Territorio
Grumo, confermato il sequestro dell’Astronave
Il Comune di Altamura ammesso a risarcimento. Aria Fresca: "Sarebbe stato il più grande impianto di compostaggio d'Europa"
Altamura - martedì 23 novembre 2010
09.59
La Corte d'Appello di Bari ha confermato, in data 19 novembre, la sentenza, emessa in primo grado nell'ottobre dello scorso anno dal Tribunale di Modugno, che stabiliva la confisca dell'impianto di compostaggio realizzato dalle società Tersan Puglia e Prometeo 2000 sulla statale 96, al confine tra Grumo ed Altamura. L'impianto è sempre stato al centro di molte polemiche a causa del luogo in cui si trova, a ridosso del Parco dell'Alta Murgia, in una Zona a Protezione Speciale (Zps) e in un Sito di interesse comunitario (Sic). Per questo è risultato abusivo.
Ripercorriamo le vicende giudiziarie di questa centrale di compostaggio, comunemente identificata anche col termine "astronave" per via della sua forma avveniristica e, allo stesso tempo, incombente sul paesaggio murgiano. Autorizzata nel 2000 dalla Giunta provinciale al trattamento giornaliero di 800 tonnellate di rifiuti - anche di genere tossico come i rifiuti speciali delle industrie conciarie e tessili, contenenti cromo - nel 2003 la Provincia avviò l'iter per il riesame autorizzativo senza portarlo a termine. Nel 2004 l'impianto fu sequestrato per ordine della Procura di Bari in quanto realizzato in una zona soggetta a vincoli ambientali.
Nel giugno 2007 i Pubblici Ministeri Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro chiamarono in giudizio gli amministratori delle società Tersan Puglia e Prometeo 2000 (Silvestro Leonardo e Claudia Delle Foglie), il progettista e direttore dei lavori (Carmine Carella), due dirigenti pubblici (Giovanni Marano del servizio rifiuti della Provincia, e Luca Limongelli del settore ecologia della Regione) che avevano dato il via libera all'impianto. I sei imputati erano accusati di aver realizzato l'impianto su un suolo del tutto inedificabile sulla base di un procedimento amministrativo di autorizzazione incompleto ed illegittimo.
Nell'ottobre dello scorso anno la sentenza di primo grado dispose, oltre alla prescrizione dei reati ambientali ed edilizi per i sei imputati, la confisca dell'impianto e l'acquisizione del suolo da parte del comune di Grumo Appula. Diverse le parti civili costituite in giudizio altre a quest'ultimo: il WWF, il Codacons, l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia, e, infine, il Comune di Altamura, che la sentenza di appello ha ammesso ad un risarcimento da determinarsi in sede civile.
Come si è detto, in questi giorni, la sentenza emessa in primo grado è stata confermata dalla Corte d'Appello di Bari. Questo apre la strada alla demolizione dell'impianto. Sulla questione si è espresso il Movimento civico Aria Fresca: "A distanza di un anno esatto dalla sentenza di primo grado", si legge nel comunicato, "la Corte di Appello di Bari (seconda sezione) ha confermato la contrarietà alla legge dell'autorizzazione e della costruzione di quello che sarebbe diventato il più grande impianto d'Europa nel suo genere […]. Oggi, dunque, rinnoviamo il nostro grazie nei confronti della Magistratura (inquirente e giudicante) per aver reso giustizia. Un esito che in questi anni abbiamo atteso con fiducia e che ora conferma appieno le ragioni ed i motivi delle nostre contestazioni, sollecitazioni, denunce pubbliche".
"Per quanto ci riguarda", così si conclude la nota, "in questi anni abbiamo già tutto detto e scritto e non abbiamo da aggiungere se non due brevi considerazioni. L'esito dei due gradi giudizio non libera da gravi responsabilità politiche i vertici istituzionali di Provincia, Regione e Comuni, che certe scelte hanno avallato e che, in questi nove anni, hanno evitato - nonostante le promesse fatte in diverse campagne elettorali e nonostante le buone ragioni della contrarietà all'impianto manifestata in più occasioni dalle popolazioni locali - di decidere sull'annullamento dell'autorizzazione che avevamo sollecitato. La nostra gratitudine va ai validissimi Magistrati inquirenti e giudicanti. Di questi tempi, il loro lavoro, nella latitanza di altri poteri democraticamente costituiti ed eletti, si conferma un presidio istituzionale morale e democratico da difendere come cosa rara e preziosa. A loro va il nostro grazie!"
