Territorio
Confartigianato, la Puglia arranca
In calo le dichiarazioni Iva e volume di affari
Altamura - domenica 5 luglio 2015
In Puglia diminuiscono le dichiarazioni e il gettito Iva.
Questo quanto emerso dalla terza indagine sui versamenti, realizzata dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze. In particolare, nel 2014 in Puglia, sono state presentante, per via telematica, ben 337.754 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi. Numeri che rappresentano il 6,4 del totale nazionale delle dichiarazioni (5.297.987). Rispetto all'anno precedente sono state 2.876 in meno, pari ad una flessione dello 0,8 per cento (nel 2013 erano 340.630).
Il volume d'affari dichiarato è diminuito di circa un miliardo e mezzo di euro, pari ad una flessione del 2 per cento: da 76,8 miliardi a 75,3. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni, risultante da 304.000 dichiarazioni, si ferma a 57,7 miliardi (dato medio 189mila euro), in calo del 5,9 per cento rispetto all'anno precedente (61,3 miliardi).
"Il monitoraggio effettuato dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenzia una cospicua flessione tanto del numero delle dichiarazioni IVA quanto del relativo volume d'affari. Si tratta di un segnale da non sottovalutare, rappresentativo di quanto il tessuto produttivo pugliese abbia subito la crisi in maniera drammatica e trasversale. Pesa, in particolare, la mancata ripresa del mercato interno, essenziale per garantire alle nostre imprese un adeguato livello di entrate".
La somma dei versamenti periodici, degli acconti e del saldo, risultante da circa 212mila dichiarazioni, fornisce l'ammontare dei versamenti totali che hanno superato i 2,2 miliardi, con una media di 10.726 euro.
Il valore aggiunto fiscale si aggira attorno ai 17,6 miliardi e mezzo. L'Iva di competenza, intesa come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, segna un rialzo del 7 per cento e supera un miliardo 752 milioni. L'imposta dovuta ha raggiunto i 2,4 miliardi, in calo di 12 milioni, pari allo 0,5 per cento in meno rispetto all'anno precedente; mentre quella a credito (quando la differenza tra Iva a debito e Iva detraibile risulta negativa) si è fermata a 659,9 milioni. Il totale dell'Iva dovuta è di 528 milioni; mentre quella a credito è di un miliardo 399 milioni.
L'imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l'aliquota ordinaria è fissata al 12 per cento. Quattro anni dopo, nel 1977, è elevata al 14 per cento. Tre anni più tardi, nel 1980, è portata al 15 per cento e nel 1982 balza al 18 per cento. Dopo sei anni di stabilità, nel 1988, è innalzata al 19 per cento e il 1° ottobre del 1997 si arriva al 20 per cento. Il 17 settembre 2011, dopo circa 14 anni, l'aliquota ordinaria è incrementata di un altro punto (21 per cento). Oggi si attesta al 22 per cento.
"È vero: alcune circostanze favorevoli quali il prezzo dei carburanti ed i tassi di cambio hanno consentito di controbilanciare questo deficit grazie a buone performance sul fronte delle esportazioni. È però altrettanto vero – conclude Sgherza – che solo il recupero del potere d'acquisto e la conseguente ripresa dei consumi interni possono consentire al nostro tessuto produttivo di superare definitivamente la crisi e contribuire a riavviare la macchina dell'economia regionale e nazionale".
Questo quanto emerso dalla terza indagine sui versamenti, realizzata dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze. In particolare, nel 2014 in Puglia, sono state presentante, per via telematica, ben 337.754 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi. Numeri che rappresentano il 6,4 del totale nazionale delle dichiarazioni (5.297.987). Rispetto all'anno precedente sono state 2.876 in meno, pari ad una flessione dello 0,8 per cento (nel 2013 erano 340.630).
Il volume d'affari dichiarato è diminuito di circa un miliardo e mezzo di euro, pari ad una flessione del 2 per cento: da 76,8 miliardi a 75,3. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni, risultante da 304.000 dichiarazioni, si ferma a 57,7 miliardi (dato medio 189mila euro), in calo del 5,9 per cento rispetto all'anno precedente (61,3 miliardi).
"Il monitoraggio effettuato dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – evidenzia una cospicua flessione tanto del numero delle dichiarazioni IVA quanto del relativo volume d'affari. Si tratta di un segnale da non sottovalutare, rappresentativo di quanto il tessuto produttivo pugliese abbia subito la crisi in maniera drammatica e trasversale. Pesa, in particolare, la mancata ripresa del mercato interno, essenziale per garantire alle nostre imprese un adeguato livello di entrate".
La somma dei versamenti periodici, degli acconti e del saldo, risultante da circa 212mila dichiarazioni, fornisce l'ammontare dei versamenti totali che hanno superato i 2,2 miliardi, con una media di 10.726 euro.
Il valore aggiunto fiscale si aggira attorno ai 17,6 miliardi e mezzo. L'Iva di competenza, intesa come saldo tra Iva a debito e Iva detraibile, segna un rialzo del 7 per cento e supera un miliardo 752 milioni. L'imposta dovuta ha raggiunto i 2,4 miliardi, in calo di 12 milioni, pari allo 0,5 per cento in meno rispetto all'anno precedente; mentre quella a credito (quando la differenza tra Iva a debito e Iva detraibile risulta negativa) si è fermata a 659,9 milioni. Il totale dell'Iva dovuta è di 528 milioni; mentre quella a credito è di un miliardo 399 milioni.
L'imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l'aliquota ordinaria è fissata al 12 per cento. Quattro anni dopo, nel 1977, è elevata al 14 per cento. Tre anni più tardi, nel 1980, è portata al 15 per cento e nel 1982 balza al 18 per cento. Dopo sei anni di stabilità, nel 1988, è innalzata al 19 per cento e il 1° ottobre del 1997 si arriva al 20 per cento. Il 17 settembre 2011, dopo circa 14 anni, l'aliquota ordinaria è incrementata di un altro punto (21 per cento). Oggi si attesta al 22 per cento.
"È vero: alcune circostanze favorevoli quali il prezzo dei carburanti ed i tassi di cambio hanno consentito di controbilanciare questo deficit grazie a buone performance sul fronte delle esportazioni. È però altrettanto vero – conclude Sgherza – che solo il recupero del potere d'acquisto e la conseguente ripresa dei consumi interni possono consentire al nostro tessuto produttivo di superare definitivamente la crisi e contribuire a riavviare la macchina dell'economia regionale e nazionale".