Eventi e cultura
Aspettando lo spadaccino francese Cirano… ad Altamura
Quando il pubblico diventa parte integrante dell’azione teatrale. A interpretare i diversi ruoli, otto ragazzi della scuola barese di Teatroterapia
Altamura - martedì 18 maggio 2010
20.48
Il teatro come terapia. Come riflessione su se stessi e sul mondo. L'associazione culturale altamurana Molino d'Arte, la Federazione italiana Teatroterapia, l'associazione Politeama di Monza, la Scuola di Formazione in Teatroterapia di Bari hanno messo in scena, lo scorso 16 maggio, l'azione teatrale "Aspettando… Cirano". Suggestivo lo scenario in cui il pubblico – una cinquantina di persone – è stato accolto. Un angolo verde e silenzioso dell'atrio Monastero del Soccorso ha fatto da sfondo alle vicende dello spadaccino francese dal naso lungo Cyrano de Bergerac, segretamente innamorato della sua bella cugina Rossana.
Gli attori, otto ragazzi provenienti da Puglia, Campania e Basilicata, hanno tutti frequentato la Scuola di Formazione in Teatroterapia di Bari. Solo uno di loro è attore professionista. Gli altri hanno concluso il loro percorso di formazione in Teatroterapia, della durata di due anni, proprio con questa rappresentazione. Che ha affascinato il pubblico, reso parte integrante dell'azione scenica.
In un gioco di colori, luci ed emozioni che vanno dal pianto al bacio, Cirano, capace di ridicolizzare i suoi nemici non solo con la spada, ma anche con giochi di parole, ha provocato negli spettatori un lieve brivido nella scena della dichiarazione.
A parlare d'amore a Rossana è lui, ma per conto di Cristiano, il ragazzo, bello ma poco intelligente, di cui la cugina si è invaghita. «Ecco il destino mio, far da suggeritore e meritar l'oblio», dichiarerà Cirano. Sarà per l'atmosfera creata dalle intermittenti folate di vento, sarà per l'effetto magico che le parole producono, ma quella scena ha incantato tutti presenti. Così come il dolore di Rossana per la morte di Cristiano in guerra e per il suicidio di Cirano, divorato da una passione rivelata solo in punto di morte: "Io me ne vo... scusate: non può essa aspettarmi. Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi».
Insolito anche l'effetto creato dai colori degli abiti, per la maggior parte neri, bianchi e rossi, alcuni indossati all'inizio dell'azione teatrale, davanti al pubblico.
Ad accompagnare i partecipanti verso il punto in cui avrebbe "preso vita" la vita di Cirano, un sentiero verde scandito da fotografie in bianco e nero di Antonello Arpaia e di Nicola Petrara. Negli scatti, momenti dei quattro laboratori teatrali precedenti della Scuola di Teatroterapia, che hanno chiuso, ognuno, due anni di formazione.
Gli attori, otto ragazzi provenienti da Puglia, Campania e Basilicata, hanno tutti frequentato la Scuola di Formazione in Teatroterapia di Bari. Solo uno di loro è attore professionista. Gli altri hanno concluso il loro percorso di formazione in Teatroterapia, della durata di due anni, proprio con questa rappresentazione. Che ha affascinato il pubblico, reso parte integrante dell'azione scenica.
In un gioco di colori, luci ed emozioni che vanno dal pianto al bacio, Cirano, capace di ridicolizzare i suoi nemici non solo con la spada, ma anche con giochi di parole, ha provocato negli spettatori un lieve brivido nella scena della dichiarazione.
A parlare d'amore a Rossana è lui, ma per conto di Cristiano, il ragazzo, bello ma poco intelligente, di cui la cugina si è invaghita. «Ecco il destino mio, far da suggeritore e meritar l'oblio», dichiarerà Cirano. Sarà per l'atmosfera creata dalle intermittenti folate di vento, sarà per l'effetto magico che le parole producono, ma quella scena ha incantato tutti presenti. Così come il dolore di Rossana per la morte di Cristiano in guerra e per il suicidio di Cirano, divorato da una passione rivelata solo in punto di morte: "Io me ne vo... scusate: non può essa aspettarmi. Il raggio della luna, ecco, viene a chiamarmi».
Insolito anche l'effetto creato dai colori degli abiti, per la maggior parte neri, bianchi e rossi, alcuni indossati all'inizio dell'azione teatrale, davanti al pubblico.
Ad accompagnare i partecipanti verso il punto in cui avrebbe "preso vita" la vita di Cirano, un sentiero verde scandito da fotografie in bianco e nero di Antonello Arpaia e di Nicola Petrara. Negli scatti, momenti dei quattro laboratori teatrali precedenti della Scuola di Teatroterapia, che hanno chiuso, ognuno, due anni di formazione.