Scuola e Lavoro
Crisi del settore del mobile imbottito, la CGIL si mobilita
9 dicembre sit-in presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Felice Dileo: "Ritengo l'iniziativa capziosa e poco proficua"
Altamura - mercoledì 8 dicembre 2010
11.31
È previsto per domani 9 dicembre un sit-in di protesta presso il Ministero dello Sviluppo Economico organizzato dai sindacati Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil per chiedere la sottoscrizione dell'Accordo di programma per l'attuazione coordinata dell'intervento nell'area di crisi industriale della Murgia ad elevata specializzazione nel settore del mobile imbottito già elaborato da parti sociali e Istituzioni.
Una minoranza della CIGL, il gruppo La CGIL che vogliamo, il cui coordinatore nazionale è Gianni Rinaldini, ritiene tale manifestazione di utilità discutibile.
"Per quanto mi riguarda", afferma in un comunicato Felice Dileo, RSU Natuzzi, nonché componente del Direttivo provinciale FILLEA-CGIL Bari, "ritengo la sopra citata iniziativa capziosa e poco proficua per i lavoratori che si vuole rappresentare per due importanti ragioni. La prima è di metodo, il Ministro a cui si chiede di firmare l'Accordo di programma è delegittimato a farlo, infatti presso la Camera dei Deputati è pronta una mozione di sfiducia con i numeri sufficienti per disarcionare il Governo il prossimo 14 dicembre. Quindi il responsabile dello stesso dicastero è solo formalmente ancora in carica, ma privo del mandato parlamentare e commetterebbe una grave scorrettezza assumendo impegni che successivamente dovranno gestire terzi".
"La seconda ragione", continua Felice Dileo, "è di merito: lo stesso protocollo prevede all'Art. 2 lettera b) ingenti risorse economiche anche per le Aziende che riassorbono i loro stessi dipendenti già collocati in Cassa integrazione guadagni a zero ore. Con questa misura si crea un grave precedente, ovvero, quello di stabilire che un'Impresa, dopo aver scaricato i suoi costi sulla collettività e sui lavoratori collocati in Cig, per ottemperare semplicemente ai suoi doveri reinserendo nel ciclo produttivo le maestranze temporaneamente sospese, deve prendere soldi dallo Stato. Tra l'altro l'Accordo di programma non prevede nessuna garanzia che qualsiasi azienda interessata, dopo aver attinto al fondo, riassorba tutte le unità collocate in cassa integrazione, ma le lascia la facoltà di scegliersi quali e quanti lavoratori riassorbire. Inoltre, non è previsto nessun vincolo per impedire che una volta finiti i finanziamenti, i lavoratori siano dichiarati nuovamente in esubero".
"Per quanto sin qui esposto", così si conclude il comuncato, "ritengo sia puramente illusorio pensare che ulteriori finanziamenti a Imprese già finanziate in passato senza farne buon uso possano dare risposte ai gravi problemi occupazionali del territorio. Quindi, la manifestazione di protesta va organizzata in loco contro l'uso distorto e discriminatorio che si fa della Cig e alle Istituzioni vanno rivendicati investimenti in favore della diversificazione produttiva e non di settori ormai maturi e non più competitivi sui mercati".
Una minoranza della CIGL, il gruppo La CGIL che vogliamo, il cui coordinatore nazionale è Gianni Rinaldini, ritiene tale manifestazione di utilità discutibile.
"Per quanto mi riguarda", afferma in un comunicato Felice Dileo, RSU Natuzzi, nonché componente del Direttivo provinciale FILLEA-CGIL Bari, "ritengo la sopra citata iniziativa capziosa e poco proficua per i lavoratori che si vuole rappresentare per due importanti ragioni. La prima è di metodo, il Ministro a cui si chiede di firmare l'Accordo di programma è delegittimato a farlo, infatti presso la Camera dei Deputati è pronta una mozione di sfiducia con i numeri sufficienti per disarcionare il Governo il prossimo 14 dicembre. Quindi il responsabile dello stesso dicastero è solo formalmente ancora in carica, ma privo del mandato parlamentare e commetterebbe una grave scorrettezza assumendo impegni che successivamente dovranno gestire terzi".
"La seconda ragione", continua Felice Dileo, "è di merito: lo stesso protocollo prevede all'Art. 2 lettera b) ingenti risorse economiche anche per le Aziende che riassorbono i loro stessi dipendenti già collocati in Cassa integrazione guadagni a zero ore. Con questa misura si crea un grave precedente, ovvero, quello di stabilire che un'Impresa, dopo aver scaricato i suoi costi sulla collettività e sui lavoratori collocati in Cig, per ottemperare semplicemente ai suoi doveri reinserendo nel ciclo produttivo le maestranze temporaneamente sospese, deve prendere soldi dallo Stato. Tra l'altro l'Accordo di programma non prevede nessuna garanzia che qualsiasi azienda interessata, dopo aver attinto al fondo, riassorba tutte le unità collocate in cassa integrazione, ma le lascia la facoltà di scegliersi quali e quanti lavoratori riassorbire. Inoltre, non è previsto nessun vincolo per impedire che una volta finiti i finanziamenti, i lavoratori siano dichiarati nuovamente in esubero".
"Per quanto sin qui esposto", così si conclude il comuncato, "ritengo sia puramente illusorio pensare che ulteriori finanziamenti a Imprese già finanziate in passato senza farne buon uso possano dare risposte ai gravi problemi occupazionali del territorio. Quindi, la manifestazione di protesta va organizzata in loco contro l'uso distorto e discriminatorio che si fa della Cig e alle Istituzioni vanno rivendicati investimenti in favore della diversificazione produttiva e non di settori ormai maturi e non più competitivi sui mercati".