Scuola e Lavoro
Buona scuola: la protesta dei "deportati"
Raccolta firme per chiedere l'abrogazione della legge
Altamura - lunedì 31 agosto 2015
9.01
Critiche, battaglie e dibattiti hanno interessato il contesto scuola durante tutto l'anno scolastico appena conclusosi e ancora oggi non accennano ad arrestarsi.
Dopo decenni di tagli e precariato, per i docenti si era intravista una svolta positiva nella tanto attesa Riforma della Buona Scuola.
Il 14 Agosto è scaduto il termine entro cui i docenti precari avrebbero dovuto presentare domanda per l'assunzione definitiva nel mondo scuola. Peccato, però, che anche riguardo a questo aspetto la Riforma sconvolge le carte in tavola destando non poche perplessità da parte dei diretti interessati, ovvero gli insegnanti. Anzitutto le graduatorie regionali lasciano il posto ad un'unica graduatoria nazionale. Questo se da un lato porta ad uno snellimento burocratico, dall'altro crea e sta creando, non pochi problemi a livello logistico per svariate ragioni, basti pensare che il maggior numero di cattedre disponibili è localizzato nel Nord Italia mentre la maggior parte degli insegnanti precari si colloca nel Mezzogiorno.
Secondo le prime stime: un docente su cinque dovrà spostarsi da sud a nord.
Un altro aspetto degno di nota è quello per cui la maggior parte degli insegnanti vive la situazione di precariato ormai da anni, alcuni da decenni. Questo lascia intuire che molti di loro presenti nelle graduatorie sono potenzialmente mamme o papà e che, quindi, a fatica potranno lasciare la città o la regione in cui attualmente vivono.
Molti dei docenti e dei sindacati contrari alla Riforma renziana hanno parlato di "deportazione". Un termine che in tanti hanno ritenuto eccessivo per la sua accezione storicamente negativa, ma che in tanti continuano ad urlare per l'ingiustizia caratterizzante la manovra stessa.
Non solo, pare che un docente su due abbia deciso di non presentare la domanda pur di non correre il rischio di dover abbandonare famiglie e figli a partire da Settembre. Un paradosso vero e proprio se si considera il momento storico.
Una questione delicata e complessa quella degli insegnanti che rimanda al prossimo anno questioni di primaria importanza, quale ad esempio quella dei dirigenti scolastici.
Data la complessità e l'inadeguatezza della legge ad oggi si parla di referendum abrogativo della legge stessa. L'obiettivo è quello di raccogliere almeno 500.000 firme per poter fare richiesta alla Corte di Cassazione e al contempo sensibilizzare in modo concreto l'opinione pubblica a tal riguardo.
(a cura di Maria Caterina Viscanti)
Dopo decenni di tagli e precariato, per i docenti si era intravista una svolta positiva nella tanto attesa Riforma della Buona Scuola.
Il 14 Agosto è scaduto il termine entro cui i docenti precari avrebbero dovuto presentare domanda per l'assunzione definitiva nel mondo scuola. Peccato, però, che anche riguardo a questo aspetto la Riforma sconvolge le carte in tavola destando non poche perplessità da parte dei diretti interessati, ovvero gli insegnanti. Anzitutto le graduatorie regionali lasciano il posto ad un'unica graduatoria nazionale. Questo se da un lato porta ad uno snellimento burocratico, dall'altro crea e sta creando, non pochi problemi a livello logistico per svariate ragioni, basti pensare che il maggior numero di cattedre disponibili è localizzato nel Nord Italia mentre la maggior parte degli insegnanti precari si colloca nel Mezzogiorno.
Secondo le prime stime: un docente su cinque dovrà spostarsi da sud a nord.
Un altro aspetto degno di nota è quello per cui la maggior parte degli insegnanti vive la situazione di precariato ormai da anni, alcuni da decenni. Questo lascia intuire che molti di loro presenti nelle graduatorie sono potenzialmente mamme o papà e che, quindi, a fatica potranno lasciare la città o la regione in cui attualmente vivono.
Molti dei docenti e dei sindacati contrari alla Riforma renziana hanno parlato di "deportazione". Un termine che in tanti hanno ritenuto eccessivo per la sua accezione storicamente negativa, ma che in tanti continuano ad urlare per l'ingiustizia caratterizzante la manovra stessa.
Non solo, pare che un docente su due abbia deciso di non presentare la domanda pur di non correre il rischio di dover abbandonare famiglie e figli a partire da Settembre. Un paradosso vero e proprio se si considera il momento storico.
Una questione delicata e complessa quella degli insegnanti che rimanda al prossimo anno questioni di primaria importanza, quale ad esempio quella dei dirigenti scolastici.
Data la complessità e l'inadeguatezza della legge ad oggi si parla di referendum abrogativo della legge stessa. L'obiettivo è quello di raccogliere almeno 500.000 firme per poter fare richiesta alla Corte di Cassazione e al contempo sensibilizzare in modo concreto l'opinione pubblica a tal riguardo.
(a cura di Maria Caterina Viscanti)