alla libera iniziativa imprenditoriale e all'ambiente rurale".
Il Tribunale di Trani ha accolto la costituzione di parte civile della Cia Puglia. "Il grano duro pugliese è in ginocchio da alcuni anni proprio per i bassi prezzi che i molini e i pastai pagano ai nostri agricoltori utilizzando le importazioni di grano estero di pessima qualità per fare dumping – si legge nel comunicato – infatti con tali importazioni di pessima qualità anche oggi si deprezza il nostro grano duro".
Ammonterebbe a diverse centinaia di milioni di euro, "sicuramente superiore a un miliardo", la perdita di reddito agricolo: "La Puglia, che era la regione che deteneva il primato produttivo di grano duro in Italia con una superficie coltivata a grano duro di oltre 400mila ettari, è scesa a meno di 300mila ettari".
Il presidente della Cia Puglia avanza un dubbio: "I fatti contestati a Casillo risalgono al 2005. Il nostro sospetto, però, è che l'importazione di grano duro contaminato sia una costante delle importazioni nel nostro paese. Il prezzo del grano duro, che nel 1985 era pari a 55mila delle vecchie lire (pari a 27/28 euro) a quintale, oggi, invece, è pari a 15,50/16 euro, con una diminuzione di oltre 12 euro a quintale nonostante l'esponenziale aumento dei fattori e dei mezzi produttivi".
Per questa ragione, la Cia Puglia, insieme alle altre organizzazioni agricole, intende convocare una Cabina di regia sui controlli, con Nas, Repressioni frodi, Osservatorio fitopatologico, Sanità marittima, Dogane, Guardia di Finanza, Arpa Puglia.
"È assurdo – continua Barile – che il grano duro venga pagato agli agricoltori meno di 16 centesimi al chilo, mentre la pasta si vende a più di 1 euro al chilogrammo. Ormai la pasta italiana viene prodotta con oltre il 70% di grano duro estero".
"A Casillo viene contestato l'art. 440 del Codice Penale per aver introdotto sul territorio nazionale, mediante importazione, acquistato e successivamente trasformato mediante miscelazione con altro grano, 265.971,400 quintali di grano duro contaminato da Ocratossina (sostanza cancerogena rilevata oltre i limiti di legge), importato dal Canada in semole destinate all'alimentazione e al consumo".
"Abbiamo appreso con favore la decisione della CIA Puglia di costituirsi parte civile nel processo che il 24 giugno si aprirà sui fatti che portarono al sequestro del carico di grano all'ocratossina nel Porto di Bari". Così si esprime l'Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno. "Il continuo ampliamento del mercato globale e degli scambi commerciali su numerosi prodotti agricoli – dice Stefàno - condizionano un flusso di merci reso critico da numerosi fattori, non sempre leciti. Le nostre produzioni sono concentrate verso un percorso con l'obiettivo della qualità. Una qualità che va tutelata con qualsiasi tipo di processo amministrativo e tecnico e con tutte le forze che ne possono garantire il mantenimento, la stabilità e l'incentivazione".
"È in questo percorso – continua Stefàno - che l'Assessorato alle Risorse Agroalimentari, condividendo da tempo quanto sostenuto dalla CIA in sede di costituzione di parte civile nel processo che si aprirà a breve, già dall'estate scorsa si è fatto promotore di un tavolo di coordinamento di tutti i soggetti istituzionalmente preposti al fine di efficientare i sistemi di controllo per meglio evitare illeciti nell'introduzione di prodotti non conformi alle norme nazionali e comunitarie. Tutto ciò nella consapevolezza, però, che solo un impegno maggiore rispetto al passato dell'Unione Europea nel rendere omogenea la rete dei controlli sull'intero territorio comunitario potrà sortire effetti e benefici significativi."
"La sicurezza alimentare – conclude Stefàno - va garantita a tutela delle produzioni di qualità ma anche e soprattutto dei consumatori, tanto più per i prodotti a carattere primario, come i derivati del grano con consumi elevati da parte di tutte le fasce di età".
