Cronaca
Ancora messaggi di cordoglio per la morte di don Cassol
Le note di La Destra e dell'Associazione Venatoria Regionale Libera Caccia. L'Associazione si scaglia contro giornalisti ed informazione
Altamura - mercoledì 25 agosto 2010
12.14
Ancora messaggi di cordoglio per la tragica morte di don Francesco Cassol. Ad esprimere la propria vicinanza e solidarietà alla famiglia del sacerdote ucciso nella notte fra il 21 e il 22 agosto scorsi è la La Destra - sezione di Altamura.
"Chiediamo che il Comune e l'Ente Parco si costituiscano parte civile nel processo – si legge nella nota del Movimento politico - poiché tutta questa vicenda ha gettato discredito sull'intera comunità altamurana. Temiamo che questi avvenimenti si ripercuoteranno in maniera dannosa sul già fragile ed immaturo sistema turistico locale, per cui auspichiamo che alle tante parole scritte e dette questi giorni si affianchi un'azione forte da parte delle istituzioni. Inoltre chiediamo al Sindaco di revocare la cittadinanza al reo confesso".
Messaggio di cordoglio anche da parte dell'Associazione Venatoria Regionale Libera Caccia Puglia. La stessa Associazione "condanna vigorosamente l'ignobile gesto e chi lo ha perpetrato, che, sicuramente, non appartiene alla Nobile famiglia dei Cacciatori in genere ed in questo caso a quelli Pugliesi".
L'Associazione, a nome del suo presidente regionale Michele Lisi, si scaglia, in un comunicato, anche contro "le fonti informative che continuano a denigrare il mondo venatorio approfittando di una notizia così tragica". E, rivolgendosi ai giornalisti, scrive: "Il Cacciatore è un cittadino di questa Repubblica che rispetta le Leggi e le norme che disciplinano l'Attività Venatoria. Diversamente è il Bracconiere, che va braccato, catturato e condannato severamente e che non fa parte della categoria dei Cacciatori con la C maiuscola".
"Il tragico episodio verificatosi in Puglia – si legge ancora nel comunicato - ha permesso alla solita informazione di utilizzare, ancora una volta in senso negativo e spregiativo, il termine cacciatore (…). Il fatto che l'omicida avesse in tasca la licenza di caccia non basta a qualificarlo cacciatore, così come non può essere definita caccia l'uccisione di un selvatico in un'area protetta, durante le ore notturne, e, per di più, in periodo di caccia chiusa". Per l'Associazione, l'autore dell'omicidio di don Cassol "deve essere definito bracconiere, perché la lingua italiana, come tutte le altre, distingue profondamente un'azione legale da una truffaldina, proditoria e illegale".
"I cacciatori italiani, tutti i cacciatori italiani, sono vicini ai familiari e ai fedeli della vittima" ed "esprimono forte preoccupazione per la speculazione mediatica che, ancora una volta, li coinvolge ingiustamente in un episodio che con la caccia vera non ha nulla a che vedere. Per difendere l'onorabilità dei cacciatori e dei suoi soci, la Libera Caccia sta esaminando la possibilità di costituirsi parte civile in questa tragica vicenda".
"Chiediamo che il Comune e l'Ente Parco si costituiscano parte civile nel processo – si legge nella nota del Movimento politico - poiché tutta questa vicenda ha gettato discredito sull'intera comunità altamurana. Temiamo che questi avvenimenti si ripercuoteranno in maniera dannosa sul già fragile ed immaturo sistema turistico locale, per cui auspichiamo che alle tante parole scritte e dette questi giorni si affianchi un'azione forte da parte delle istituzioni. Inoltre chiediamo al Sindaco di revocare la cittadinanza al reo confesso".
Messaggio di cordoglio anche da parte dell'Associazione Venatoria Regionale Libera Caccia Puglia. La stessa Associazione "condanna vigorosamente l'ignobile gesto e chi lo ha perpetrato, che, sicuramente, non appartiene alla Nobile famiglia dei Cacciatori in genere ed in questo caso a quelli Pugliesi".
L'Associazione, a nome del suo presidente regionale Michele Lisi, si scaglia, in un comunicato, anche contro "le fonti informative che continuano a denigrare il mondo venatorio approfittando di una notizia così tragica". E, rivolgendosi ai giornalisti, scrive: "Il Cacciatore è un cittadino di questa Repubblica che rispetta le Leggi e le norme che disciplinano l'Attività Venatoria. Diversamente è il Bracconiere, che va braccato, catturato e condannato severamente e che non fa parte della categoria dei Cacciatori con la C maiuscola".
"Il tragico episodio verificatosi in Puglia – si legge ancora nel comunicato - ha permesso alla solita informazione di utilizzare, ancora una volta in senso negativo e spregiativo, il termine cacciatore (…). Il fatto che l'omicida avesse in tasca la licenza di caccia non basta a qualificarlo cacciatore, così come non può essere definita caccia l'uccisione di un selvatico in un'area protetta, durante le ore notturne, e, per di più, in periodo di caccia chiusa". Per l'Associazione, l'autore dell'omicidio di don Cassol "deve essere definito bracconiere, perché la lingua italiana, come tutte le altre, distingue profondamente un'azione legale da una truffaldina, proditoria e illegale".
"I cacciatori italiani, tutti i cacciatori italiani, sono vicini ai familiari e ai fedeli della vittima" ed "esprimono forte preoccupazione per la speculazione mediatica che, ancora una volta, li coinvolge ingiustamente in un episodio che con la caccia vera non ha nulla a che vedere. Per difendere l'onorabilità dei cacciatori e dei suoi soci, la Libera Caccia sta esaminando la possibilità di costituirsi parte civile in questa tragica vicenda".