Gianni Fava
Gianni Fava
Eventi e cultura

Dal nucleare all’interiorità umana, l’esperienza di Gianni Fava

Salute e malattia, facce di una stessa medaglia?. Se ne è parlato durante l'incontro organizzato da A.I.S.I.C. Puglia e dall'associazione "Amlet"

Che cos'è la salute? Una domanda che potrebbe ottenere numerose risposte, in base all'esperienza che ciascuno vive quotidianamente sulla propria pelle. Ma prima di qualsiasi definizione, la salute è un diritto e, come tale, deve essere garantito a tutti. Questo non sempre avviene. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratta di «uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non di semplice assenza di malattia». Associamo spesso i termini "salute" e "malattia" quasi fossero facce di una stessa medaglia. L'argomento è stato affrontato lo scorso 15 aprile, durante uno degli incontri organizzati dall'A.I.S.I.C. (Associazione Italiana Contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare) Puglia presso il Centro socio-educativo per minori Sotto-sopra. Questa volta, a collaborare all'organizzazione dell'evento, anche l'associazione musicale, ludica e teatrale Amlet di Altamura. Tema e oggetto di dibattito, la visione olistica della salute. La parola olismo deriva dal greco ólos, che significa "tutto, intero". Dunque la salute intesa nella sua totalità, come "benessere fisico, mentale e sociale".

Ad intervenire, Pietro Vicenti, medico e vicepresidente nazionale A.I.S.I.C. Onlus – Roma. «La salute - ha sottolineato Vicenti - non è semplice assenza di malattia, ma reattività. Questo significa stare bene con se stessi e con gli altri e, soprattutto, far sì che l'organismo si mantenga il più a lungo possibile "in salute". Ho aderito ad un progetto nazionale, Natura che cura. Si tratta di fare informazione su che cosa sia la medicina naturale, l'omeopatia, per sfatare i miti e per chiarire le potenzialità di una disciplina antica, oggi rivalutata per la sua efficacia. Attraverso la musica ed il teatro si può lenire lo stress che quotidianamente viviamo».

Secondo Marcello Vitale dell'associazione Amlet, coordinatore della serata, «la salute non va intesa solo in termini di medicina, ma come saper vivere, saper essere e saper fare. L'idea è quella di decostruire per ricostruire sotto altre forme. Decostruire i nodi e le criticità della vita di tutti i giorni per ricostruire sempre in una quotidianità a più dimensioni».

Relatore e ospite dell'incontro, Gianni Fava, ex ricercatore scientifico nel campo del nucleare e terapista del rilassamento. Attualmente vive a Velletri. Lo abbiamo intervistato.

Chi è Gianni Fava?
Sono un ex ricercatore scientifico perché durante la prima metà della mia vita mi sono dedicato all'uso pacifico dell'energia nucleare, partecipavo alla progettazione di centrali nucleari a Genova. In quel periodo si lavorava sulla prima centrale interamente progettata in Italia, un reattore cosiddetto a Nebbia. Poi è successa una cosa che ha cambiato completamente la mia vita. Ho conosciuto un movimento religioso, la fede bahá'í, mi sono impegnato nella ricerca dell'essere umano, delle sue potenzialità e della sua interiorità. Nel frattempo c'è stato il referendum sull'energia nucleare, ho cambiato attività. Sono diventato terapista del rilassamento, faccio massaggi e insegno tecniche di rilassamento. Dall'unione di questi due fattori, una mentalità scientifica e lo studio dell'interiorità, è nata la mia visione olistica della salute.

Lei ha lasciato la sua precedente professione per dedicarsi al benessere psico-fisico della persona?
E ho scoperto una cosa affascinante. Se è bella la ricerca scientifica, scoprire l'essere umano lo è ancora di più. Infatti, ogni volta che iniziavo una terapia con una persona, per me - potrà far ridere - era come andare all'appuntamento con una ragazza. Il primo appuntamento in cui si deve scoprire, perché ogni essere umano è come un'isola da scoprire. Per il terapista è un po' come il rapporto medico-paziente, la persona si presenta senza maschera perché ha bisogno, allora si può lavorare nel profondo.

