Religioni
EdiLife a Roma per seguire la giornata conclusiva del convegno nazionale "Testimoni digitali"
La diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti presente all'udienza del Papa
Italia - martedì 27 aprile 2010
12.09
Roma, 24 aprile 2010. Si conclude con la pioggia il convegno nazionale "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell'era crossmediale". Una pioggia insistente, che costringe i tantissimi partecipanti a stare stretti, a guardarsi negli occhi pur non conoscendosi. I pullman arrivano da ogni parte d'Italia uno dopo l'altro. Bisogna attendere le 8.30 per entrare nell'aula Paolo VI. E la pioggia è "provvidenziale" perché, per non bagnarsi, tutti si rifugiano sotto il colonnato di Piazza San Pietro. Ad incontrarsi non sono solo sguardi e volti, ma anche parole. Nell'attesa, la gente comunica perché è vicina. Perché quella pioggia evita che i gruppi appena arrivati si disperdano, conducendoli alla meta attraverso un'unica via. Sarà un caso, ma il sole saluta Roma solo nel tardo pomeriggio, quando ognuno è pronto a ripartire.
L'aula progettata dall'architetto Pier Luigi Nervi si riempie gradualmente fino ad accogliere più di ottomila persone. A prevalere è il colore della speranza e della giovinezza, il verde. Il verde della bandane distribuite in occasione dell'udienza di papa Benedetto XVI, il verde dei pass che, simili ad un abbraccio, incorniciano i volti dei presenti.
Benedetto XVI si fa attendere un pò. Sono le ore 12.00 quando fa il suo ingresso nell'aula Paolo VI. Alza un braccio in segno di saluto. Qualcuno grida "Viva il Papa!", mentre una pioggia, questa volta di applausi, lo accoglie. L'emozione vibra negli occhi lucidi di qualcuno.
Sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (promotrice del convegno nazionale), ad introdurre il discorso del Papa: "Intendiamo valorizzare tutte le strade che il continente digitale offre per farci sempre più prossimi all'uomo; intendiamo, con la Forza che ci viene dal Suo limpido Magistero, portare avanti la missione di costruire ponti di comprensione e di comunione, perché cresca il dialogo e la pace nella società".
Benedetto XVI parla "dell'amore nella verità" e esorta i partecipanti "a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale". Un continente che diventa "mare digitale", oceano in cui occorre affrontare "la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa". Il Papa sottolinea che "compito di ogni credente che opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro bisogni spirituali". Finalità del convegno è imparare a riconoscere i volti, ad essere animatori di comunità: "Esorto tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l'uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto".
Sulla qualità dei contenuti ha posto l'accento il vicedirettore generale della Rai Lorenza Lei durante la tavola rotonda che ha preceduto l'udienza del Papa: "La nostra televisione non deve subire, deve cambiare. Non credo che la televisione abbia i giorni contati a causa delle nuove tecnologie. A fronte del moltiplicarsi delle offerte, ci deve essere sempre un punto di riferimento. Questo è il compito della Rai. Come? Attraverso lo sviluppo di una strategia multicanale, multipiattaforma, crossdigitale. La vera partita tra televisione e web si gioca sui contenuti e sulla loro qualità. Attraverso il web, la Rai sta cercando nuovi talenti. Il servizio pubblico deve accettare le sfide senza perdere la propria identità".
Ad introdurre la tavola rotonda, monsignor Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della Cei, che ha messo in evidenza le caratteristiche imprenscindibili di un comunicatore: "Intenzionalità, capacità di avvicinare l'interlocutore, disponibilità ad accoglierlo nel nostro mondo, credibilità che ciascun testimone deve assicurare, comprensibilità dei contenuti". Occorre "porre in prima istanza l'affidabilità e la veridicità della propria vita" perché la comunicazione deve basarsi "sulla trasparenza e sulla concretezza relazionale, essendo incrocio di volti e di storie". Monsignor Pompili ha parlato di leggerezza della fantasia: "Leggeri non significa superficiali né effimeri. Leggerezza è scioltezza e consapevolezza, si sposa con la fantasia, che è allegria, capacità di cogliere il lato umoristico della realtà. Ciò ci fa capaci di uno sguardo originale, in grado di contagiare un mondo serioso, che non sa più ridere di sé".
