Territorio
Dati positivi anche per il mercato immobiliare non residenziale
In Puglia aumentano le compravendite di uffici e negozi. Cala invece il comparto produttivo.
Altamura - sabato 13 giugno 2015
Il mercato immobiliare non residenziale in Puglia torna a registrare segno più.
Dopo sette lunghi anni di recessione aumentano le compravendite nei settori terziario e commerciale. Ad arretrare è solo il comprato produttivo. Questo quanto emerge da un'indagine sull'andamento delle transazioni dei fabbricati, condotta dal Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati dell'Agenzia delle entrate.
Il mercato riparte: nel 2014 le compravendite di uffici sono cresciute del 5% e quelle di negozi e laboratori del 4,7%. Ad arretrare solo le compravendite di capannoni e industrie, in calo del 13,2%. Un totale in Puglia di 267 mila unità immobiliari, di cui 33.837 uffici, 191.779 negozi e 41.469 capannoni.
In generale nel sud Italia i volumi delle transazioni immobiliari sono saliti del 3,5%, un incremento che risente degli effetti del nuovo regime per le imposte di registro, ipotecarie e catastali in vigore da gennaio dello scorso anno.
Dati che "dipingono un quadro composito, ma non omogeneo", spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, "la ripresa del mercato immobiliare rappresenta sicuramente un elemento positivo, sintomatico di una rinnovata vitalità economica, che si aggiunge ai dati positivi che riguardano l'immobiliare residenziale". A frenare gli entusiasmi è però il dato relativo agli immobili produttivi, "maggiormente connessi alle attività manifatturiere ed artigianali, che continuano ad essere in forte affanno", precisa il presidente, "e non potrebbe essere altrimenti, visto che la tassazione degli immobili strumentali, di per sé paradossale, si è fatta oramai insostenibile, con un incremento pari al 19,5%". "Occorre dar seguito il prima possibile all'attesa riforma fiscale - conclude Sgherza - gli imprenditori italiani sono costretti a pagare, per i propri immobili produttivi, ben 7,2 miliardi di IMU a cui vanno aggiunti ulteriori 1,4 miliardi di imposte tra IRES, IRPEF, addizionali ed IRAP. Avere a disposizione un immobile in cui esercitare il proprio lavoro non può e non deve più essere un'impresa nell'impresa".
Dopo sette lunghi anni di recessione aumentano le compravendite nei settori terziario e commerciale. Ad arretrare è solo il comprato produttivo. Questo quanto emerge da un'indagine sull'andamento delle transazioni dei fabbricati, condotta dal Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati dell'Agenzia delle entrate.
Il mercato riparte: nel 2014 le compravendite di uffici sono cresciute del 5% e quelle di negozi e laboratori del 4,7%. Ad arretrare solo le compravendite di capannoni e industrie, in calo del 13,2%. Un totale in Puglia di 267 mila unità immobiliari, di cui 33.837 uffici, 191.779 negozi e 41.469 capannoni.
In generale nel sud Italia i volumi delle transazioni immobiliari sono saliti del 3,5%, un incremento che risente degli effetti del nuovo regime per le imposte di registro, ipotecarie e catastali in vigore da gennaio dello scorso anno.
Dati che "dipingono un quadro composito, ma non omogeneo", spiega Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia, "la ripresa del mercato immobiliare rappresenta sicuramente un elemento positivo, sintomatico di una rinnovata vitalità economica, che si aggiunge ai dati positivi che riguardano l'immobiliare residenziale". A frenare gli entusiasmi è però il dato relativo agli immobili produttivi, "maggiormente connessi alle attività manifatturiere ed artigianali, che continuano ad essere in forte affanno", precisa il presidente, "e non potrebbe essere altrimenti, visto che la tassazione degli immobili strumentali, di per sé paradossale, si è fatta oramai insostenibile, con un incremento pari al 19,5%". "Occorre dar seguito il prima possibile all'attesa riforma fiscale - conclude Sgherza - gli imprenditori italiani sono costretti a pagare, per i propri immobili produttivi, ben 7,2 miliardi di IMU a cui vanno aggiunti ulteriori 1,4 miliardi di imposte tra IRES, IRPEF, addizionali ed IRAP. Avere a disposizione un immobile in cui esercitare il proprio lavoro non può e non deve più essere un'impresa nell'impresa".