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Politica

Aria Fresca, "Così vuole il sultano Stacca"

Il Movimento sulla questione "dirigenti". "Stravolgendo letteralmente la normativa in materia, si stabiliscono i contratti ai dirigenti"

In riferimento agli ultimi dibattiti registrati in sede di Consiglio comunale tenutosi il 29 novembre, il Movimento cittadino Aria Fresca ricalca i passi della discussione, esprimendo considerazioni in merito. Riportiamo di seguito la nota.

È noto a tutti, verificato con mano ogni giorno dai cittadini, l'immobilismo in cui versa l'amministrazione Stacca. Un blocco totale nei confronti di atti e provvedimenti a favore dell'intera collettività, quando invece si nota uno straordinario attivismo a favore di interessi particolari, riconducibili a specifiche persone appartenenti ad una ristretta cerchia molto personale del sindaco e dei suoi collaboratori, con provvedimenti dettati, a volte imposti, da logiche di pura e arrogante gestione del potere, come se il Comune e le sue risorse siano proprietà personale e privata del Sindaco.

Ecco un esempio lampante. Mentre nulla si muove per elaborare una proposta in merito alla gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti (il cui appalto, che impegna quasi un quarto delle risorse in bilancio, scade a fine gennaio), mentre nulla si programma e si immagina per rendere possibile il rilancio economico e occupazionale del territorio, mentre tutto tace per quel che riguarda la tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e artistico comunale, nello stesso momento in cui basta un acquazzone per allagare interi quartieri, da molti mesi il sindaco è tutto preso dalla risoluzione di un quesito che non lo fa dormire la notte: come sistemare alcuni dirigenti comunali di "sua assoluta fiducia", che lui ha nominato un anno e mezzo fa.

Avete letto bene: il dottor Mario Stacca ha smosso mari e monti per trovare una pezza giuridica alla (sua) necessità di prolungare tre contratti da dirigente a tempo determinato. Nonostante la contrarietà, messa agli atti, della segretaria generale comunale e del dirigente del 1° Settore (competente in materia di personale), la giunta comunale ha deciso di pararsi dietro il parere "pro veritate" di un professore di diritto barese (ovviamente pagato con soldi pubblici), per giustificare l'assunzione per tre anni di tre dirigenti, anziché di un anno come era previsto nel contratto da loro firmato un anno e mezzo fa. Dopo aver adottato una ventina di deliberazioni e determinazioni sulla medesima questione (avete letto bene, una ventina almeno!), con proroghe di dubbia legittimità, dopo aver richiesto due pareri a legali esterni al comune, dopo aver disposto – come la legge imponeva e come noi riteniamo si debba fare – che si procedesse all'assunzione di tre dirigenti a tempo indeterminato (due attraverso concorso, uno attraverso la mobilità di personale già in servizio in altri enti pubblici), ora la giunta cancella tutto, revoca le proroghe e rinvia alla fine del 2013 (molto probabilmente mai più, considerato il blocco nazionale alle assunzioni nella pubblica amministrazione previsto per i prossimi anni) la possibilità di assumere a tempo indeterminato dirigenti selezionati tramite concorso e non nominati per scelta fiduciaria del sindaco. Il tutto per dire che il contratto dei tre "prediletti" del sindaco in realtà deve avere la durata di tre anni e non di un anno come pure da loro accettato e sottoscritto.

La delibera con cui si dà corso alle assunzioni è la n. 138 del 22 novembre 2011. Ne consigliamo vivamente la lettura poiché contiene autentiche perle.

Ecco come viene violentato il latino a pag. 6 del provvedimento, nel riportare un noto brocardo: "simul stabunt simul cadunt" [anziché "cadent"].
Siccome è ben noto a tutti che chi scrive male, pensa male e... agisce male, ecco l'orrore amministrativo a cui si arriva nella parte decisiva della delibera. Stravolgendo letteralmente la normativa in materia, Stacca e la sua squadra di governo stabiliscono che i tre dirigenti hanno diritto a contratti della durata MINIMA di tre anni. La legge (Decreto Legislativo n.165/2001 sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze dell'amministrazioni pubbliche, articolo 19, comma 6) da loro stessi richiamata e che scrivono di dover applicare, impone esattamente il contrario: i contratti per incarichi dirigenziali hanno durata MASSIMA di tre anni. Insomma, fanno dire, a proprio uso e consumo, alla legge esattamente il contrario di quello che la legge prescrive.

A completare il quadro davvero desolante in cui non avvertiamo né il coraggio della buona politica e della buona amministrazione, né il profumo del decoro, ma solo l'insolenza dell'offesa e della violenza alle istituzioni e alle sue regole, puzzo di un potere padronale, vi sono due ulteriori elementi che è possibile cogliere nel testo della deliberazione della giunta:
1) è la prima volta che assistiamo all'adozione di un importante provvedimento nonostante il parere negativo del dirigente competente in materia (quello del 1° settore, "affari generali e personale"), condiviso dal segretario generale comunale, che, nonostante le acrobazie verbali e la voluta oscurità delle frasi, "ribadisce quanto espresso nei precedenti pareri sopracitati e nelle note espresse dal sottoscritto e dal segretario generale in materia conto del percorso logico giuridico seguito dal parere del prof. avv. …", confermando cioè il parere sempre negativo espresso in merito alle precedenti deliberazioni di giunta sulla medesima questione (le proroghe concesse in questi mesi, essendo scaduto il termine di un anno previsto negli originari contratti tra luglio e agosto);
2) il funzionario avvocato comunale, cioè inquadrato nella struttura comunale e stipendiato dal Comune, che interpellato formalmente a settembre "comunicava l'impossibilità di provvedere alla redazione del parere richiesto atteso il carico di lavoro dell'Ufficio", viene nuovamente interpellato dalla Giunta a novembre per esprimere – altra perla unica – un "parere sul parere" espresso dal professore avvocato esterno ("il percorso logico giuridico seguito dal professionista esterno risulta condivisibile").

Morale della favola: spendendo centinaia di migliaia di euro, i bilanci comunali dovranno farsi carico degli ottimi stipendi di tre persone che non hanno superato alcun concorso per ricoprire il ruolo nel quale sono stati nominati. Così vuole il sultano Stacca.

A quali altri orrori logici, giuridici e amministrativi dovremmo essere costretti ad assistere nell'oltraggioso tentativo di sistemare i desideri e le voglie del potente di turno? Altamura non è un sultanato, non è proprietà privata di un solo "signore". Noi lo grideremo in faccia, in tutte le sedi, a chi invece crede di essere sultano e signore di questa terra. Noi siamo diversi e non ci arrenderemo dinanzi all'arroganza, all'offesa e al dileggio del "primo cittadino", non ci faremo prendere dallo scoramento e dalla sfiducia e continueremo a dare corpo ad un'idea di politica buona, pulita, rispettosa delle istituzioni e delle leggi, rispettosa delle persone, degli avversari e delle diversità.

Forse, davvero "siamo gente d'altri tempi, speriamo futuri".

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