Valeria Gentile risponde all'A.B.M.C.
E la storia continua...
mercoledì 14 luglio 2010
iReport
Rispondo alle osservazioni fatte dall'A.B.M.C. Come ho già sostenuto davanti all'interessato è evidente che chi è addetto al servizio di reference in biblioteca in questo caso non sa bene quali siano i compiti di una biblioteca intesa come ente (ed è abbastanza evidente che anche un Ente Morale retto da volontari che fa progetti di ogni tipo, se nasce come biblioteca, deve innanzitutto assolvere il primario compito istituzionale che si è dato): la biblioteca ha la sua ragion d'essere nel conservare, catalogare e METTERE A DISPOSIZIONE dell'utenza il suo patrimonio librario.
Credo che questo fosse anche il fine dei Fondatori e dei tanti Consiglieri che si sono succeduti nel tempo: fornire un servizio al pubblico; tradire il loro fine mi sembra immorale. Nel momento in cui un libro per qualche motivo non sia disponibile il referente non può assolutamente liquidare la questione con un semplice "Non so che fine abbia fatto, non so che dirle..". Questo non è un servizio, è disinteresse. Il "solerte" impiegato e quanti hanno assistito alla discussione con la "scocciante utente", che per l'ennesima volta si è sentita dare una tal risposta, hanno capito quello che hanno voluto: certamente io non volevo sapere a CHI fosse stato dato in prestito il libro (ammesso che non si trovasse per questo motivo, ma a tutt'oggi dubito che QUEL LIBRO sia stato effettivamente trovato).
Non ero neanche interessata a sapere quale fosse il recapito telefonico, l'indirizzo o altri dati sensibili della persona a cui fosse stato dato in prestito. Bastava dire, se si è in grado di saperlo, ovvio, che il libro era in prestito. Consultare da parte dell'addetto, si badi bene, lo schedario dei libri dati in prestito comporta la violazione della privacy? Si ha un concetto molto molto distorto della privacy; a questo punto si dovrebbe invocare il diritto alla privacy anche per la biblioteca: perchè mai uno dovrebbe sapere quali libri possiede la biblioteca? Ma stiamo scherzando? E di questo passo poi uno vorrebbe sapere anche l'autore, l'anno di pubblicazione, l'edizione, il numero di pagine... insomma si rischia di essere coinvolti nel gossip sulla vita privata del libro!
Il problema, ritorno a dirlo, non era il fatto che il libro non si trovasse, ma la superficialità e il disinteresse con cui si voleva liquidare la questione. Sicuramente ripetere questo concetto è utile perchè si sa "Repetita iuvant"; se poi si voglia dirottare la questione su un altro versante elencando diritti dell'umanità attività e progetti che a quanto pare per la loro importanza distraggono dalle cose fondamentali, significa scansare il problema. Ma tant'è...
Mi fa piacere comunque che la notizia abbia fatto scomodare più di qualcuno: in quel contesto io ho chiesto di poter parlare con la direttrice dott.ssa Elena Saponaro ma mi è stato detto "no no, che c'entra? Non può interessarsi di tutte le cose lei..." Cito le testuali parole. Rimango con un dubbio: si tratta di una biblioteca o di un semplice deposito di libri? Mah! Vedremo in seguito. Intanto al posto della pizza quasi quasi mi compro una copia del libro che ho chiesto in prestito: non sia mai si perde anche quello...
Dott.ssa Valeria Gentile
Credo che questo fosse anche il fine dei Fondatori e dei tanti Consiglieri che si sono succeduti nel tempo: fornire un servizio al pubblico; tradire il loro fine mi sembra immorale. Nel momento in cui un libro per qualche motivo non sia disponibile il referente non può assolutamente liquidare la questione con un semplice "Non so che fine abbia fatto, non so che dirle..". Questo non è un servizio, è disinteresse. Il "solerte" impiegato e quanti hanno assistito alla discussione con la "scocciante utente", che per l'ennesima volta si è sentita dare una tal risposta, hanno capito quello che hanno voluto: certamente io non volevo sapere a CHI fosse stato dato in prestito il libro (ammesso che non si trovasse per questo motivo, ma a tutt'oggi dubito che QUEL LIBRO sia stato effettivamente trovato).
Non ero neanche interessata a sapere quale fosse il recapito telefonico, l'indirizzo o altri dati sensibili della persona a cui fosse stato dato in prestito. Bastava dire, se si è in grado di saperlo, ovvio, che il libro era in prestito. Consultare da parte dell'addetto, si badi bene, lo schedario dei libri dati in prestito comporta la violazione della privacy? Si ha un concetto molto molto distorto della privacy; a questo punto si dovrebbe invocare il diritto alla privacy anche per la biblioteca: perchè mai uno dovrebbe sapere quali libri possiede la biblioteca? Ma stiamo scherzando? E di questo passo poi uno vorrebbe sapere anche l'autore, l'anno di pubblicazione, l'edizione, il numero di pagine... insomma si rischia di essere coinvolti nel gossip sulla vita privata del libro!
Il problema, ritorno a dirlo, non era il fatto che il libro non si trovasse, ma la superficialità e il disinteresse con cui si voleva liquidare la questione. Sicuramente ripetere questo concetto è utile perchè si sa "Repetita iuvant"; se poi si voglia dirottare la questione su un altro versante elencando diritti dell'umanità attività e progetti che a quanto pare per la loro importanza distraggono dalle cose fondamentali, significa scansare il problema. Ma tant'è...
Mi fa piacere comunque che la notizia abbia fatto scomodare più di qualcuno: in quel contesto io ho chiesto di poter parlare con la direttrice dott.ssa Elena Saponaro ma mi è stato detto "no no, che c'entra? Non può interessarsi di tutte le cose lei..." Cito le testuali parole. Rimango con un dubbio: si tratta di una biblioteca o di un semplice deposito di libri? Mah! Vedremo in seguito. Intanto al posto della pizza quasi quasi mi compro una copia del libro che ho chiesto in prestito: non sia mai si perde anche quello...
Dott.ssa Valeria Gentile