A coordinare la tavola rotonda, Vittorio Sozzi, responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale, che ha parlato di educazione come comunicazione: "La questione vera non è la rete, ma la persona, che deve sapere cosa cercare nella stessa rete. Bisogna rendere la rete un luogo favorevole all'educazione".
Durante il dibattito è intervenuto anche Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: "Le notizie che escono sui giornali sono sintesi, taglio e manipolazione. Nella rete finisce la sintesi della sintesi, il taglio del taglio, la manipolazione della manipolazione; è una corrente che va contraddetta. La rete ingoia e riproduce tante mezze verità. Ma la rete è starci dentro anche mantenendosi coerenti alla realtà. Informare è dare forma e formare dentro". Certo, la rete "ingoia e riproduce tante mezze verità", ma è vero pure che numerosi sono i professionisti che lavorano in rete e che la verità cercano di farla venire a galla senza tagli, sintesi e manipolazioni.
La tavola rotonda si è conclusa con le parole di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa Vaticana: "Dobbiamo essere, sì, testimoni digitali, ma, prima di tutto, dobbiamo essere testimoni. Senza nulla da nascondere, rifiutando ogni ipocrisia e ogni doppiezza e dicendo la verità con gioia e passione". Un compito che spetta non solamente ai cattolici, ma a tutti coloro che sono quotidianamente impegnati nel campo della comunicazione. Un lavoro che diventa dovere morale, perché, come scriveva David Randall, chi è impegnato nel settore comunicazione "non serve altra causa se non quella della verità".
Una corposa rappresentanza della diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti (60 persone in tutto) ha preso parte alla giornata conclusiva del convegno, quella del 24 aprile. Tre di loro hanno anticipato di due giorni l'arrivo a Roma, partecipando a tutta l'iniziativa. Presente anche don Nunzio Falcicchio, direttore Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi, che ha sottolineato alcune parole chiave del convegno: "Dio continua a parlare attraverso gli strumenti verso i quali si rivolge lo sguardo dell'uomo. L'invito è al discernimento, al saper scegliere, ma l'invito è anche rivolto al recupero dell'identità delle persone e del rapporto face to face. Da parte nostra, stiamo cercando di intensificare l'importanza del sito della Diocesi. In progetto, la Giornata Postaparola, per far conoscere meglio il quotidiano Avvenire sul nostro territorio. La vera sfida è quella di avere un animatore della comunicazione , che è animatore di comunità, in ogni parrocchia della Diocesi".
L'aula progettata dall'architetto Pier Luigi Nervi si riempie gradualmente fino ad accogliere più di ottomila persone. A prevalere è il colore della speranza e della giovinezza, il verde. Il verde della bandane distribuite in occasione dell'udienza di papa Benedetto XVI, il verde dei pass che, simili ad un abbraccio, incorniciano i volti dei presenti.
Benedetto XVI si fa attendere un pò. Sono le ore 12.00 quando fa il suo ingresso nell'aula Paolo VI. Alza un braccio in segno di saluto. Qualcuno grida "Viva il Papa!", mentre una pioggia, questa volta di applausi, lo accoglie. L'emozione vibra negli occhi lucidi di qualcuno.
Sono le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (promotrice del convegno nazionale), ad introdurre il discorso del Papa: "Intendiamo valorizzare tutte le strade che il continente digitale offre per farci sempre più prossimi all'uomo; intendiamo, con la Forza che ci viene dal Suo limpido Magistero, portare avanti la missione di costruire ponti di comprensione e di comunione, perché cresca il dialogo e la pace nella società".
Benedetto XVI parla "dell'amore nella verità" e esorta i partecipanti "a percorrere, animati dal coraggio dello Spirito Santo, le strade del continente digitale". Un continente che diventa "mare digitale", oceano in cui occorre affrontare "la navigazione aperta con la stessa passione che da duemila anni governa la barca della Chiesa". Il Papa sottolinea che "compito di ogni credente che opera nei media è quello di spianare la strada a nuovi incontri, assicurando sempre la qualità del contatto umano e l'attenzione alle persone e ai loro bisogni spirituali". Finalità del convegno è imparare a riconoscere i volti, ad essere animatori di comunità: "Esorto tutti i professionisti della comunicazione a non stancarsi di nutrire nel proprio cuore quella sana passione per l'uomo che diventa tensione ad avvicinarsi sempre più ai suoi linguaggi e al suo vero volto".