Ripercorriamo le vicende giudiziarie di questa centrale di compostaggio, comunemente identificata anche col termine "astronave" per via della sua forma avveniristica e, allo stesso tempo, incombente sul paesaggio murgiano. Autorizzata nel 2000 dalla Giunta provinciale al trattamento giornaliero di 800 tonnellate di rifiuti - anche di genere tossico come i rifiuti speciali delle industrie conciarie e tessili, contenenti cromo - nel 2003 la Provincia avviò l'iter per il riesame autorizzativo senza portarlo a termine. Nel 2004 l'impianto fu sequestrato per ordine della Procura di Bari in quanto realizzato in una zona soggetta a vincoli ambientali.
Nel giugno 2007 i Pubblici Ministeri Roberto Rossi, Renato Nitti e Lorenzo Nicastro chiamarono in giudizio gli amministratori delle società Tersan Puglia e Prometeo 2000 (Silvestro Leonardo e Claudia Delle Foglie), il progettista e direttore dei lavori (Carmine Carella), due dirigenti pubblici (Giovanni Marano del servizio rifiuti della Provincia, e Luca Limongelli del settore ecologia della Regione) che avevano dato il via libera all'impianto. I sei imputati erano accusati di aver realizzato l'impianto su un suolo del tutto inedificabile sulla base di un procedimento amministrativo di autorizzazione incompleto ed illegittimo.
Nell'ottobre dello scorso anno la sentenza di primo grado dispose, oltre alla prescrizione dei reati ambientali ed edilizi per i sei imputati, la confisca dell'impianto e l'acquisizione del suolo da parte del comune di Grumo Appula. Diverse le parti civili costituite in giudizio altre a quest'ultimo: il WWF, il Codacons, l'Ente Parco Nazionale dell'Alta Murgia, e, infine, il Comune di Altamura, che la sentenza di appello ha ammesso ad un risarcimento da determinarsi in sede civile.
Come si è detto, in questi giorni, la sentenza emessa in primo grado è stata confermata dalla Corte d'Appello di Bari. Questo apre la strada alla demolizione dell'impianto. Sulla questione si è espresso il Movimento civico Aria Fresca: "A distanza di un anno esatto dalla sentenza di primo grado", si legge nel comunicato, "la Corte di Appello di Bari (seconda sezione) ha confermato la contrarietà alla legge dell'autorizzazione e della costruzione di quello che sarebbe diventato il più grande impianto d'Europa nel suo genere […]. Oggi, dunque, rinnoviamo il nostro grazie nei confronti della Magistratura (inquirente e giudicante) per aver reso giustizia. Un esito che in questi anni abbiamo atteso con fiducia e che ora conferma appieno le ragioni ed i motivi delle nostre contestazioni, sollecitazioni, denunce pubbliche".
"Per quanto ci riguarda", così si conclude la nota, "in questi anni abbiamo già tutto detto e scritto e non abbiamo da aggiungere se non due brevi considerazioni. L'esito dei due gradi giudizio non libera da gravi responsabilità politiche i vertici istituzionali di Provincia, Regione e Comuni, che certe scelte hanno avallato e che, in questi nove anni, hanno evitato - nonostante le promesse fatte in diverse campagne elettorali e nonostante le buone ragioni della contrarietà all'impianto manifestata in più occasioni dalle popolazioni locali - di decidere sull'annullamento dell'autorizzazione che avevamo sollecitato. La nostra gratitudine va ai validissimi Magistrati inquirenti e giudicanti. Di questi tempi, il loro lavoro, nella latitanza di altri poteri democraticamente costituiti ed eletti, si conferma un presidio istituzionale morale e democratico da difendere come cosa rara e preziosa. A loro va il nostro grazie!"