Il Tribunale di Trani ha accolto la costituzione di parte civile della Cia Puglia. "Il grano duro pugliese è in ginocchio da alcuni anni proprio per i bassi prezzi che i molini e i pastai pagano ai nostri agricoltori utilizzando le importazioni di grano estero di pessima qualità per fare dumping – si legge nel comunicato – infatti con tali importazioni di pessima qualità anche oggi si deprezza il nostro grano duro".
Ammonterebbe a diverse centinaia di milioni di euro, "sicuramente superiore a un miliardo", la perdita di reddito agricolo: "La Puglia, che era la regione che deteneva il primato produttivo di grano duro in Italia con una superficie coltivata a grano duro di oltre 400mila ettari, è scesa a meno di 300mila ettari".
Il presidente della Cia Puglia avanza un dubbio: "I fatti contestati a Casillo risalgono al 2005. Il nostro sospetto, però, è che l'importazione di grano duro contaminato sia una costante delle importazioni nel nostro paese. Il prezzo del grano duro, che nel 1985 era pari a 55mila delle vecchie lire (pari a 27/28 euro) a quintale, oggi, invece, è pari a 15,50/16 euro, con una diminuzione di oltre 12 euro a quintale nonostante l'esponenziale aumento dei fattori e dei mezzi produttivi".
Per questa ragione, la Cia Puglia, insieme alle altre organizzazioni agricole, intende convocare una Cabina di regia sui controlli, con Nas, Repressioni frodi, Osservatorio fitopatologico, Sanità marittima, Dogane, Guardia di Finanza, Arpa Puglia.
"È assurdo – continua Barile – che il grano duro venga pagato agli agricoltori meno di 16 centesimi al chilo, mentre la pasta si vende a più di 1 euro al chilogrammo. Ormai la pasta italiana viene prodotta con oltre il 70% di grano duro estero".
"A Casillo viene contestato l'art. 440 del Codice Penale per aver introdotto sul territorio nazionale, mediante importazione, acquistato e successivamente trasformato mediante miscelazione con altro grano, 265.971,400 quintali di grano duro contaminato da Ocratossina (sostanza cancerogena rilevata oltre i limiti di legge), importato dal Canada in semole destinate all'alimentazione e al consumo".
"Abbiamo appreso con favore la decisione della CIA Puglia di costituirsi parte civile nel processo che il 24 giugno si aprirà sui fatti che portarono al sequestro del carico di grano all'ocratossina nel Porto di Bari". Così si esprime l'Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno. "Il continuo ampliamento del mercato globale e degli scambi commerciali su numerosi prodotti agricoli – dice Stefàno - condizionano un flusso di merci reso critico da numerosi fattori, non sempre leciti. Le nostre produzioni sono concentrate verso un percorso con l'obiettivo della qualità. Una qualità che va tutelata con qualsiasi tipo di processo amministrativo e tecnico e con tutte le forze che ne possono garantire il mantenimento, la stabilità e l'incentivazione".
"È in questo percorso – continua Stefàno - che l'Assessorato alle Risorse Agroalimentari, condividendo da tempo quanto sostenuto dalla CIA in sede di costituzione di parte civile nel processo che si aprirà a breve, già dall'estate scorsa si è fatto promotore di un tavolo di coordinamento di tutti i soggetti istituzionalmente preposti al fine di efficientare i sistemi di controllo per meglio evitare illeciti nell'introduzione di prodotti non conformi alle norme nazionali e comunitarie. Tutto ciò nella consapevolezza, però, che solo un impegno maggiore rispetto al passato dell'Unione Europea nel rendere omogenea la rete dei controlli sull'intero territorio comunitario potrà sortire effetti e benefici significativi."
"La sicurezza alimentare – conclude Stefàno - va garantita a tutela delle produzioni di qualità ma anche e soprattutto dei consumatori, tanto più per i prodotti a carattere primario, come i derivati del grano con consumi elevati da parte di tutte le fasce di età".