Sulla qualità dei contenuti ha posto l'accento il vicedirettore generale della Rai Lorenza Lei durante la tavola rotonda che ha preceduto l'udienza del Papa: "La nostra televisione non deve subire, deve cambiare. Non credo che la televisione abbia i giorni contati a causa delle nuove tecnologie. A fronte del moltiplicarsi delle offerte, ci deve essere sempre un punto di riferimento. Questo è il compito della Rai. Come? Attraverso lo sviluppo di una strategia multicanale, multipiattaforma, crossdigitale. La vera partita tra televisione e web si gioca sui contenuti e sulla loro qualità. Attraverso il web, la Rai sta cercando nuovi talenti. Il servizio pubblico deve accettare le sfide senza perdere la propria identità".
Ad introdurre la tavola rotonda, monsignor Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della Cei, che ha messo in evidenza le caratteristiche imprenscindibili di un comunicatore: "Intenzionalità, capacità di avvicinare l'interlocutore, disponibilità ad accoglierlo nel nostro mondo, credibilità che ciascun testimone deve assicurare, comprensibilità dei contenuti". Occorre "porre in prima istanza l'affidabilità e la veridicità della propria vita" perché la comunicazione deve basarsi "sulla trasparenza e sulla concretezza relazionale, essendo incrocio di volti e di storie". Monsignor Pompili ha parlato di leggerezza della fantasia: "Leggeri non significa superficiali né effimeri. Leggerezza è scioltezza e consapevolezza, si sposa con la fantasia, che è allegria, capacità di cogliere il lato umoristico della realtà. Ciò ci fa capaci di uno sguardo originale, in grado di contagiare un mondo serioso, che non sa più ridere di sé".
A coordinare la tavola rotonda, Vittorio Sozzi, responsabile del Servizio nazionale per il progetto culturale, che ha parlato di educazione come comunicazione: "La questione vera non è la rete, ma la persona, che deve sapere cosa cercare nella stessa rete. Bisogna rendere la rete un luogo favorevole all'educazione".
Durante il dibattito è intervenuto anche Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: "Le notizie che escono sui giornali sono sintesi, taglio e manipolazione. Nella rete finisce la sintesi della sintesi, il taglio del taglio, la manipolazione della manipolazione; è una corrente che va contraddetta. La rete ingoia e riproduce tante mezze verità. Ma la rete è starci dentro anche mantenendosi coerenti alla realtà. Informare è dare forma e formare dentro". Certo, la rete "ingoia e riproduce tante mezze verità", ma è vero pure che numerosi sono i professionisti che lavorano in rete e che la verità cercano di farla venire a galla senza tagli, sintesi e manipolazioni.
La tavola rotonda si è conclusa con le parole di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa Vaticana: "Dobbiamo essere, sì, testimoni digitali, ma, prima di tutto, dobbiamo essere testimoni. Senza nulla da nascondere, rifiutando ogni ipocrisia e ogni doppiezza e dicendo la verità con gioia e passione". Un compito che spetta non solamente ai cattolici, ma a tutti coloro che sono quotidianamente impegnati nel campo della comunicazione. Un lavoro che diventa dovere morale, perché, come scriveva David Randall, chi è impegnato nel settore comunicazione "non serve altra causa se non quella della verità".
Una corposa rappresentanza della diocesi di Altamura, Gravina e Acquaviva delle Fonti (60 persone in tutto) ha preso parte alla giornata conclusiva del convegno, quella del 24 aprile. Tre di loro hanno anticipato di due giorni l'arrivo a Roma, partecipando a tutta l'iniziativa. Presente anche don Nunzio Falcicchio, direttore Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi, che ha sottolineato alcune parole chiave del convegno: "Dio continua a parlare attraverso gli strumenti verso i quali si rivolge lo sguardo dell'uomo. L'invito è al discernimento, al saper scegliere, ma l'invito è anche rivolto al recupero dell'identità delle persone e del rapporto face to face. Da parte nostra, stiamo cercando di intensificare l'importanza del sito della Diocesi. In progetto, la Giornata Postaparola, per far conoscere meglio il quotidiano Avvenire sul nostro territorio. La vera sfida è quella di avere un animatore della comunicazione , che è animatore di comunità, in ogni parrocchia della Diocesi".