Lei, con la sua nuova professione, è costantemente a contatto con l'interiorità dell'essere umano. Qual è l'aspetto che l'ha colpita di più?
Ho scoperto quella che, secondo me, è una verità fondamentale. L'essere umano è molto complesso e ha diverse dimensioni. In noi c'è una natura animale, una vegetale, ma c'è anche un'altra natura. Se tali aspetti non vengono sufficientemente educati e nutriti si crea uno squilibrio. Questo porta ad un certo malessere nella vita individuale, nella famiglia e nella società. Bisogna capire quali sono le cose fondamentali da nutrire.

Oggi ci sono tanti aspetti che incidono negativamente sul benessere psico-fisico dell'uomo. Come riuscire a far fronte a questa situazione di "crisi" che il mondo sta attraversando?
Non possiamo fare la guerra contro i mulini a vento come don Chisciotte. Non abbiamo la possibilità di trasformare il mondo con un colpo di bacchetta magica, ma dobbiamo operare nel nostro piccolo, nella famiglia, con i colleghi e con gli amici. In questo ambiente occorre riuscire a coltivare qualcosa che vada al di là dei cliché e delle necessità che ci vengono inculcate dai mass media. Bisogna lavorare sui bambini, perché quello che sarà fra vent'anni dipende da cosa facciamo o da cosa manchiamo di fare con i bambini. Se non c'è uno spirito di servizio per cui ognuno diventa nostro spettatore, ma anche protagonista della sua vita e dell'ambiente in cui vive, non ci potrà essere nessun cambiamento. Quindi niente utopie, non pensiamo al grande, pensiamo al piccolo, perché dalla somma di tanti piccoli si arriva al grande. L'uomo è un mistero, un'isola da scoprire. Per scoprirla bisogna riuscire a trovare la chiave utile ad entrare nell'intimità, perché altrimenti le cose restano in superficie e dalla superficie non si può arrivare a dei cambiamenti. Bisogna trovare la chiave per aprire la porta dei cuori umani, perché attraverso il contatto cuore a cuore si riesce a realizzare qualcosa. Mettersi su questa strada non è un'impresa facile, ci sono molti pregiudizi da superare. Ci vuole fede. In questo Centro ho letto una frase bellissima che dice: «Se tu ti trovi nell'oscurità, devi cercare la luce. Ma se tu pulisci te stesso e ti guardi dentro, la luce c'è. Devi solo imparare a tirarla fuori».

In che modo?
Ci vuole fede e qualcuno che ti aiuti. Ecco perché il detto «Ama il prossimo tuo come te stesso» è fondamentale. Si tratta di una caratteristica umana e noi dobbiamo sviluppare delle caratteristiche umane. Però ci vuole qualcuno che ci aiuti a focalizzare questo concetto e ad aver voglia di fare questo percorso.

Immagino che scegliere di cambiare completamente professione sia stato difficile. Ha mai avuto dei ripensamenti?
Non è stata una scelta difficile, ma ho avuto una grossa fortuna. Mia moglie mi ha accompagnato e sostenuto sempre. Quando c'è stato il cambiamento io avevo già una moglie e due bambini piccoli. Questa strada era una incognita, ma quando hai accanto qualcuno che ti vuole bene, che ha fiducia in te, diventi forte. Bisogna crederci.

Come si pone l'uomo moderno nei confronti di queste discipline?
L'uomo moderno non è né diffidente né fiducioso, è apatico. Questo è il male della nostra società, la gente è addormentata. La grande speranza è nei bambini e nei giovanissimi.

Quel è il suo invito?
Ad una libera ed indipendente ricerca. Non si deve diventare schiavi delle tradizioni e delle abitudini, ma bisogna essere autentici, se stessi insomma.
15 fotoVisione olistica della salute
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