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Eventi e cultura
"Federico II di Svevia, sotto il segno del fiore"
Per comprendere la simbologia medioevale della nostra Cattedrale. Un libro degli altamurani Tota e Denora
Altamura - domenica 3 marzo 2013
15.41
È stato presentato lo scorso venerdì, presso la Curia, il libro "Federico II di Svevia. Sotto il segno del fiore". Gli autori, Domenico Denora e Michele Tota, hanno offerto nuove chiavi di lettura del capolavoro palatino edificato in Altamura, la Cattedrale. Si parte dall'albero genealogico verticale, passando attraverso la biografia dei genitori dell'Imperatore e le sue imprese. Un tracciato dell'aspetto leggendario della città di Altamura e la penna dei due autori si sofferma sulla storia e su ogni particolare del Duomo.
"Guardando la torre dell'orologio, di proprietà comunale, osserviamo alla sua sinistra, alla sommità di una cuspide, una testa che rappresenta Giano Bifronte, il dio che rappresenta il passato e il futuro, l'eterna lotta tra il bene e il male o la materia e lo spirito, la rappresentazione umana di ogni persona con una faccia pulita e trasparente a significare la bontà e l'altra accigliata e turpe la cattiveria". È solo uno dei passi tratti dal testo. E i due leoni posti dinanzi all'ingresso della Chiesa madre sono descritti come espressione dei poteri statale e spirituale, ossia del bene e del male sempre in conflitto. E ancora, l'analisi degli autori dipinge una singolare simbologia legata al "Fiore Ottopetalo", che si ritrova, non solo come segno scolpito su uno stipite della porta maggiore della Chiesa, ma anche come anello trovato al dito dell'Imperatore svevo composto da uno smeraldo e da otto petali di oro. Coincidenze? "Sarebbe troppo puerile e riduttivo pensare che questo fiore fosse solamente ornamentale", rispondono Tota e Denora.
Il libro pone altresì dubbi su questioni storiche afferenti il crollo della Cattedrale verificatosi a seguito di un terremoto: perché la chiesa S. Nicola dei Greci (a 50 metri di distanza) non viene interessata dalla stessa catastrofe? Denora e Tota presentano a tale proposito una tesi: la rovina del Duomo potrebbe essere opera degli Angioini, nemici degli Svevi.
Alla presentazione hanno relazionato, oltre agli autori, il prof. Pietro Pepe (che ha curato la prefazione), il prof. Ferdinando Mirizzi e la prof.ssa Marianna Schiavarello.
"Guardando la torre dell'orologio, di proprietà comunale, osserviamo alla sua sinistra, alla sommità di una cuspide, una testa che rappresenta Giano Bifronte, il dio che rappresenta il passato e il futuro, l'eterna lotta tra il bene e il male o la materia e lo spirito, la rappresentazione umana di ogni persona con una faccia pulita e trasparente a significare la bontà e l'altra accigliata e turpe la cattiveria". È solo uno dei passi tratti dal testo. E i due leoni posti dinanzi all'ingresso della Chiesa madre sono descritti come espressione dei poteri statale e spirituale, ossia del bene e del male sempre in conflitto. E ancora, l'analisi degli autori dipinge una singolare simbologia legata al "Fiore Ottopetalo", che si ritrova, non solo come segno scolpito su uno stipite della porta maggiore della Chiesa, ma anche come anello trovato al dito dell'Imperatore svevo composto da uno smeraldo e da otto petali di oro. Coincidenze? "Sarebbe troppo puerile e riduttivo pensare che questo fiore fosse solamente ornamentale", rispondono Tota e Denora.
Il libro pone altresì dubbi su questioni storiche afferenti il crollo della Cattedrale verificatosi a seguito di un terremoto: perché la chiesa S. Nicola dei Greci (a 50 metri di distanza) non viene interessata dalla stessa catastrofe? Denora e Tota presentano a tale proposito una tesi: la rovina del Duomo potrebbe essere opera degli Angioini, nemici degli Svevi.
Alla presentazione hanno relazionato, oltre agli autori, il prof. Pietro Pepe (che ha curato la prefazione), il prof. Ferdinando Mirizzi e la prof.ssa Marianna Schiavarello.