La città
Alla mensa diocesana della Carità anche la cena e le docce
Da domani un pasto caldo serale per i più bisognosi. Speranze che diventano realtà
Altamura - sabato 18 dicembre 2010
17.16
È passato quasi un anno dall'inaugurazione della mensa diocesana della Carità in via Conservatorio del Carmine. Un anno intenso e a volte anche difficile. Le novità hanno bisogno di tempo per "entrare in confidenza" con la gente. Il 31 dicembre scorso, la responsabile del progetto Lea Digesù annunciava che «per il momento» l'apertura sarebbe stata garantita solo a pranzo. E aggiungeva che «l'aiuto di molti benefattori ci fa sperare di poter offrire, nei prossimi mesi, anche un pasto caldo la sera». Quella speranza si trasforma in realtà. Da domani la mensa della Carità potrà offrire ai più bisognosi anche la cena. Primo, secondo e frutta diventano così un dono natalizio. Arricchito da un'abbondante manciata di minuti da trascorrere in compagnia. Da lunedì – e fino al venerdì di ogni settimana, dalle ore 10 alle ore 12 - sarà attivo anche il servizio docce.
«All'inizio eravamo ottanta volontari – spiega Lea Digesù – poi c'è stato un calo, ora siamo nuovamente una sessantina, con una piacevole sorpresa, perché ci stanno dando una mano anche diverse associazioni del territorio, come L'altra faccia dell'Africa e gli scout». Ogni giorno la mensa accoglie fra le 20 e le 30 persone. «Dipende dai periodi, dalle giornate, dalle festività. Si tratta per la metà di altamurani e per la metà di stranieri che lavorano qui e che non ce la fanno alla fine del mese». Ma la mensa rappresenta un punto di riferimento anche per molte famiglie. «Non è stato affatto facile affrontare quest'anno - spiega Lea Digesù – ad Altamura il servizio non c'era e non c'era nemmeno questo tipo di mentalità, è difficile dover ammettere di avere bisogno di aiuto. Qui ora la gente si sente a casa».
La mensa può ricevere richieste di aiuto attraverso le parrocchie o gli organi istituzionali, come il Comune, ma a qualcuno capita semplicemente di bussare alla porta della solidarietà, chiedendo un pasto caldo. E per l'occasione, la dispensa della mensa è sempre piena. «Il pranzo ci arriva già pronto dal catering - spiega Lea Digesù - per la sera, invece, il catering si occupa del primo piatto, il resto lo facciamo noi magari riscaldando o cuocendo in forno le cose che abbiamo in dispensa». La mensa della carità spalanca le porte anche alle donazioni, un aiuto fondamentale per sostenere chi è nel bisogno.
Nella foto, la mensa diocesana della Carità.
«All'inizio eravamo ottanta volontari – spiega Lea Digesù – poi c'è stato un calo, ora siamo nuovamente una sessantina, con una piacevole sorpresa, perché ci stanno dando una mano anche diverse associazioni del territorio, come L'altra faccia dell'Africa e gli scout». Ogni giorno la mensa accoglie fra le 20 e le 30 persone. «Dipende dai periodi, dalle giornate, dalle festività. Si tratta per la metà di altamurani e per la metà di stranieri che lavorano qui e che non ce la fanno alla fine del mese». Ma la mensa rappresenta un punto di riferimento anche per molte famiglie. «Non è stato affatto facile affrontare quest'anno - spiega Lea Digesù – ad Altamura il servizio non c'era e non c'era nemmeno questo tipo di mentalità, è difficile dover ammettere di avere bisogno di aiuto. Qui ora la gente si sente a casa».
La mensa può ricevere richieste di aiuto attraverso le parrocchie o gli organi istituzionali, come il Comune, ma a qualcuno capita semplicemente di bussare alla porta della solidarietà, chiedendo un pasto caldo. E per l'occasione, la dispensa della mensa è sempre piena. «Il pranzo ci arriva già pronto dal catering - spiega Lea Digesù - per la sera, invece, il catering si occupa del primo piatto, il resto lo facciamo noi magari riscaldando o cuocendo in forno le cose che abbiamo in dispensa». La mensa della carità spalanca le porte anche alle donazioni, un aiuto fondamentale per sostenere chi è nel bisogno.
Nella foto, la mensa diocesana della Carità.